You 4: un whodunit di cui non sentivamo il bisogno, la recensione4 min di lettura —

You 4: un whodunit di cui non sentivamo il bisogno, la recensione — 4 min di lettura —

Il ritorno di You con la quarta stagione su Netflix ha segnato un nuovo inizio per la serie e per il suo protagonista. Dopo aver finto la sua morte per mano di Love nel finale della terza stagione e aver lasciato andare suo figlio appena nato, Joe Goldberg si è allontanato dagli Stati Uniti per rifugiarsi su suolo britannico con una nuova vita, una nuova identità e la promessa fatta a se stesso che mai e poi mai avrebbe permesso a qualcosa o qualcuno di interferire con la sua rinnovata normalità. Niente legami, niente ossessioni, e soprattutto niente più cadaveri.

Più facile a dirsi che a farsi, perché, come potevamo aspettarci, il tentativo di Joe (o meglio, del professor Jonathan Moore) di mantenere un profilo basso per lasciarsi il passato alle spalle risulta naturalmente fallimentare. In breve tempo, il protagonista torna, volente o nolente, alle vecchie abitudini.

Dal momento in cui viene a contatto con l’elite di Londra, Joe si ritrova, suo malgrado, catapultato in una realtà a base di vendetta, sangue e omicidi. La sua nuova cerchia di amici (si fa per dire, perché il nostro Joe trova tutti loro dannatamente insopportabili) viene colpita da un serial killer che tenta di eliminarli uno a uno, e lo stesso Joe è tenuto sotto scacco da un misterioso personaggio che sembra essere a conoscenza di tutte le malefatte del suo passato. Come sono collegati i crimini? Chi è che manda continui e pericolosi messaggi al protagonista? Joe dovrà venire a capo della faccenda mentre cerca di preservare quella normalità che si era prefissato di mantenere durante la sua “vacanza europea”.

Occasioni sprecate in You 4, la recensione

La quarta stagione di You si discosta dalle tre precedenti perché non segue più la classica struttura della nuova ossessione/vittima di Joe, ma adotta una struttura narrativa da whodunit: la trama dei primi cinque episodi si dipana attorno a un grande mistero: chi è l’assassino dei ricchi? Ma nonostante sia apprezzabile il tentativo della serie di dare nuova linfa vitale a una storia che inizia a sentire il peso dei suoi anni, You 4 fatica a ingranare. Il motivo è molto semplice: gli elementi di novità (dal cast alla location fino alla costruzione e rivelazione del mistero centrale) sono appena abbozzati, tanto che risulta impossibile, per lo spettatore, farsi coinvolgere dalla vicenda. Arriviamo alla scoperta dell’assassino nella più totale apatia, mentre non possiamo fare a meno di domandarci perché, di tutti i modi in cui You poteva rinascere dalle proprie ceneri, si sia scelta la strada più insipida e arida. Nessuno dei personaggi coinvolti, né l’assassino, né le vittime, presenta caratteristiche peculiari, stranezze, ambiguità tipiche dei protagonisti dei gialli, e lo stesso Joe, in questa nuova versione blanda e distaccata, non riesce a portare sulle spalle il peso di una stagione piuttosto piatta e barbosa.

Sappiamo bene che con You ci troviamo di fronte a una serie che non si pone chissà quali pretese e che punta piuttosto sul puro e semplice intrattenimento, ma sappiamo pure che questo tipo di serie, leggere, che non si prendono troppo sul serio e che sono consapevolmente trash, vivono del coinvolgimento del loro fandom. E quando tutto ciò viene a mancare, ci rendiamo conto di essere estremamente e irrimediabilmente vicini al suo canto del cigno.

You 4 aveva bisogno che si rimescolassero le carte in tavola, che si optasse per una narrazione più fresca, ma sarebbe stato molto più efficace se gli sceneggiatori avessero avuto il coraggio di osare già sul finire della scorsa stagione.

Il terzo atto di You sembrava, infatti, puntare a un passaggio di testimone: avremmo detto addio a Joe, e Love sarebbe stata pronta a prendere le redini della storia e assumere il ruolo da protagonista che si era guadagnata.

Il personaggio di Victoria Pedretti era diventato il favorito del pubblico, quello per cui fare il tifo, quello che sfugge alle regole degli sceneggiatori, assume vita propria e prende il controllo della storia piegandola alle proprie esigenze.

La morte di Joe e la conseguente assunzione del punto di vista di Love avrebbero davvero portato aria di novità a una storia che rischiava ormai di diventare stantia, ma forse per paura o per un qualche capriccio degli scrittori si è scelto di fare un passo indietro e riportare Joe al centro della narrazione.

Il risultato non è stato dei migliori, e così ci siamo trovati faccia a faccia con una stagione che prova a rinnovarsi, ma che, nel tentativo, purtroppo finisce con l’accartocciarsi su se stessa.

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Pubblicato da Manuela Greco

Classe ’92, appassionata di serie TV, film, libri, anime, manga e di tutto ciò che è nerd da che ne ha memoria.

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