Harry Potter: 7 sottotrame che potevano essere sviluppate meglio33 min di lettura —

Harry Potter: 7 sottotrame che potevano essere sviluppate meglio — 33 min di lettura —

Le aspettative dei lettori sono sempre altissime. Per una ragione o per un’altra, molto spesso non vengono soddisfatte, almeno non completamente. Più i franchise sono popolari (e più di conseguenza il fandom si allarga), più fan insoddisfatti ci sono. Il caso di Harry Potter è emblematico. Sono talmente tante le trame e sottotrame che J.K. Rowling avrebbe potuto sviluppare ma che ha ignorato, che il numero di discussioni online e di fanfiction nate in risposta ai libri cresce di giorno in giorno in maniera spropositata.

Che siano appena accennate o narrate attraverso i racconti di altri personaggi, ci sono tantissime storyline che avrebbero meritato un approfondimento maggiore. E se a queste aggiungiamo tutti gli auspici dei fan per questo o quel personaggio, allora la lista di cose che avremmo voluto, ma che non abbiamo letto in Harry Potter diventa infinita.

Nella stragrande maggioranza dei casi, le ragioni per l’assenza di determinati sviluppi sono due: la lunghezza dei romanzi e il punto di vista adottato. E questo non vale solo per Harry Potter, ovviamente. È vero per moltissime le saghe letterarie. In Hunger Games non vediamo mai come Peeta riesce a ingannare i Favoriti né come avviene il depistaggio a Capitol. È chiaro il motivo: conoscere il suo punto di vista avrebbe interferito con il fattore sorpresa. Dobbiamo credere che Peeta abbia tradito Katniss così come non dobbiamo sapere subito che è stato riprogrammato per ucciderla. Pur essendo consapevoli della necessità dell’effetto sorpresa in questi casi specifici, sarebbe stato comunque interessante leggere di questi sviluppi in prima persona (nel caso di Hunger Games, la fanfiction “The Boy With the Bread” immagina la storia narrata dal punto di vista del protagonista maschile). Di esempi del genere in Harry Potter ce ne sono a bizzeffe! Basti pensare alle avventure di Neville durante il suo ultimo anno a Hogwarts o a quanto accade a Villa Malfoy quando Voldemort è “ospite” di Lucius.

Ecco tutta una serie di storyline di cui avremmo voluto leggere in maniera più approfondita.

Harry Potter: 7 sottotrame che potevano essere sviluppate meglio

1. Neville leader della resistenza a Hogwarts

Voldemort torna in vita, in pieno possesso dei suoi poteri, dopo essere stato a lungo nulla più di un parassita. È nel finale del quarto romanzo, Il calice di fuoco, che il fedele servo Codaliscia pratica un rituale di magia nera che fa rinascere il Signore Oscuro.

Da quel momento in poi, Voldemort si nasconde. Nel quinto romanzo inizia a radunare seguaci, ma è solo all’inizio del settimo volume che il villain della saga prende il potere.

In effetti, non scoppia mai una vera e propria guerra. Quello a cui il mondo magico assiste è un colpo di stato: il Ministero cade e Voldemort diventa di fatto il leader della comunità magica.

Non vediamo mai una guerra combattuta tra schieramenti opposti (da questo punto di vista, war fics come “The Fallout“, ma anche le più intime “Room Serviced” o “Tender Remedies” riescono a fare di meglio). Non ci sono missioni, non ci sono imboscate, tutto ciò che vediamo in Harry Potter e I Doni della Morte è la ricerca degli Horcrux da parte del Golden Trio.

Scopriamo però, solo quando Harry, Ron e Hermione arrivano a Hogwarts, che a scuola c’è un nugolo di studenti che lotta contro i fratelli Carrow, due Mangiamorte spietati che ordinano ai più grandi di usare la Maledizione Cruciatus su quelli del primo anno.

A capo della resistenza c’è Neville, il coraggioso Grifondoro che preferisce essere torturato piuttosto che far del male a dei bambini.

Conoscevamo già il valore di Neville, ma vederlo trasformarsi in un leader sotto i nostri occhi anziché appendere la notizia in un secondo momento avrebbe conferito ulteriore spessore al personaggio.

2. Harry, i bambini-soldato e le conseguenze della guerra

Immediatamente dopo la sconfitta di Voldemort, leggiamo di famiglie che si riuniscono e di fuochi d’artificio. Harry cerca Ron e Hermione e sceglie cosa fare della Bacchetta di Sambuco. Immediatamente dopo, siamo catapultati 19 anni nel futuro, in un momento di pace in cui “andava tutto bene”.

Possiamo solo immaginare che la ricostruzione dopo la guerra sia stata lunga, che gli Auror abbiano arrestato i Mangiamorte ancora in vita e che pian piano si sia instaurato un clima di serenità.

Il capitolo conclusivo di Harry Potter (lo abbiamo già accennato ne L’epilogo di Harry Potter: quel frettoloso “19 anni dopo”) racconta di un futuro nel quale, sconfitto il Signore Oscuro, la pace viene restaurata. Purtroppo, però, non ci permette di scoprire come siamo giunti a quel punto, quanto tempo ci è voluto e i traumi che la guerra ha lasciato. Se una serie come Hunger Games, nonostante l’epilogo e il salto avanti nel tempo, riesce a farci sapere che alcuni ricordi non passeranno mai, lo stesso non può dirsi per Harry Potter.

Tutto ciò che le ultime pagine ci dicono e tutti i contenuti pubblicati successivamente lasciano poco spazio all’approfondimento di alcune tematiche.

Laddove il quinto volume della saga cercava di indagare le ripercussioni psicologiche del ritorno di Voldemort e della morte di Cedric su Harry, il settimo fallisce.

Non vediamo le conseguenze delle scelte sbagliate compiute da chi si è pentito, né ci viene mostrato alcun Mangiamorte che sceglie di non cambiare strada o di portare avanti il disegno di Voldemort (leggete “Dragon in the Dark” se incuriositi da uno scenario simile).

Soprattutto, è la scelta di Harry a sorprendere e a rivelarsi poco funzionale e verosimile.

Harry ha battuto Voldemort per la prima volta quando aveva appena un anno. È un figlio della prima guerra magica e il volto e leader della seconda.

Nel corso della storia scopriamo che Harry ha l’ambizione di diventare Auror ed è innegabile che sia naturalmente portato per la Difesa contro le Arti Oscure.

Nel finale del racconto la faccenda non viene approfondita, ma sappiamo che Harry ha realizzato il suo desiderio. Resta da domandarsi – ed è proprio qui che sta il fulcro della questione che avrebbe meritato attenzione – se questa sia la strada giusta per Harry.

Harry Potter diventa l’equivalente magico di un poliziotto immediatamente dopo la fine della guerra. Ma la verità è che avrebbe avuto bisogno di un aiuto psicologico, e magari di scegliere una carriera diversa, qualcosa per cui erano in realtà già state poste le basi in precedenza: Harry era destinato a diventare  un eccellente insegnante di Difesa a Hogwarts.

Assurdamente, è lui stesso ad ammettere nel finale di aver “passato abbastanza guai per una vita intera”.

Il discorso, comunque, vale un po’ per tutti. Harry non è il solo bambino-soldato, costretto a combattere una guerra che gli adulti non sono stati in grado di fermare anzitempo.

A guerra terminata, tutti i personaggi della saga avrebbero avuto bisogno di un po’ di tregua.

Dopo aver perso suo fratello in battaglia, Ron si getta a capofitto nella carriera da Auror e Hermione torna a scuola appena due mesi dopo, nel luogo esatto in cui ha visto morire Fred, Lupin, Tonks e i suoi compagni di scuola.

Draco torna invece a vivere al maniero Malfoy. Non è mai specificato se il ragazzo abbia frequentato o meno Hogwarts durante il settimo anno, è più probabile che sia stato a casa per la maggior parte del tempo (le visioni di Harry sembrano confermarlo).

Ostaggio non dichiarato nella sua stessa casa, ha visto il luogo felice della sua infanzia trasformarsi nel quartier generale di Voldemort. Draco ha assistito, terrorizzato, a torture e brutali uccisioni mentre lui e tutta la sua famiglia era costantemente in pericolo. Eppure il trauma del vedere il luogo in cui è cresciuto trasformato in un mattatoio viene ignorato.

Dov’è l’esplorazione delle conseguenze psicologiche della guerra?

3. Il gioco delle coppie

Il finale di Harry Potter si fonda sull’idea per cui ciascuno dei personaggi principali va incontro a un lieto fine da fiaba sposando la persona che ha amato fin dall’infanzia o dalla prima adolescenza. È così per Harry e Ginny, per Ron e Hermione, perfino per James e Lily.

Come già detto in precedenza, ha perfettamente senso che Harry e Hermione sposino due Weasley, due purosangue: tematicamente, ciò significa per entrambi ottenere quella completa accettazione da parte di una fetta del mondo magico che li aveva sempre considerati inferiori.

Tuttavia, la scelta riflette diversi problemi, primo tra tutti la pigrizia dell’autrice nel raccontare storie d’amore credibili, che rappresentino più onestamente la realtà odierna.

Leggiamo invece di una donna brillante che, ancora una volta, sposa il ragazzo dal buon cuore (ma ammettiamolo, un tantino cafone) per cui aveva una cotta a 12 anni, e non assistiamo ad alcuno sviluppo reale tra Harry e Ginny nel corso dei setti libri della serie.

La questione ship non è certo fondamentale nello svolgimento della trama di Harry Potter, ma è impossibile da ignorare se pensiamo che il potenziale per esplorare bene queste relazioni fondamentali c’era tutto.

Paradossalmente, altre sono le relazioni a cui viene dedicata più attenzione, in particolare quella, bella e genuina, tra Harry e Luna.

Ne L’Ordine della Fenice facciamo la conoscenza della strega di Corvonero, che soprattutto durante l’anno più difficile per Harry, sembra l’unica persona (al di là di Sirius) in grado di capirlo veramente.

Persino nel capitolo finale de I Doni della Morte, è Luna a essere accanto al protagonista.

Dopo un po’ Harry, sfinito, si ritrovò seduto su una panca accanto a Luna.

«Se fossi in te, vorrei un po’ di tranquillità» commentò lei.

«Mi piacerebbe» rispose lui.

«Li distrarrò io» suggerì Luna. «Tu usa il Mantello».

E prima che lui riuscisse a dire una parola gridò: «Oooh, guardate, un Cannolo Balbuziente!» indicando fuori dalla finestra. Tutti quelli attorno si voltarono e Harry si gettò addosso il Mantello e si alzò.

La questione qui non sta nel fare il tifo per una coppia piuttosto che per un’altra, ma nel modo in cui personaggi e relazioni vengono trattati. Ciò che Harry trova in Luna (comprensione, empatia, fiducia incondizionata), avrebbe dovuto trovarlo in Ginny. Ma non possiamo, in tutta onestà, affermare che il rapporto con la più giovane Weasley sia esplorato a dovere. Come potremmo accettare che è proprio Ginny la donna della sua vita?

4. La caratterizzazione di Hermione

Harry è il narratore della storia e, come ogni narratore, è a volte inaffidabile. Tutto ciò che ci dice è inevitabilmente filtrato attraverso i suoi occhi, i suoi sentimenti, le sue convinzioni. E non è qualcosa di negativo, non per forza. A dirla tutta, il punto di vista di Harry permette, negli spazi del fandom, di esplorare altri personaggi, e non solo quelli secondari. Se alcuni appena citati nei romanzi sono delle tele bianche da dipingere a proprio piacimento, persino i comprimari non hanno personalità del tutto definite. Harry non ha una visione completa del mondo interiore dei suoi amici, specialmente di Hermione (il che è assolutamente normale, essendo Harry un ragazzino che di giovani donne non capisce proprio nulla).

C’è molto che J.K. Rowling non ci dice di Hermione, proprio perché il POV di Harry limita l’esplorazione del personaggio (“Détraquée“, nel mondo delle fanfiction, è un character study interessante sulla streghetta). Cos’è che sappiamo davvero di Hermione? Beh, è intelligente e studiosa. E possiamo immaginare che abbia cercato in tutti i modi di dimostrare attraverso i risultati nello studio di appartenere al mondo dei maghi e delle streghe. È comprensiva, a volte testarda, è una combattente e crede nella giustizia e nel cambiamento.

Tutto ciò è un punto di partenza per una protagonista affascinante in cui le giovani bambine e ragazzine possano rispecchiarsi, ma al di là di questo, sappiamo veramente poco di Hermione.

Soprattutto, non sappiamo nulla di lei oltre la sua amicizia con Harry e Ron. Per esempio, non sappiamo se i Granger siano o meno a conoscenza dei pericoli che la figlia corre. Perché lasciarla tornare a Hogwarts dopo essere stata pietrificata? Possiamo immaginare che Hermione non sia stata del tutto sincera con loro quando, a 13 anni, era già considerata feccia dai suoi compagni di scuola. Allo stesso modo, possiamo immaginare la reazione dei Granger una volta riacquistati i ricordi della figlia, così come i sentimenti di Hermione a riguardo. Tuttavia si tratta solo di speculazioni, perché un vero approfondimento su uno dei personaggi più amati della saga, purtroppo, manca. Che peccato.

5. La morte di Fred

«No… no… no!» urlò qualcuno. «No! Fred! No!»

Percy scuoteva il fratello, Ron era inginocchiato accanto a loro, e gli occhi di Fred li fissavano senza vederli, lo spettro dell’ultima risata ancora impresso sul volto.

Molte sono le vittime della Seconda Guerra Magica, ma la morte più amara di tutte resta quella di Fred Weasley.

Anche in questo caso, sembra però che manchi qualcosa. Se è vero che il ragazzo viene ucciso nel bel mezzo della battaglia, in un momento in cui non è contemplato compiangerlo, è vero anche che sconfitto Voldemort ci sarebbe stato il tempo di farlo.

Purtroppo, non vediamo mai davvero Ginny e George reagire alla morte di Fred, e neppure Arthur e Molly. Solo Percy sembra veramente straziato dalla perdita (“Percy era disteso sul corpo di Fred, a proteggerlo, e quando Harry chiamò «Percy, su, dobbiamo muoverci!» scosse il capo.”) e abbiamo solo un breve assaggio di ciò che prova Ron (“Harry vide le lacrime solcare lo strato di fuliggine sul viso di Ron, che afferrò il fratello più grande per le spalle e lo strattonò; ma Percy non si mosse.”).

È vero che, a guerra finita, Harry ripete più volte che il dolore per le perdite subite è immenso, ma è anche vero che, purtroppo, viene dato più spazio alla morte di Dobby che non a quella di Fred, Lupin o Tonks.

6. Le verità su Piton, Regulus e Narcissa

Qualcosa che veramente manca nella saga è tutto ciò che accade dopo la guerra. Naturalmente, ciò è fantastico per chi ama immaginare da sé come le cose siano potute andare (e in questo senso, avremmo fatto volentieri a meno dell’epilogo), ma lascia anche un enorme senso di vuoto. Perché sarebbe stato molto appagante assistere a un paio di momenti in particolare: i processi ai mangiamorte e le verità di Harry.

Eh già, perché sappiamo che Harry ha testimoniato per i Malfoy. Sappiamo che, in particolare, ha fatto sì che tutti sapessero del gesto di Narcissa, che ha salvato la vita di Harry permettendogli di porre fine allo strapotere di Voldemort. Ma non sappiamo nulla di come abbia riabilitato il nome di Severus Piton, di come abbia fatto sapere (se lo ha fatto) la verità sul coraggio di Regulus Black, di come abbia raccontato degli eventi che hanno condotto alla morte di Silente.

Uno dei figli di Harry porta il nome di Piton, il che non ha solo generato infiniti meme, ma ci lascia immaginare cosa abbia fatto Harry. Quasi certamente avrà consegnato i ricordi del professore a Kingsley e al Wizengamot, riabilitando così non solo il suo nome, ma anche quello di Draco (dopotutto, i ricordi di Piton coinvolgevano i piani di Silente per sconfiggere Voldemort, salvaguardare la Bacchetta di Sambuco e salvare nel frattempo anche il giovane Malfoy).

Sappiamo che i Malfoy sono riusciti a evitare Azkaban e che perfino Lucius è riuscito a ottenere una grazia collaborando con il Wizemgamot.

Purtroppo, tutto ciò è stato solo brevemente narrato da Rowling online. Per tutto il resto, ci sono le fanfiction.

7. Draco Malfoy, un personaggio in potenza

Dulcis in fundo, c’è Draco Malfoy. Nonostante abbia un considerevole spazio nei romanzi (potremmo quasi considerarlo un quarto protagonista visto il ruolo cruciale che svolge inconsapevolmente negli eventi), Draco non è il miglior prodotto di J.K. Rowling. O meglio: è uno dei personaggi migliori della saga, peccato solo che sia stato sviluppato troppo poco e gestito malissimo.

7.1. Draco al sesto anno e Voldemort “ospite” a Villa Malfoy

Draco Malfoy è francamente un personaggio molto interessante. Inizialmente è un bullo, rivale di Harry e simbolo di una fetta del mondo magico. È figlio di due genitori che professano con fierezza di essere purosangue. Cresce con una morale corrotta, eppure c’è qualcosa di buono in lui, qualcosa che vale la pena esplorare e che emerge con prepotenza nel sesto libro.

Incaricato di uccidere Silente (una punizione per gli errori del padre), Draco al sesto anno è un guscio vuoto, l’ombra di chi era prima. Se in un primo momento crede ingenuamente che otterrà onore e gloria dal suo compito, presto scopre di non avere il fegato per votarsi al lato oscuro (qualcosa che la sua bacchetta dal nucleo di crine di unicorno sapeva già).

Psicologicamente a pezzi, si ritrova a piangere in bagno disperato, confidandosi con il fantasma di Mirtilla Malcontenta, una ragazza che, fosse stata sua compagna di classe, non avrebbe esitato a chiamare “Sanguemarcio”.

Naturalmente sappiamo che Draco, a quel punto della sua vita, ormai sedicenne, era abbastanza grande per allontanarsi dalla strada che i genitori avevano preparato per lui. Tuttavia, la presa di coscienza arriva troppo tardi.

Il Draco del sesto anno non è più quello che desidera la morte dei nati babbani e ne abbiamo la certezza quando la morte diventa qualcosa di tangibile per lui. A quel punto, è terrorizzato.

Il tempo in cui ripete a pappagallo le parole del padre finiscono quando Voldemort si trasforma da speranza a incubo per tutti i Malfoy. Harry stesso lo sa. Harry teme per Draco alla fine del sesto anno, sa che Voldemort continuerà a minacciare lui e la sua famiglia. Vede, inorridito, l’uso che Signore Oscuro fa del compagno di classe.

Tutto ciò ci racconta una storia soltanto, quella di un bambino manipolato per tutta la vita.

Tutto ciò, però, non viene mai veramente approfondito. J.K. Rowling preferisce sorvolare quando si tratta di Draco Malfoy. Sembra vederne il potenziale e decidere di girare la testa dall’altra parte, accampando la scusa per cui non ci sarebbe nulla di buono in lui.

E poco importa che Draco abbia avvertito Hermione dei Mangiamorte alla Coppa del Mondo di Quidditch, poco importa che abbia rifiutato di identificare Harry, poco importa che abbia implorato per la sua vita durante la battaglia di Hogwarts non di fronte all’Ordine, ma ai Mangiamorte cercando di convincerlo di stare dalla stessa parte. Nulla di tutto ciò sembra essere abbastanza, niente sembra essere degno di essere sviluppato a dovere anche se il potenziale per farlo, con i Malfoy ormai ridotti a zimbello di Voldemort, c’era tutto.

7.2. Draco e Harry alleati

Quanto appena detto ci conduce a una seconda questione che avrebbe meritato approfondimento: la possibilità di un’alleanza tra Draco e Harry.

Per come sono andate le cose, possiamo giustificare Draco e la sua codardia. Nel canone, non si schiera mai apertamente con Harry. Dopotutto, il modello che ha avuto crescendo è quello di suo padre, opportunista come pochi, che ha sempre cercato il vantaggio della propria famiglia a discapito di chiunque altro. Nel finale è chiaro che i Malfoy abbiano a cuore veramente solo una cosa: la famiglia.

Eppure ci sono tantissimi momenti che servono la possibilità di un’alleanza tra Draco e Harry su un piatto d’argento.

Lucius, Narcissa e Draco non vogliono vivere in un mondo in cui temono costantemente per la loro vita, in cui ogni errore è punito con la morte.

«Ti ho dato la libertà, Lucius, non è abbastanza? Ma ho notato che tu e la tua famiglia non sembrate felici, ultimamente… Che cos’È della mia presenza in casa tua che ti reca dispiacere, Lucius?»

«Nulla… nulla, mio Signore!»

«Quante bugie, Lucius…»

(…)

«Come mai i Malfoy sembrano così scontenti della loro sorte? Il mio ritorno, la mia ascesa al potere, non è proprio ciò che hanno professato di desiderare per tanti anni?»

«Ma certo, mio Signore» disse Lucius Malfoy. La sua mano tremò mentre si asciugava il sudore dal labbro. «L’abbiamo desiderato… lo desideriamo».

Alla sinistra di Malfoy, sua moglie fece uno strano, rigido cenno di assenso e distolse lo sguardo da Voldemort e dal serpente. Alla sua destra, il figlio Draco, che fino a quel momento era rimasto concentrato sul corpo inerte sopra la sua testa, guardò rapido Voldemort e subito si voltò, terrorizzato di fissarlo negli occhi.

Draco è un bullo, ma come ogni bullo che si rispetti, una volta di fronte al vero potere, è spaventato. Uccidere Silente, realizzare cosa significa essere veramente un assassino, dare forma alle parole, trasformarle in azioni fa sì che Draco si renda conto che Harry è la sua sola speranza.

Draco e Harry rappresentano due facce della stessa medaglia. La loro rivalità è stata costruita per sei libri. Tuttavia, la tensione accumulata non conduce a nessun cambiamento a nessuna conclusione soddisfacente. Non parliamo di una redenzione e di un cambiamento a 360 gradi (pur se era redimibile ben prima che si rifiutasse di fare il nome di Harry a Bellatrix), non è mai stato necessario renderlo un eroe del bene a tutti gli effetti, ma avrebbe potuto essere una risorsa utile per Harry. Com’è che si dice? “Il nemico del mio nemico è mio amico”.

Intorno alla metà de Il Principe Mezzosangue, è chiaro a Draco che Voldemort è suo nemico tanto quanto lo è di Harry, è evidente che Voldemort avrebbe fatto del male a lui e alla sua famiglia tanto quanto intendeva farne a Harry e che il mondo che Voldemort voleva per tutti loro non era un mondo in cui Draco voleva vivere, perché l’obiettivo di Voldemort, contrariamente ai vaneggiamenti di Lucius, non è mai stato un mondo di purosangue, ma uno in cui lui detiene il potere.

Rowling ha dato a Draco le giuste motivazioni, ma non ha mai esplorato veramente i suoi sentimenti. Sappiamo che ha confidato a Mirtilla le sue paure, che ha pianto di fronte a lei, che ha lasciato che lei lo consolasse, ma c’era molto altro da esplorare.

Draco avrebbe potuto essere d’aiuto a Harry, Ron e Hermione in molti modi. Le esperienze e le abilità apprese durante la guerra, la sua crescita e l’essere riuscito a mettere in discussione l’idea del sangue puro avrebbero offerto al Golden Trio un punto di vista differente ma valido sulle mosse e contromosse di Voldemort.

Certo, non conosciamo con esattezza quali siano le capacità e le competenze di Draco. Lo vediamo solo attraverso gli occhi di Harry, che gode dei suoi fallimenti e tende a concentrarsi solo su di essi, ma sappiamo un paio di cosette che contraddicono la percezione che Harry ha di Draco e che dimostrano quanto quest’ultimo avrebbe potuto offrire input interessanti nella ricerca degli Horcrux e non solo.

Dopotutto, Draco è stato per circa un anno il possessore (inconsapevole) della Bacchetta di Sambuco. Permette a Harry di vincere la guerra nel momento in cui viene disarmato, ma avrebbe potuto fare molto di più dato il suo enorme potenziale.

È un aspetto irritante della scrittura di Rowling, che spesso dona ad alcuni personaggi storie ricche e accenni di profondità che però non riusciamo mai a vedere esplorate nel testo.

Ciò che ci resta di Draco è un personaggio che rappresenta la quintessenza dei Serpeverde: l’autopreservazione. Un personaggio che fa ciò che può con le scelte terribili a disposizione.

Ma avremmo potuto avere molto di più, fin dal finale del sesto libro. C’è più di una manciata di storie che copre la possibilità di un’alleanza tra Draco e il Golden Trio (“The Disappearances of Draco Malfoy“, “Woke up on the wrong side of reality” sono appena un paio di titoli), ma quanto più soddisfacente sarebbe stato leggerlo nella storia originale di Rowling?

7.3. IL RUOLO DI PITON NELLA VITA DI DRACO

Piton è una delle figure adulte che più hanno peso nella crescita di Draco, un uomo a cui guarda con ammirazione, esattamente come fa con suo padre.

Da lettori, vediamo gli adulti attorno a Draco deluderlo continuamente, incapaci di guidarlo verso la direzione giusta.

Se Harry ha un sistema di supporto enorme, per Draco le cose sono molto diverse. Certo, Harry è cresciuto con i Dursley, due zii cattivi che non hanno mai voluto il meglio per lui. E proprio per questo, per Harry è facile allontanarsi dal loro modo di guardare il mondo e formare fin da piccolissimo una propria opinione su ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.

La vita di Draco è diversa. Ha avuto due genitori che lo hanno amato e coccolato, ma dove lo ha portato quell’amore? Hanno davvero fatto il bene del figlio, costringendolo a seguirli in una setta di folli? Crescendolo e preparandolo a diventare un Mangiamorte fin dalla tenerissima età?

Harry ha avuto accanto a lui una miriade di persone una volta giunto a Hogwarts. Ha trovato una famiglia nei Weasley, amici e sostegno nei compagni di scuola, mentori nei professori e nei membri dell’Ordine della Fenice.

Tutti hanno teso la mano a Harry, ma nessuno lo ha veramente fatto con Draco. E in parte è colpa sua, Draco non suscita certo simpatia. Eppure stiamo parlando di un bambino che, una volta lontano da casa e dalle influenze del padre, avrebbe potuto essere guidato diversamente.

Lo dice bene Tom Felton:

Lo sviluppo di Draco non è qualcosa a cui dedicai molte riflessioni durante i primi film. Ne La Pietra Filosofale stabilimmo che era l’idiota viscido. Ne La Camera dei Segreti si vede qualcosa della sua condizione privilegiata: regalando le migliori scope ai giocatori di Quidditch dei Serpeverde si compra di fatto un ruolo nella squadra. È quel compagno di scuola a cui il padre regala una Ferrari appena compie diciott’anni. Non sembra avere un pizzico di umanità ma, per quanto sia bravissimo a farsi odiare dai Babbani, la sua spocchia non ha motivo di esplodere in qualcosa di peggiore. Di conseguenza, per i primi cinque film ho sostanzialmente passato il mio tempo a sogghignare in disparte. Non c’era bisogno che riflettessi molto sullo sviluppo di Draco, perché non esisteva. Era sempre lo stesso.

Poi, in Harry Potter e il Principe Mezzosangue, cambiò tutto. Attraverso Draco vediamo che i prevaricatori sono spesso i prevaricati. Verso l’inizio delle riprese il regista, David Yates, mi prese da parte. «Se riusciamo a suscitare anche solo l’uno per cento di empatia nei confronti di Draco», disse, «ce l’avremo fatta. Ricorda che stai architettando la cosa peggiore che potrebbe succedere nel mondo dei maghi: uccidere Silente. Quando impugni quella bacchetta, hai nelle mani il potere di un esercito. Dobbiamo provare compassione per te. Dobbiamo pensare: non hai avuto scelta».

Draco Malfoy è il ragazzo che non aveva scelta. Sottomesso da un padre dispotico, plagiato dai Mangiamorte, spaventato fino a temere per la propria vita da Voldemort, non è padrone delle sue azioni. Sono le azioni di un ragazzo a cui è stato strappato l’arbitrio. Le sue non sono decisioni autonome, e la sua vita ha preso una svolta inquietante. La scena in cui questo diventa evidente è quando Harry lo trova a piangere in bagno, prima che combattano e Harry usi l’incantesimo Sectumsempra. È una delle poche che io e Daniel recitammo da soli e per cui fui immeritatamente elogiato. Per quanto mi riguarda, la genialità stava nella sceneggiatura. Ma se riuscii ad alzare l’asticella per seguire lo sviluppo di Draco, fu in gran parte grazie a ciò che avevo imparato osservando Daniel. Non potevo cavarmela rimanendo il ragazzino che sogghigna in disparte; dovevo trovare il modo di dare spessore al personaggio.

Credo che la parabola di Draco negli ultimi film vada al cuore di uno dei temi principali delle vicende di Harry Potter: quello della scelta. È una parabola che raggiunge il suo apice nella scena a Villa Malfoy. Harry è sfigurato e Draco viene chiamato perché lo identifichi. È Harry Potter sì o  no? Sul set non discutemmo se Draco lo sappia per certo. La mia opinione è che lo sa perfettamente. Allora perché non lo dice? Il motivo, mi sembra, è che il ragazzo che non aveva scelta finalmente ne deve compiere una. Può scegliere di identificare Harry o di fare la cosa giusta. Fino a quel momento lo aveva sempre denunciato, ogni volta. Li finalmente capisce ciò che Silente aveva detto a Harry molto tempo prima: non sono le nostre capacità che dimostrano chi siamo veramente; sono le nostre scelte.

Ecco perché credo che Harry e Draco siano due facce della stessa medaglia. Harry è il prodotto di una famiglia che lo ha amato così tanto da morire per lui; Draco è il prodotto di una famiglia di prevaricatori che lo maltrattano, ma quando viene loro data la libertà di fare le proprie scelte, il risultato che raggiungono è molto simile.

La professoressa McGranitt, durante il sesto anno, lo ha visto smettere di impegnarsi a scuola ed evitare di consegnare i compiti, tanto da metterlo in punizione durante il weekend che avrebbe dovuto trascorrere a Hogsmeade. Tutti i professori lo hanno visto rinunciare al suo ruolo nella squadra Quidditch, lo sport che amava tanto. Harry lo vede spegnersi lentamente, dimagrire, muoversi lungo i corridoi della scuola come un fantasma, con cerchi scuri intorno agli occhi. Nessuno ha mai indagato su cosa gli stesse accadendo.

Silente sapeva e non ha fatto nulla per aiutarlo, per salvarlo per tempo. Gli ha chiesto di cambiare schieramento quando era ormai troppo tardi, quando i Mangiamorte avevano già fatto irruzione a Hogwarts. E le sue spiegazioni sul perché abbia atteso tanto a lungo non convincono.

L’intera scuola ha fallito con Draco, ma più di tutti lo ha fatto Severus Piton.

Ha finto che gli importasse di Draco, è arrivato persino a pronunciare un Voto Infrangibile, ma faceva la spia per Silente, cercava solo di non far saltare la sua copertura e di depistare così Bellatrix Lestrange.

Se era gentile con Draco quando era più piccolo, era probabilmente solo per avvicinarsi a Lucius (già a scuola erano amici, con Lucius prefetto quando Severus fu smistato a Serpeverde) e fornire informazioni sulla famiglia Malfoy a Silente.

Agli occhi di Draco deve essere apparso come un traditore e, in un certo senso, lo è stato per davvero. Di Draco forse non gli importava affatto, esattamente come non importava a tutti gli altri. Draco ci avrà messo del suo, ma era il bambino che forse più di tutti gli altri aveva bisogno di un’indicazione per percorrere la strada giusta. E alla fine, l’unica persona su cui poteva contare veramente, era sua madre.

Come deve essersi sentito scoperta la vera lealtà del suo professore preferito? Questo è decisamente un altro aspetto che sarebbe valso la pena di indagare.

7.4. Infiniti parallelismi

Un aspetto interessantissimo di Draco è la miriade di parallelismi che è possibile cogliere con gli altri personaggi – parallelismi che avrebbero potuto condurre a relazioni interessanti, di cui, purtroppo, siamo stati privati.

1. Draco e Neville

Draco e Neville sono curiosamente simili (anche se Draco negherebbe con veemenza): sono simili le loro origini, la loro lotta interiore per dimostrarsi all’altezza del loro lingnaggio, dell’antico nome di famiglia e per capire come gestire la storia che è stata loro tramandata. Veder esplorata questa relazione e, magari, una possibile amicizia, avrebbe arricchito l’intera saga.

2. Draco e Piton

Le similitudini tra i due sono talmente palesi che sembra superfluo parlarne, eppure un approfondimento non avrebbe guastato. Siamo di fronte a due personaggi che, divenuti Mangiamorte, giovanissimi, si rendono conto dell’errore commesso troppo tardi.

Vale la pena ricordare anche le similitudini nelle loro tattiche per salvare Potter.

Alla fine del sesto volume, dopo la morte di Silente, leggiamo:

«No!» ruggì la voce di Piton, e il dolore cessò improvviso com’era arrivato; Harry rimase rannicchiato, stringendo la bacchetta, ansante; da qualche parte sopra di lui Piton urlava: «Hai dimenticato gli ordini? Potter appartiene al Signore Oscuro… dobbiamo lasciarlo stare! Via! Via!»

Nella stanza delle necessità, è Draco a intimare a Tiger e Goyle di risparmiare Harry:

«BASTA!» urlò Malfoy a Tiger, e la sua voce rimbombò nella stanza enorme. «Il Signore Oscuro lo vuole vivo…» (…) «Non uccidetelo! NON UCCIDETELO!» gridò Malfoy a Tiger e Goyle, che puntavano tutti e due contro Harry: quell’istante di esitazione bastò.
3. Draco e Regulus

Ancora più evidente è il parallelo con Regulus Black, col quale Draco è anche imparentato. Tra i Mangiamorte più giovani mai esistiti, entrambi accettano il Marchio Nero di Voldemort per rendere lustro alle rispettive famiglie. Contrariamente a quanto accade con Piton, che si lascia abbindolare dalle idee del Lato Oscuro nel corso dell’adolescenza e cambia schieramento solo quando sa che Lily è in pericolo, Regulus e Draco nascono in un ambiente elitario e bigotto e solo più avanti si rendono conto dell’errore commesso. Regulus lo fa vedendo il modo in cui Voldemort tratta il suo elfo domestico, Draco capisce il suo errore quando Voldemort vive in casa sua.

Vedere Draco venire a conoscenza della storia di Regulus avrebbe permesso di sviluppare un ulteriore aspetto del personaggio.

4. Draco e Sirius

Draco avrà l’aspetto di suo padre, gli occhi grigi, i capelli di un biondo quasi bianco e il viso appuntito. Ma è anche un Black, il che è evidente nel suo temperamento.

Non solo condivide delle similitudini con la parabola di Regulus, ma è anche incredibilmente simile a Sirius: arrogante, insopportabile e affascinante. Si comportano entrambi come se chiunque dovesse cadere ai loro piedi e per chi li calpesta, non esiste perdono. Sirius riesce a tenere il muso a Severus per oltre vent’anni, e Draco proprio non perdona che Harry non gli abbia stretto la mano.

4. Draco e James

Naturalmente, alcune delle caratteristiche di Sirius, sono comuni anche a James.

Harry stesso ammette, dopo aver frugato nei ricordi di Piton, che i Malandrini non sembravano esattamente i precursori di Fred e George. James e Sirius amavano dare il tormento a Piton senza alcuna ragione in particolare. “È più il fatto che esiste, non so se mi spiego”, ammette James. Vi ricorda forse qualcuno?

E quando Harry viene a conoscenza di tutta la storia del principe, possiamo notare un ulteriore parallelo tra James Potter e Draco Malfoy.

Sull’Espresso per Hogwarts, James dice:

«Chi vuole diventare un Serpeverde? Io credo che lascerei la scuola, e tu?» chiese James al ragazzo mollemente abbandonato sul sedile di fronte al suo, e con un sussulto Harry si rese conto che era Sirius, che non sorrise.

Sapete chi dice a Harry qualcosa di estremamente simile nel giorno del loro primo incontro? Proprio Draco:

«Be’, nessuno lo sa veramente finché non si trova sul posto non è vero? Ma io so che starò a Serpeverde: tutta la nostra famiglia è stata lì. Pensa, ritrovarsi a Tassorosso! Io credo che me ne andrei, e tu?»
5. Draco e Silente

Il parallelismo più evidente, è che avrebbe meritato più attenzione, e quello tra Draco Malfoy e Albus Silente. Ed è proprio per questo che Silente ha una colpa grandissima nel modo in cui ha rifiutato di dare una mano al ragazzo. Avrebbe dovuto rivedere sé stesso in Draco Malfoy, un ragazzo che crede, come credeva Albus alla sua età nella superiorità dei maghi sui babbani e nella necessità di sottometterli.

Per entrambi, vanagloriosi e sciocchi, è stato necessario andare incontro a eventi traumatici per cambiare strada: per Silente si è trattato della morte di Ariana, per Draco ci è voluto diventare un Mangiamorte.

6. Harry e Draco

Abbiamo già parlato della rivalità tra i due, dei contrasti che avrebbero fatto di Harry e Draco due alleati formidabili. Ma c’è di più, perché il ruolo che svolgono nella guerra magica è fin troppo simile.

Sono due ragazzi giovanissimi il cui destino è segnato fin da bambino, due pedine in schieramenti opposti in guerra.

Draco cresce per diventare il successore di suo padre, un lacchè di Voldemort, così come Harry viene cresciuto e salvaguardato solo per morire al momento giusto. Se Draco era una pedina di Voldemort, Harry lo era per Silente.

Curiosamente, l’unica a notare delle similitudini tra i due è Mirtilla Malcontenta, che si innamora di entrambi.

7. Draco e Ginny

Molti fanwork sono arricchiti dell’amicizia tra Draco e Ginny (“Something Golden” è un esempio, “Lonely / Loved” un secondo), che sottolinea una similitudine importantissima tra i due personaggi. Draco e Ginny non hanno molto in comune al di là di essere due purosangue, ma entrambi sono stati trascurati dai loro insegnanti. Come accaduto con Draco, infatti, anche Ginny è vittima della negligenza dei professori. Dov’era Madama Chips quando Ginny era posseduta da Voldemort in persona? Nessuno notava nulla di strano nella sua attenzione a scuola o nelle borse sotto gli occhi?

8. Draco e Hermione

Infine, un parallelo importante che avrebbe potuto fare da ponte a un’alleanza tra Draco e il trio sta nella determinazione di Draco e Hermione nel salvare le proprie famiglie. Entrambi, senza alternative, si spingono fino all’estremo per mettere al sicuro i loro cari: Draco accetta il Marchio e un’impresa impossibile (“Devo farlo! Lui mi ucciderà! Ucciderà tutta la mia famiglia!”), Hermione riscrive la storia dei suoi genitori, manipolando le loro menti, conscia che il trattamento di favore che l’Ordine riserva ai Dursley mettendoli al sicuro non sarà esteso ai suoi genitori.

Un vero peccato che la questione non venga mai affrontata.

7.5. Draco è un Malfoy e un Black

Giunti alla fine (e poi questo sequestro di persona sarà finito), torniamo alle relazioni di Draco con i Black.

Abbiamo già accennato alle similitudini che lo legano a Regulus e Sirius, ma ciò che non abbiamo affrontato (e che non ha neppure sfiorato la mente di J.K. Rowling) è l’appartenenza di Draco alla famiglia Black.

Prima di sposare Lucius, Narcissa non era certo una Malfoy, apparteneva al più nobile e antico casato dei Black, quello che più di altri ha rifiutato l’idea di matrimoni al di fuori della stretta cerchia dei purosangue.

Proprio per questa ragione, quando Andromeda, sorella maggiore di Narcissa, sceglie di sposare un Nato Babbano, viene diseredata.

«Non può esistere piacere più grande… nemmeno l’evento che ha allietato la vostra famiglia questa settimana?»

Lei lo fissò, le labbra socchiuse, disorientata.

«Non capisco che cosa volete dire, mio Signore».

«Sto parlando di tua nipote, Bellatrix. E della vostra, Lucius e Narcissa. Ha appena sposato il lupo mannaro, Remus Lupin. Ne sarete fieri».

(…)

«Noi, io e Narcissa, non abbiamo mai più guardato nostra sorella da quando ha sposato quello sporco Mezzosangue. Quella mocciosa di sua figlia non ha niente a che fare con nessuno di noi, e tantomeno ce l’hanno le bestie con cui si accoppia».

«E tu, Draco?» chiese Voldemort, e la sua voce, pur calma, sovrastò i fischi e le risate. «Farai da babysitter ai cuccioli?»

L’ilarità montò di nuovo; Draco Malfoy scrutò terrorizzato il padre, che però teneva la testa bassa, poi incrociò lo sguardo della madre. Lei scosse il capo in modo quasi impercettibile, poi riprese a fissare con occhi vuoti la parete di fronte.

Pur se Andromeda smette di fatto di essere una Black, è innegabile che esista un legame di parentela con i Malfoy, che viene appena accennato nel passaggio sopra citato.

A Cosmology of Blacks, Malfoys, and Assorted Individuals, un character study su Draco Malfoy, indaga ottimamente proprio l’identità di Draco in quanto erede delle due dinastie (in particolare la Black) e le relazioni con Andromeda e Teddy dopo la morte di Tonks (offre anche una delle caratterizzazioni post-canon di Draco più azzeccate, con radici profondissime nel canone prestabilito).

In quanto Malfoy e Black, c’è tantissimo da esplorare sull’eredità familiare di Draco e sul ruolo che ricopre all’interno di questi complessi microsistemi. È l’erede di due famiglie delle Sacre Ventotto, cugino di Sirius e Tonks, con una lunghissima storia alla spalle, che Draco stesso avrebbe dovuto studiare per scoprirne le fallacie.

Il legame con i Black, in particolare, avrebbe potuto essere affrontato fin dal terzo o quarto volume. Sirius e Harry citano Draco Malfoy in relazione ai Black quando commentano l’arazzo di famiglia a Grimmauld Place. E nel sesto volume, quando Silente legge a Harry il testamento di Sirius, viene persa l’occasione per esplorare più a fondo la parentela.

Un vero peccato, perché ancora una volta questa sarebbe stata l’occasione perfetta non solo per creare un ponte tra Draco e Harry, ma anche per indagare i sentimenti di personaggi secondari con immenso potenziale (Tonks, Draco, Narcissa, persino Andromeda che viene appena citata) e concludere infine la saga con quel pizzico di speranza in più per la redenzione dei nostri Mangiamorte preferiti.

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Pubblicato da Giulia Greco

Geek. Il caffè è la mia droga, serie TV, film, libri, anime, manga la mia passione. Classe '89, sono cresciuta andando a caccia di vampiri con la Scooby Gang e passeggiando tra le vie di Stars Hollow con le testa tra le nuvole, un po' come Luna Lovegood.

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