Harry Potter e il principe mezzosangue, le citazioni più belle del libro35 min di lettura —

Harry Potter e il principe mezzosangue, le citazioni più belle del libro — 35 min di lettura —

Uno dei volumi più amati della magica saga di J.K. Rowling è Harry Potter e il pincipe mezzosangue, penultimo romanzo delle avventure del giovane mago.

In questo capitolo cruciale, Harry scopre la verità sulle origini di Lord Voldemort, dai legami con la famiglia Gaunt all’ascesa al potere passando per l’adolescenza a Hogwarts.

Intanto, Harry sospetta che Draco Malfoy abbia preso il posto di suo padre tra le fila dei Mangiamorte di Voldemort. Intenzionato a smascherarlo, scopre che del Voto Infrangibile che Severus Piton ha pronunciato allo scopo di proteggere il suo pupillo. Così, il protagonista inizia a sospettare dell’odiato professore, che però gode della fiducia incondizionata di Silente.

Tutto culmina con gli eventi della Torre di Astronomia, che cambieranno le sorti del mondo magico per sempre.

Scopri alcune delle citazioni più belle di Harry Potter e il principe mezzosangue.

Harry Potter e il principe mezzosangue: le citazioni più belle

«Non mi priverà di Kingsley Shacklebolt, se è questo che suggerisce!» esclamò il Primo Ministro con ardore. «È molto efficiente, fa il doppio del lavoro degli altri…»

«Perché è un mago» interruppe di nuovo Scrimgeour, senza il barlume di un sorriso. «Un Auror molto preparato, assegnato a lei per proteggerla».

«Ehi, aspetti un momento!» si ribellò il Primo Ministro. «Non potete mettere la vostra gente nel mio ufficio, decido io chi lavora per me…»

«Credevo che fosse soddisfatto di Shacklebolt» rispose Scrimgeour, gelido.

— Capitolo 1, L’altro ministro

«Lasciami, Bella!» ringhiò Narcissa, e sfoderò la bacchetta da sotto il mantello per puntarla minacciosa contro il viso dell’altra.

Bella si limitò a ridere. «Cissy, contro tua sorella? Non oseresti…»

«Non c’è più niente che non oserei!» sibilò Narcissa, con una nota isterica nella voce. Calò la bacchetta come un pugnale; ci fu un altro lampo di luce e Bella lasciò andare il braccio della sorella come se si fosse scottata.

«Severus» sussurrò Narcissa mentre le lacrime le scorrevano sulle guance pallide. «Mio figlio… il mio unico figlio…»

«Draco dovrebbe esserne fiero» disse Bellatrix, indifferente. «Il Signore Oscuro gli concede un grande onore. E devo dire questo di Draco: non si sottrae al suo dovere, sembra lieto di avere l’opportunità di mettersi alla prova, esaltato dalla prospettiva…»

Narcissa prese a piangere forte, senza levare da Piton lo sguardo supplichevole.

«È perché ha sedici anni e non ha idea di quello che lo aspetta! Perché, Severus? Perché mio figlio? È troppo pericoloso! È una vendetta per l’errore di Lucius, lo so!»

Piton non rispose. Distolse lo sguardo dalle sue lacrime, come se fossero indecenti, ma non poté fingere di non sentirla.

«È per questo che ha scelto Draco, vero?» insistette Narcissa. «Per punire Lucius?»

«Se Draco ce la farà» rispose Piton, sempre senza guardarla, «verrà onorato sopra ogni altro».

«Ma non ce la farà!» singhiozzò Narcissa. «Come potrà, quando nemmeno il Signore Oscuro…»

Bellatrix rimase senza fiato; Narcissa parve perdere il controllo.

«Volevo solo dire… che nessuno è ancora riuscito… Severus… per favore… tu sei l’insegnante preferito di Draco, lo sei sempre stato… sei un vecchio amico di Lucius… ti supplico… sei il prediletto del Signore Oscuro, il suo consigliere più fidato… vuoi parlargli, convincerlo…?»

«Il Signore Oscuro non si lascerà convincere, e io non sono così stupido da provarci» replicò Piton senza enfasi. «Non posso fingere che il Signore Oscuro non sia adirato con Lucius. Lucius aveva la responsabilità dell’operazione. Si è fatto catturare, insieme a non so quanti altri, e non è nemmeno riuscito a recuperare la profezia. Sì, il Signore Oscuro è adirato, Narcissa, molto adirato».

«Allora ho ragione, ha scelto Draco per vendicarsi!» esclamò Narcissa con voce strozzata. «Non vuole che ci riesca, vuole che rimanga ucciso nel tentativo!»

— Capitolo 2, Spinner’s End

«Ora, come già sapete, il mago chiamato Lord Voldemort è tornato in questo paese. La comunità magica attualmente è in uno stato di guerra aperta. Harry, che Lord Voldemort ha già cercato di uccidere parecchie volte, è ancora più in pericolo del giorno che lo lasciai sulla vostra soglia quindici anni fa, con una lettera che spiegava dell’assassinio dei suoi genitori ed esprimeva la speranza che vi sareste presi cura di lui come se fosse vostro».

Silente osservò una pausa, e anche se la sua voce rimase leggera e tranquilla, e lui non diede segni evidenti di rabbia, Harry sentì una sorta di gelo emanare dalla sua persona e notò che i Dursley si stringevano più vicini tra loro.

«Non avete fatto come vi ho chiesto. Non avete mai trattato Harry come un figlio. Con voi non ha conosciuto altro che abbandono, e spesso crudeltà. Il meglio che si possa dire è che almeno è sfuggito al terribile danno che avete inflitto al disgraziato ragazzo seduto tra voi».

— Capitolo 3, Lettera e testamento

«Lily Evans. Una delle allieve migliori che abbia mai avuto. Vivace, sai. Una ragazza affascinante. Le dicevo sempre che avrebbe dovuto stare nella mia Casa. E ottenevo delle belle rispostacce, anche».

«Qual era la sua Casa?»

«Ero direttore di Serpeverde» disse Lumacorno. «Oh, adesso» continuò in fretta, notando l’espressione di Harry e agitandogli contro un dito tozzo, «non avercela con me per questo! Tu sei Grifondoro come lei, immagino. Sì, in genere è una cosa ereditaria. Non sempre, però. Mai sentito parlare di Sirius Black? Immagino di sì… È stato sui giornali per gli ultimi due anni… È morto qualche settimana fa…»

Fu come se una mano invisibile avesse strizzato le viscere di Harry e le tenesse strette.

«Be’, comunque era un grande amico di tuo padre, a scuola. Tutta la famiglia Black era stata nella mia Casa, ma Sirius finì a Grifondoro! Peccato… era un ragazzo pieno di talento. Io ho avuto suo fratello Regulus quando è stato il momento, ma li avrei preferiti tutti e due».

Sembrava un collezionista avido che fosse stato sconfitto a un’asta. Chiaramente smarrito nei suoi ricordi, scrutò la parete di fronte, ondeggiando pigramente quel tanto da assicurare un calore diffuso al proprio sedere.

«Tua madre era Babbana per nascita, naturalmente. Non ci credevo quando l’ho scoperto. Pensavo che fosse Purosangue, era così brava».

«Una delle mie migliori amiche è Babbana di nascita» ribatté Harry, «ed è la più brava del nostro anno».

«Ogni tanto succede. Buffo, no?» osservò Lumacorno.

«Non proprio» rispose Harry gelido.

— Capitolo 4, Horace Lumacorno

«Continua a invitare a cena Tonks. Vorrebbe che Bill s’innamorasse di lei. Magari, dico io. Preferisco mille volte avere lei in famiglia».

«Mmm, funzionerà di sicuro» commentò Ron sarcastico. «Ascolta, nessun uomo sano di mente può innamorarsi di Tonks quando c’è in giro Fleur. Voglio dire, Tonks è carina quando non si fa quelle cose stupide ai capelli e al naso, ma…»

«È molto più simpatica di Flebo» lo interruppe Ginny.

«Ed è più intelligente, è un’Auror!» aggiunse Hermione dal suo angolo.

«Fleur non è stupida, è stata abbastanza brava da essere ammessa al Torneo Tremaghi» osservò Harry.

«Tonks e Sirius si conoscevano appena!» esclamò Ron. «Sirius è stato ad Azkaban per metà della vita di lei, e prima le loro famiglie non si erano mai incontrate…»

«Non è questo il punto» ribatté Hermione. «Lei pensa che sia colpa sua se è morto!»

«E come le è venuto in mente?» chiese Harry suo malgrado.

«Be’, lei stava combattendo contro Bellatrix Lestrange, no? Penso che sia convinta che se fosse riuscita a farla fuori, Bellatrix non avrebbe ucciso Sirius».

«Che cosa stupida» commentò Ron.

«È il senso di colpa dei sopravvissuti» spiegò Hermione. «So che Lupin ha cercato di convincerla, ma è davvero molto depressa. Ha anche dei problemi con le Metamorfosi!»

«Con le…?»

«Non riesce a modificare il suo aspetto come una volta» continuò Hermione. «Credo che i suoi poteri siano stati danneggiati dallo shock».

«Non sapevo che potesse succedere» osservò Harry.

«Nemmeno io» fece Hermione, «ma immagino che se uno è veramente depresso…»

La porta si aprì di nuovo e la signora Weasley infilò la testa nella stanza.

«Ginny» sussurrò, «vieni giù ad aiutarmi col pranzo».

«Sto parlando con loro!» protestò Ginny, offesa.

«Subito!» ordinò la signora Weasley, e si ritrasse.

«Mi vuole di sotto per non dover stare da sola con Flebo!» esclamò Ginny, contrariata. Mulinò i lunghi capelli rossi in un’ottima imitazione di Fleur e marciò pavoneggiandosi per la stanza con le braccia in alto come una ballerina.

«So che ho fatto un disastro in Antiche Rune» borbottò Hermione febbrilmente, «sono sicura di aver sbagliato almeno una traduzione. E la parte pratica di Difesa contro le Arti Oscure non è andata affatto bene. Al momento m’era parso di essermela cavata in Trasfigurazione, ma ripensandoci…»

«Hermione, vuoi tapparti la bocca? Non sei l’unica a essere nervosa!» abbaiò Ron. «E quando avrai i tuoi dieci ‘Eccezionale’…»

«Zitto, zitto, zitto!» strillò Hermione isterica, agitando le mani. «Lo so che sono stata bocciata in tutto!»

— Capitolo 5, Un eccesso di flebo

«Chi ti ha fatto un occhio nero, Granger? Vorrei mandargli dei fiori».

Narcissa Malfoy uscì da dietro la fila di vestiti.

«Mettetele via» disse freddamente a Harry e Ron. «Se aggredite di nuovo mio figlio, vi garantisco che sarà l’ultima cosa che fate».

«Davvero?»chiese Harry. Fece un passo avanti e scrutò il liscio volto arrogante che, nonostante il pallore, somigliava tanto a quello della sorella. Ormai era alto come lei. «Cosa fa, va a chiamare un po’ di amici Mangiamorte per farci fuori?»

(…)

Ma Harry non abbassò la sua. Narcissa Malfoy fece un sorriso sgradevole.

«Vedo che essere il cocco di Silente ti rende spavaldo, Harry Potter. Ma Silente non sarà sempre lì a proteggerti».

— Capitolo 6, La deviazione di Draco

«Devo consegnare questi a Neville P-Paciock e Harry P-Potter» balbettò tutta rossa, incrociando lo sguardo di Harry. Tese loro due cilindri di pergamena legati con un nastrino viola. Perplessi, Harry e Neville li presero e la ragazza uscì barcollando.

«Che cos’è?»chiese Ron, mentre Harry srotolava il suo.
«Un invito» rispose Harry.

Harry,
Sarei lieto se ti unissi a me per un pranzetto nello scompartimento C.
Cordialmente,
professor H.E.F. Lumacorno

«Chi è il professor Lumacorno?» domandò Neville, guardando perplesso il proprio invito.

«Un nuovo insegnante» rispose Harry. «Be’, immagino che dobbiamo andare, no?»

«Ma perché vuole me?» domandò ancora Neville nervoso, come se si aspettasse una punizione.

«Non lo so» fece Harry, il che non era proprio vero, anche se non aveva ancora la prova che la sua intuizione fosse corretta.

Harry afferrò la maniglia e spinse forte; Zabini, ancora aggrappato alla maniglia, cadde in grembo a Gregory Goyle. Nella confusione che seguì Harry s’infilò nello scompartimento, balzò sul sedile momentaneamente vuoto di Zabini e si issò sulla reticella portabagagli. Fu una fortuna che Goyle e Zabini si ringhiassero addosso, attirando l’attenzione di tutti, perché Harry era quasi sicuro che il Mantello, ondeggiando, gli avesse scoperto piedi e caviglie; addirittura, per un terribile istante aveva creduto di vedere gli occhi di Malfoy seguire la sua scarpa da tennis che sfrecciava verso l’alto, ma poi Goyle chiuse la porta con violenza e si tolse di dosso Zabini, che cadde al proprio posto tutto scompigliato, Vincent Tiger tornò al suo fumetto e Malfoy, sogghignando, si distese su due sedili con la testa in grembo a Pansy Parkinson. Harry rimase scomodamente rannicchiato sotto il Mantello per assicurarsi che ogni centimetro del suo corpo restasse nascosto, e osservò Pansy accarezzare i lisci capelli biondi sulla fronte di Malfoy con il sorriso compiaciuto di chi pensa che chiunque sarebbe stato felice di trovarsi al suo posto. Le lanterne che dondolavano dal soffitto gettavano una luce vivida sulla scena: Harry riusciva a leggere ogni singola parola del fumetto di Tiger, proprio sotto di lui.

«Allora, Zabini» chiese Malfoy. «Che cosa voleva Lumacorno?»

«Solo ingraziarsi la gente ben ammanicata» rispose Zabini, che continuava a guardare torvo Goyle. «Non che sia riuscito a trovarne molta».

Questa informazione non fece piacere a Malfoy. «Chi altri aveva invitato?» chiese.

«McLaggen di Grifondoro» rispose Zabini.

«Oh sì, suo zio è un pezzo grosso al Ministero» commentò Malfoy.

«… un altro che si chiama Belby di Corvonero…»

«Ma dai, è un idiota!»esclamò Pansy.

«… e Paciock, Potter e la ragazza Weasley» concluse Zabini.

Malfoy si rizzò a sedere all’improvviso, allontanando bruscamente la mano di Pansy. «Ha invitato Paciock?»

«Be’, suppongo di sì, visto che Paciock era lì» rispose Zabini indifferente.

«Che cos’ha Paciock che possa interessare Lumacorno?»

Zabini alzò le spalle.

«Potter, quel tesoro di Potter, ovvio che voleva dare un’occhiata al Prescelto» sogghignò Malfoy, «ma quella Weasley! Che cos’ha lei di tanto speciale?»

«Piace a un sacco di ragazzi» disse Pansy, osservando la reazione di Malfoy con la coda dell’occhio. «Anche tu pensi che sia carina, no, Blaise? E sappiamo tutti che sei tanto difficile!»

«Non toccherei una sudicia piccola traditrice di sangue come lei per quanto carina possa essere» ribatté Zabini gelido, e Pansy parve soddisfatta. Malfoy le si ridistese in grembo e le permise di ricominciare ad accarezzargli i capelli.

«Be’, Lumacorno ha gusti da schifo. Forse sta diventando un po’ demente. Peccato, mio padre diceva sempre che ai suoi tempi era un buon mago. Mio padre era uno dei suoi preferiti. Lumacorno probabilmente non ha saputo che sono sul treno, o…»

«Io non conterei su un invito» intervenne Zabini. «Appena sono arrivato mi ha chiesto del padre di Nott. Erano vecchi amici, a quanto pare, ma quando ha sentito che era stato arrestato al Ministero non è parso contento, e Nott non è stato invitato. Non credo che Lumacorno sia interessato ai Mangiamorte».

Malfoy era arrabbiato, ma riuscì a mettere insieme una risata straordinariamente priva di allegria.

«Be’, chissenefrega. Che cos’è, a pensarci bene? Solo uno stupido insegnante». Sbadigliò vistosamente. «Voglio dire, può darsi che il prossimo anno io non sia nemmeno a Hogwarts, che cosa me ne importa se piaccio o no a un vecchio grasso relitto?»

— Capitolo 7, Il Lumaclub

«Siamo lieti di dare il benvenuto a un nuovo membro del corpo insegnante quest’anno. Il professor Lumacorno» e Lumacorno si alzò, la testa calva scintillante alla luce delle candele, il grosso ventre foderato dal panciotto che gettava un’ombra sulla tavola sotto di lui, «è un mio ex collega che ha accettato di riprendere il suo vecchio ruolo di insegnante di Pozioni».

(…)

«Il professor Piton, nel frattempo» continuò Silente, alzando la voce per superare i borbottii, «ricoprirà il ruolo di insegnante di Difesa contro le Arti Oscure».

— Capitolo 8, Il trionfo di Piton

«Perché vuoi continuare con Trasfigurazione, comunque? Non ho mai avuto l’impressione che ti piacesse particolarmente».

Neville, afflitto, borbottò qualcosa tipo ‘è mia nonna che vuole’.

«Bene» sbuffò la professoressa McGranitt. «È venuto il momento che tua nonna impari a essere fiera del nipote che ha, e non di quello che si aspetta… soprattutto dopo quanto è successo al Ministero».

Neville arrossì e sbatté le palpebre, confuso: la professoressa McGranitt non gli aveva mai fatto un complimento.

Puntò la bacchetta contro Harry così veloce che lui reagì d’istinto e, dimenticati gli incantesimi non verbali, urlò: «Protego!»

Il suo Sortilegio Scudo fu così potente che Piton perse l’equilibrio e urtò contro un banco. Tutta la classe si voltò a guardare l’insegnante che si raddrizzava, torvo.

«Ricordi che stiamo praticando gli incantesimi non verbali, Potter?»

«Sì» rispose Harry, rigido.

«Sì, signore».

«Non c’è bisogno di chiamarmi signore, professore».

Harry schiacciò il fagiolo raggrinzito col piatto del pugnale. Con suo stupore, liberò all’istante molto più succo di quanto pensava ne potesse contenere. Lo versò tutto in fretta nel calderone e con sua sorpresa la pozione diventò subito della precisa sfumatura di lilla descritta dal manuale.

La sua irritazione per il proprietario precedente svanì di botto. Harry guardò la riga di istruzioni successiva. Secondo il libro, si doveva mescolare in senso antiorario finché la pozione non fosse diventata limpida come acqua. Secondo la nota scritta a mano, tuttavia, si doveva alternare un giro in senso orario ogni sette in senso antiorario. Possibile che avesse ragione due volte?

Harry mescolò in senso antiorario, trattenne il respiro e mescolò una volta in senso orario. L’effetto fu immediato. La pozione diventò rosa pallidissimo.

— Capitolo 9, Il Principe Mezzosangue

«Che cosa è successo alla ragazza nella casa?» chiese subito Harry mentre Silente accendeva qualche lampada con un lieve colpo di bacchetta. «Merope, o come si chiamava».

«Oh, è sopravvissuta» rispose Silente, riprendendo posto dietro la scrivania e facendo cenno a Harry di sedersi. «Ogden si Materializzò di nuovo al Ministero e tornò con i rinforzi quindici minuti dopo. Orfin e suo padre cercarono di dare battaglia, ma furono sopraffatti entrambi, portati via e in seguito condannati dal Wizengamot. Orfin, che aveva già precedenti per aggressioni contro Babbani, fu condannato a tre anni ad Azkaban. Orvoloson, che aveva ferito parecchi dipendenti del Ministero oltre a Ogden, ebbe sei mesi».

(…)

«Orvoloson, suo figlio Orfin e sua figlia Merope erano gli ultimi dei Gaunt, una famiglia magica molto antica nota per una vena di squilibrio e violenza che fiorì attraverso le generazioni a causa della loro abitudine di sposarsi tra cugini. La mancanza di buonsenso unita a una smisurata tendenza allo sperpero fecero sì che il denaro di famiglia fosse dilapidato parecchie generazioni prima della nascita di Orvoloson. Lui, come hai visto, finì nello squallore e nella miseria, con un carattere pessimo, una straordinaria dose di arroganza e orgoglio, e un paio di cimeli di famiglia che aveva cari quanto suo figlio, e parecchio più di sua figlia».

«Quindi Merope» concluse Harry, chinandosi in avanti e fissando Silente, «quindi Merope era… Signore, vuol dire che era… la madre di Voldemort?» 

— Capitolo 10, La casa di Gaunt

«Comunque sono stato più bravo di McLaggen» continuò Ron assai compiaciuto. «L’avete visto quando si è buttato dalla parte sbagliata al quinto rigore? Sembrava che fosse stato Confuso…»

Con sorpresa di Harry, a quelle parole Hermione arrossì violentemente. Ron non notò nulla, occupato com’era a descrivere con amorevoli dettagli ogni parata.

— Capitolo 11, Una mano da Hermione

«Basta così!» li interruppe la professoressa McGranitt, mentre Hermione apriva la bocca per ribattere, furente. «Potter, apprezzo che tu mi abbia detto questo, ma non possiamo accusare il signor Malfoy solo perché ha fatto visita al negozio in cui questa collana potrebbe essere stata comprata. Lo stesso vale probabilmente per centinaia di persone. (…) E comunque abbiamo messo in atto strettissime misure di sicurezza quest’anno, non credo che quella collana avrebbe potuto entrare a scuola a nostra insaputa. E soprattutto» concluse la professoressa McGranitt in tono terribilmente definitivo, «il signor Malfoy oggi non era a Hogsmeade».

Harry la guardò a bocca aperta, come sgonfiandosi. «Come fa a saperlo, professoressa?»

«Perché era in punizione con me. Non ha finito i compiti di Trasfigurazione per due volte di fila. Quindi grazie per avermi rivelato i tuoi sospetti, Potter» proseguì, «ma adesso devo andare in infermeria per vedere come sta Katie Bell. Buona giornata a tutti.».

— Capitolo 12, Argento e Opali

«È… è magia, quella che so fare?»

«Che cos’è che sai fare?»

«Di tutto» esalò Riddle. Un rossore eccitato gli salì dal collo alle guance incavate; sembrava febbricitante. «Muovo le cose senza toccarle. Faccio fare agli animali quello che voglio senza addestrarli. Faccio capitare cose brutte a chi mi dà fastidio. So ferirli, se voglio».

— Capitolo 13, Il Riddle segreto

È solo perché è la sorella di Ron, si disse. Ti dà fastidio che baci Dean perché è la sorella di Ron… Ma spontaneamente affiorò nel suo animo un’immagine di quello stesso corridoio deserto e di lui che baciava Ginny al posto di Dean… il mostro nel suo petto fece le fusa… ma poi Harry vide Ron strattonare l’arazzo e puntare la bacchetta contro di lui, urlando ‘fiducia tradita’… ‘credevo che fossi il mio migliore amico’…

«Oppugno!»

Harry si voltò di scatto e vide Hermione puntare la bacchetta contro Ron, con aria folle: il piccolo stormo filò come una pioggia di grossi proiettili d’oro verso Ron, che gemette e si coprì il volto con le mani; ma i canarini lo aggredirono, beccando e graffiando ogni brano di pelle che riuscivano a raggiungere.

«Toglimeli-di-dosso!» urlò luì, ma con un ultimo sguardo di rabbia vendicativa Hermione spalancò la porta e sparì. Harry credette di aver sentito un singhiozzo prima che la porta sbattesse.

— Capitolo 14, Felix Felicis

Harry fissò Malfoy. Non era stupito dall’adulazione, che gli vedeva praticare nei confronti di Piton da molto tempo, ma dal fatto che sembrava davvero malaticcio. Era la prima volta da secoli che lo vedeva da vicino; notò che aveva ombre scure sotto gli occhi e una distinta sfumatura grigia nella pelle.

Ci fu una pausa e poi Piton mormorò: «Ah… Zia Bellatrix ti insegna Occlumanzia, vedo. Quali pensieri stai cercando di nascondere al tuo signore, Draco?»

«Non sto cercando di nascondere niente a lui,è lei che non voglio che si intrometta!»

Harry premette l’orecchio contro la serratura… Che cosa era successo perché Malfoy si rivolgesse a Piton in quel modo… Piton, verso il quale aveva sempre mostrato rispetto, perfino ammirazione?

«Allora è per questo che mi eviti? Temi la mia interferenza? Ti rendi conto che se chiunque altro avesse mancato di venire nel mio ufficio dopo che gli avevo detto più volte di venire, Draco…»

«Allora mi metta in punizione! Mi denunci a Silente!» lo schernì Malfoy, beffardo.

— Capitolo 15, Il voto infrangibile

«Fenrir Greyback è forse il più selvaggio lupo mannaro che esista. Considera sua missione nella vita mordere e contaminare quanti più umani possibile; vuole creare tanti lupi mannari da sopraffare i maghi. Voldemort gli ha promesso una lauta preda in cambio dei suoi servigi. Greyback è specializzato in bambini… mordili da piccoli, dice, e allevali lontano dai loro genitori, insegna loro a odiare i maghi normali. Voldemort ha minacciato di scatenarlo sui figli di tanta gente; una minaccia che di solito sortisce buoni risultati».

Lupin tacque e poi aggiunse: «È stato Greyback a mordere me».

«Arthur!» esclamò la signora Weasley all’improvviso. Si era alzata dalla sedia, la mano sul cuore e fissava fuori dalla finestra della cucina. «Arthur… è Percy!»

«Che cosa?»

Il signor Weasley si voltò. Tutti guardarono dalla finestra; Ginny si alzò per vedere meglio. C’era proprio Percy Weasley, che avanzava nel giardino coperto di neve, gli occhiali cerchiati di corno che scintillavano al sole. Ma non era solo.

«Arthur, è… è con il Ministro!»

E infatti lo seguiva l’uomo che Harry aveva visto sulla Gazzetta del Profeta,un po’ zoppicante, la criniera di capelli grigi e il mantello nero punteggiati di neve. Prima che uno di loro potesse parlare, prima che il signore e la signora Weasley potessero far altro che scambiarsi sguardi esterrefatti, la porta sul retro si aprì ed entrò Percy. Ci fu un istante di doloroso silenzio. Poi Percy disse, rigido: «Buon Natale, madre».

«Oh, Percy!» singhiozzò la signora Weasley, gettandosi tra le sue braccia.

— Capitolo 16, Un Natale molto gelato

«Signore, volevo chiederle una cosa».

«Chiedi, ragazzo mio, chiedi…»

«Signore, mi domandavo che cosa sa degli… degli Horcrux».

E successe ancora: la densa nebbia riempì la stanza e Harry non riuscì più a vedere Lumacorno né Riddle ma solo Silente, che sorrideva sereno accanto a lui. Poi la voce di Lumacorno rimbombò di nuovo, come prima.

«Non so niente degli Horcrux e se lo sapessi non te lo direi! Adesso esci subito di qui e non farti sorprendere a nominarli un’altra volta!»

— Capitolo 17, Un ricordo lumacoso

«E tu, Harry?» domandò. «Che cosa mi hai preparato?»

Harry tese la mano con il bezoar sul palmo.

Lumacorno lo fissò per dieci secondi buoni. Harry si chiese per un istante se gli avrebbe urlato addosso. Poi gettò indietro la testa e scoppiò in una risata ruggente.

«Hai del coraggio, ragazzo!» tuonò, prendendo il bezoar e alzandolo in modo che tutti potessero vederlo. «Oh, sei come tua madre… Be’, niente da dire… un bezoar è senza dubbio un antidoto a tutte queste pozioni!»

Hermione, lustra in volto e macchiata di fuliggine sul naso, era livida. Il suo antidoto incompiuto, che contava cinquantadue ingredienti compresa una ciocca dei suoi capelli, ribolliva pigro alle spalle di Lumacorno, che aveva occhi solo per Harry.

«E ci hai pensato da solo al bezoar, vero, Harry?»gli chiese lei a denti stretti.

(…)

La sola persona nella stanza più arrabbiata di Hermione era Malfoy che, Harry fu lieto di constatare, si era versato addosso una sostanza che sembrava vomito di gatto. Prima che uno dei due potesse manifestare la sua ira perché Harry era risultato il primo della classe senza fare niente, però, suonò la campanella.

— Capitolo 18, Sorprese di compleanno

«Allora… ho solo sentito Piton che diceva che Silente dà tutto per scontato e che forse lui — Piton — non voleva farlo più…»

«Fare cosa?»

«Non lo so, Harry, era come se Piton era un po’ stanchino, ecco… comunque Silente ci ha detto chiaro e tondo che aveva accettato di farlo e basta. È stato molto deciso. E poi ha detto qualcosa di Piton che doveva fare delle indagini nella sua Casa, Serpeverde. Be’, non c’è mica niente di strano in questo!» aggiunse in fretta, quando Harry e Hermione si scambiarono sguardi eloquenti. «Tutti i direttori delle Case hanno dovuto indagare sulla storia della collana…»

«Il padrone vuole che io segua il più giovane dei Malfoy?» gracchiò Kreacher. «Il padrone vuole che io spii il pronipote Purosangue della mia vecchia padrona?»

«Proprio quello» confermò Harry, prevedendo un enorme pericolo e deciso a impedirlo subito. «E ti proibisco di avvertirlo, Kreacher, e di mostrargli che cosa stai facendo, e di rivolgergli la parola, e di scrivergli messaggi, e… e di metterti in contatto con lui in qualunque modo. Capito?»

Gli parve di vedere Kreacher affannarsi a cercare una scappatoia nelle istruzioni ricevute, e attese. Dopo qualche istante, con sua enorme soddisfazione, Kreacher fece di nuovo un profondo inchino e mormorò, amareggiato e risentito: «Il padrone pensa a tutto e Kreacher deve obbedirgli anche se Kreacher preferirebbe servire il ragazzo Malfoy, oh, sì…»

— Capitolo 19, Roba da elfi

Silente studiò Voldemort da sopra il proprio calice prima di parlare. «So che hai visto e fatto molto da quando ci hai lasciato» mormorò. «Molte voci hanno raggiunto la tua vecchia scuola, Tom. Mi dispiacerebbe dover credere anche solo alla metà».

Voldemort rimase impassibile e ribatté: «La grandezza ispira l’invidia, l’invidia genera rancore, il rancore produce menzogne. Dovrebbe saperlo, Silente».

«Tu chiami ‘grandezza’ quello che hai fatto?» chiese Silente con diplomazia.

«Certo» rispose Voldemort, e i suoi occhi parvero incendiarsi. «Ho fatto esperimenti; ho spinto i limiti della magia più in là, forse, di dove siano mai arrivati…»

«Di alcuni tipi di magia» lo corresse tranquillo Silente. «Di alcuni. Di altri sei ancora… perdonami… deplorevolmente ignorante».

— Capitolo 20, La richiesta di Lord Voldemort

«Padron Malfoy si muove con la nobiltà che si conviene al sangue puro» attaccò Kreacher. «I suoi lineamenti ricordano le fattezze eleganti della mia padrona e i suoi modi sono quelli di un…»

«Draco Malfoy è un ragazzaccio!»squittì Dobby arrabbiato. «Un ragazzaccio che… che…»

(…)

«Non ci interessa sentire che sei innamorato di lui» aggiunse Harry. «Sbrigati, dimmi dove va».

«Oh» fece lei, lugubre. «Siete voi due».

«Chi ti aspettavi?» chiese Ron, guardandola nello specchio.

«Nessuno» rispose Mirtilla di malumore, tormentandosi un foruncolo sul mento. «Ha detto che sarebbe tornato a trovarmi, ma anche tu avevi detto che avresti fatto un salto da me…» lanciò a Harry uno sguardo di rimprovero «… e non ti vedo da mesi. Ho imparato a non aspettarmi molto dai ragazzi».

(…)

«Ma credevo di piacergli» si lagnò Mirtilla. «Forse se voi due andaste via lui tornerebbe… avevamo tante cose in comune… sono sicura che lo sentiva…» E guardò speranzosa verso la porta.

«Quando dici che avevate tante cose in comune»chiese Ron, divertito, «intendi dire che abita anche lui in un tubo di scarico?»

«No» rispose Mirtilla in tono di sfida, e la sua voce echeggiò alta nel vecchio bagno piastrellato. «Voglio dire che è sensibile, la gente è prepotente anche con lui, e si sente solo e non ha nessuno con cui parlare, e non ha paura di mostrare i suoi sentimenti e di piangere! (…) Ho promesso di non dirlo a nessuno e porterò il suo segreto nella…»

«Non nella tomba, vero?»sghignazzò Ron. «Magari nelle fogne…»

Mirtilla levò un ululato di rabbia e si rituffò nel water, facendo traboccare l’acqua sul pavimento.

— Capitolo 21, La stanza delle necessità

Lumacorno levò una mano tozza e si premette le dita tremanti sulla bocca; per un attimo parve un neonato enormemente cresciuto.

«Non vado fiero…» sussurrò tra le dita. «Mi vergogno di quello… di quello che il ricordo mostra… Credo di aver provocato un grosso danno quel giorno…»

«Rimedierebbe a qualsiasi danno, consegnandomi il ricordo» dichiarò Harry. «Sarebbe un’azione molto coraggiosa e nobile».

(…)

Poi, molto lentamente, Lumacorno si mise la mano in tasca ed estrasse la bacchetta. Infilò l’altra mano nel mantello e prese una bottiglia vuota. Senza levare gli occhi da Harry, si sfiorò la tempia con la bacchetta e ne staccò un lungo argenteo filo di memoria appeso alla punta. Il ricordo si tese sempre di più finché non si spezzò e dondolò, luminoso e opalescente. Lumacorno lo depose nella bottiglia dove si acciambellò, poi si dilatò, vorticando come gas. Tappò la bottiglia con mano tremante e la passò sopra il tavolo a Harry.

«Grazie mille, professore».

«Sei un bravo ragazzo» piagnucolò Lumacorno, con le lacrime che gli colavano dalle guance grasse ai baffoni da tricheco. «E hai i suoi occhi… Però non pensare troppo male di me quando lo vedrai…»

— Capitolo 22, Dopo il funerale

«Bene, Harry» riprese Silente, «sono sicuro che hai colto l’importanza di quanto abbiamo appena udito. Alla stessa età che tu hai ora, mese più, mese meno, Tom Riddle stava cercando in ogni modo di scoprire come rendersi immortale».

— Capitolo 23, Gli Horcrux

Draco Malfoy gli dava le spalle, aggrappato con le mani ai lati del lavandino, la testa quasi bianca china in avanti.

«No» gemette la voce di Mirtilla Malcontenta da uno dei cubicoli. «No… dimmi che cosa c’è che non va… io posso aiutarti…»

«Nessuno può aiutarmi» rispose Malfoy. Stava tremando. «Non posso farlo… Non posso… non funzionerà… E se non lo faccio presto… dice che mi ucciderà…»

Harry rimase come fulminato. Malfoy stava piangendo: le lacrime scorrevano sul volto pallido e dentro il lavandino sudicio. Malfoy singhiozzò e deglutì; poi, con un gran brivido, guardò lo specchio incrinato e vide Harry che lo fissava al di sopra della sua spalla.

Si voltò di scatto ed estrasse la bacchetta. D’istinto Harry fece lo stesso. La maledizione di Malfoy lo mancò di pochi centimetri, mandando in pezzi la lampada sulla parete accanto a lui; Harry si gettò di lato, pensò Levicorpus! e agitò la bacchetta, ma Malfoy bloccò la fattura e si preparò a scagliarne un’altra…

«No! No! Basta!» strillò Mirtilla Malcontenta. La sua voce echeggiò forte nella stanza foderata di piastrelle. «Basta! BASTA!»

Si udì una sonora esplosione e il bidone dietro Harry scoppiò; Harry tentò un Incantesimo delle Pastoie che rimbalzò sulla parete dietro l’orecchio di Malfoy e fracassò la cassetta sotto Mirtilla Malcontenta, che strillò ancora più forte; l’acqua si riversò dappertutto e Harry scivolò in terra, mentre Malfoy, il volto deformato dalla rabbia, urlava: «Cruci…»

«SECTUMSEMPRA!»gridò Harry dal pavimento, agitando furiosamente la bacchetta.

Il sangue schizzò dal volto e dal petto di Malfoy come se fosse stato colpito da una spada invisibile. Barcollò all’indietro, lasciò cadere la bacchetta dalla mano afflosciata e piombò sul pavimento allagato sollevando un enorme spruzzo.

«No…» ansimò Harry, senza fiato.

Scivolando e barcollando, si rialzò e si lanciò verso Malfoy, che aveva il viso lucido e rosso; le sue mani bianche raspavano il petto zuppo di sangue.

«No… io non…»

Harry non sapeva cosa stava dicendo; cadde in ginocchio accanto a Malfoy, che tremava in maniera incontrollabile, in una pozza di sangue.

Mirtilla Malcontenta levò un urlo assordante: «ASSASSINIO! ASSASSINIO NEL BAGNO! ASSASSINIO!»

La porta si spalancò dietro Harry, che alzò lo sguardo, terrorizzato: Piton si era precipitato nella stanza, livido in volto. Spinse via Harry, si chinò su Malfoy, estrasse la bacchetta e la passò sopra le profonde ferite provocate dalla maledizione, borbottando un incantesimo che sembrava quasi una canzone. Il flusso di sangue parve rallentare; Piton asciugò quello che restava dal volto di Malfoy e ripeté la formula. Le ferite parvero ricucirsi.

Harry stava immobile a guardare, orripilato da quanto aveva fatto, senza accorgersi che era a sua volta zuppo di sangue e acqua. Mirtilla Malcontenta continuava a singhiozzare e a ululare, in alto. Quando Piton ebbe praticato la contromaledizione per la terza volta, riuscì a rimettere in piedi Malfoy.

«Devi andare in infermeria. Può darsi che restino delle cicatrici, ma se prendi subito del dittamo forse riusciamo a evitarlo… vieni…»

Harry si guardò intorno; c’era Ginny che gli correva incontro: aveva un’espressione dura, splendente, e lo abbracciò. E senza riflettere, senza averlo premeditato, senza preoccuparsi del fatto che cinquanta persone li stavano guardando, Harry la baciò.

Dopo parecchi lunghi istanti… o forse mezz’ora… o forse parecchi giorni di sole… si separarono. Nella stanza era calato il silenzio. Poi partì una serie di fischi d’ammirazione e ci fu un’esplosione di risatine nervose. Harry guardò sopra la testa di Ginny e vide Dean Thomas che teneva in mano un bicchiere infranto e Romilda Vane che sembrava pronta a scagliare qualcosa. Hermione era raggiante, ma lo sguardo di Harry cercò Ron. Alla fine lo trovò, ancora aggrappato alla coppa, e con l’espressione di chi ha appena preso una bastonata in testa. Per una frazione di secondo si guardarono, poi Ron fece un piccolo cenno col capo che Harry interpretò come un ‘Be’… se proprio devi’.

Mentre la creatura nel petto ruggiva trionfante, Harry rivolse un gran sorriso a Ginny e fece cenno senza parlare al buco del ritratto. Una lunga passeggiata nel parco sembrava appropriata, durante la quale — se ne avessero avuto il tempo — avrebbero anche potuto discutere della partita.

— Capitolo 24, Sectumsempra

Il fatto che Harry Potter stesse con Ginny Weasley parve interessare un sacco di gente, soprattutto ragazze, ma nelle settimane che seguirono Harry si scoprì impermeabile in un modo tutto nuovo ai pettegolezzi. In fondo, era un bel cambiamento essere sulla bocca di tutti per qualcosa che lo rendeva più felice di quanto fosse stato da molto tempo, invece che per orripilanti fatti di Magia Oscura.

«Verrebbe da dire che ci sono cose più importanti su cui spettegolare» osservò Ginny, seduta sul pavimento della sala comune, appoggiata alle gambe di Harry e intenta a leggere La Gazzetta del Profeta. «Tre attacchi di Dissennatori in una settimana, e Romilda Vane mi chiede se è vero che hai un Ippogrifo tatuato sul petto».

Ron e Hermione si sbellicarono dalle risate. Harry li ignorò.

«E tu che cosa le hai risposto?»

«Che è un Ungaro Spinato» disse Ginny, voltando pigramente una pagina del giornale. «Fa molto più macho».

«Grazie» ribatté Harry con un gran sorriso. «E Ron, che cosa le hai detto che si è fatto tatuare?»

«Una Puffola Pigmea, ma non le ho detto dove».

— Capitolo 25, La veggente spiata

Silente bevve, come se Harry gli stesse offrendo un antidoto, ma nel vuotare il calice cadde in ginocchio, scosso da tremiti incontrollabili.

«È tutta colpa mia, colpa mia» singhiozzò, «ti prego fallo smettere, so che ho sbagliato, oh, ti prego fallo smettere e io mai, mai più…»

«Questo lo farà smettere, professore»rispose Harry con la voce spezzata, versandogli in bocca il settimo bicchiere di pozione.

Silente si rannicchiò come se invisibili torturatori lo circondassero; agitando la mano fece quasi cadere il calice colmo dalle dita tremanti di Harry e intanto gemeva: «Non far del male a loro, ti prego, ti prego, è colpa mia, fai male a me, invece…»

— Capitolo 26, La caverna

«Io… ho un compito da svolgere».

«Be’, allora devi sbrigarti, mio caro ragazzo» disse il Preside con dolcezza.

(…) Draco Malfoy guardava Albus Silente che, cosa incredibile, sorrise.

«Draco, Draco, tu non sei un assassino».

«Come fa a saperlo?» reagì Malfoy.

Parve accorgersi di quanto sembrassero infantili le sue parole; Harry lo vide arrossire alla luce verdognola del Marchio.

«Lei non sa di che cosa sono capace» insistette Malfoy con più forza, «lei non sa che cosa ho fatto!»

«E invece sì» rispose Silente in tono mite. «Hai quasi ucciso Katie Bell e Ronald Weasley. È tutto l’anno che, con crescente disperazione, cerchi di uccidermi. Perdonami, Draco, ma sono stati deboli tentativi… così deboli, in verità, che mi chiedo se tu ci metta davvero tutto te stesso…»

«Non credo che mi ucciderai, Draco. Uccidere non è nemmeno lontanamente facile come credono gli innocenti… Quindi dimmi, mentre aspettiamo i tuoi amici… come li hai fatti entrare? Sembra che ci sia voluto molto tempo, a trovare un modo».

Malfoy sembrava lottare contro il bisogno di urlare o di vomitare. Deglutì e respirò a fondo, scrutando torvo Silente, puntandogli la bacchetta sul cuore. Poi, come se non potesse evitarlo, rispose.

«Resta poco tempo, a ogni modo» riprese Silente. «Quindi consideriamo le tue alternative, Draco».

«Le mie alternative!» gridò Malfoy. «Sono qui con una bacchetta… sto per ucciderla…»

«Mio caro ragazzo, smettiamo di prenderci in giro. Se fossi in grado di uccidermi, l’avresti fatto subito dopo avermi Disarmato, non ti saresti fermato a fare questa piacevole chiacchierata».

«Io non ho alternative!» esclamò Malfoy, all’improvviso bianco come Silente. «Devo farlo! Lui mi ucciderà! Ucciderà tutta la mia famiglia!»

«Mi rendo conto della gravità della tua posizione» convenne Silente. «Perché credi che non ti abbia affrontato prima d’ora se no? Perché sapevo che saresti stato ucciso se Lord Voldemort avesse compreso che sospettavo di te».

Malfoy sussultò sentendo pronunciare quel nome.

«Sapevo della tua missione, ma non ho osato parlartene nel caso che usasse la Legilimanzia contro di te» continuò Silente. «Ma ora possiamo parlare chiaro… non è stato fatto alcun male, non hai ferito nessuno, anche se devi solo alla fortuna se le tue vittime sono sopravvissute… Io posso aiutarti, Draco…»

«Non può, invece» ribatté Malfoy. Ormai la sua bacchetta tremava incontrollabilmente. «Nessuno può aiutarmi. Mi ha detto che se non lo faccio mi ucciderà. Non ho scelta».

«Passa dalla parte giusta, Draco. Possiamo nasconderti meglio di quanto tu possa immaginare. E, cosa più importante, manderò dei membri dell’Ordine da tua madre stanotte, per nascondere anche lei. Tuo padre per ora è al sicuro ad Azkaban… Quando verrà il momento potremo proteggere anche lui… Passa dalla parte giusta, Draco… tu non sei un assassino…»

Malfoy fissò il Preside, sbalordito.

«Ma sono arrivato fino a qui, no?» disse lentamente. «Credevano che sarei morto, e invece sono qui… e lei è in mio potere… Ho la bacchetta in pugno… Lei è qui, a chiedermi pietà…»

«No, Draco» ribatté Silente, tranquillo. «È la mia pietà, non la tua, che conta adesso».

Malfoy non parlò. Aveva la bocca aperta, e la mano con la bacchetta tremava ancora. Harry credette di vederla abbassarsi…

— Capitolo 27, La torre

«Mi uccida, allora» ansimò Harry. Non provava paura, ma solo rabbia e disprezzo. «Mi uccida come ha ucciso lui, vigliacco…»

«NON…» urlò Piton, e il suo viso si fece all’improvviso folle, disumano, come se provasse tanto dolore quanto il cane che guaiva e ululava rinchiuso nella casa incendiata alle loro spalle, «CHIAMARMI VIGLIACCO!»

— Capitolo 28, La fuga del Principe

«Naturalmente non importa il suo aspetto… non f-fa niente… ma era un b-bambino così carino… sempre stato un bel ragazzo… e s-stava per sposarsi!»

«Cosa vuol dire?»gridò Fleur all’improvviso. «Perché disce che stava per sposarsi?»

La signora Weasley alzò il viso coperto di lacrime, stupita.

(…)

«Be’, sì, ne sono certa»balbettò la signora Weasley, «ma pensavo che forse… visto come… come lui…»

«Ponsa che io non lo volio più? O forse lo spera?» incalzò Fleur, le narici dilatate. «Cosa importa il suo aspetto? Io sono abbastonsa bella per tutti e due! Tutte quelle scicatrisci sono il segno del courage di mio marito! Fascio io!» aggiunse con forza, spingendo da parte la signora Weasley e strappandole di mano l’unguento.

— Capitolo 29, Il lamento della Fenice

Alla tavola di Serpeverde, Tiger e Goyle borbottavano tra loro. Corpulenti com’erano, sembravano stranamente soli senza l’alta figura pallida di Malfoy che li strapazzava. Harry non gli aveva dedicato molti pensieri. La sua ostilità era tutta per Piton, ma non aveva dimenticato la paura nella voce di Malfoy in cima a quella Torre, e nemmeno il fatto che aveva abbassato la bacchetta prima che arrivassero gli altri Mangiamorte. Harry non credeva che Malfoy avrebbe ucciso Silente. Lo disprezzava per la sua infatuazione per le Arti Oscure, ma ora una minuscola goccia di pietà si mescolava alla sua avversione. Si chiese dove fosse in quel momento, e che cosa Voldemort lo stesse costringendo a fare sotto la minaccia di ucciderlo insieme ai genitori.

— Capitolo 30, La tomba bianca

Fonte: Potterpedia

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Pubblicato da Giulia Greco

Geek. Il caffè è la mia droga, serie TV, film, libri, anime, manga la mia passione. Classe '89, sono cresciuta andando a caccia di vampiri con la Scooby Gang e passeggiando tra le vie di Stars Hollow con le testa tra le nuvole, un po' come Luna Lovegood.

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