You, seconda stagione | Recensione2 min di lettura —

You, seconda stagione | Recensione — 2 min di lettura —

La seconda stagione di You è arrivata su Netflix. Joe Goldberg è tornato. Solo che ora si fa chiamare Will Bettelheim, vive a Los Angeles e cerca di allontanarsi dal ricordo di Beck. Niente più ossessioni, niente più cadaveri nello scantinato della libreria, niente di niente.

Peccato che le vecchie abitudini siano dure a morire e che il passato da cui cerca disperatamente di fuggire lo rincorra fino in capo al mondo. L’effetto domino iniziato con il tentato omicidio di Candance si abbatte sulla nuova vita di Will, sulle sue nuove conoscenze e sul suo nuovo oggetto del desiderio, Love Quinn

Nonostante i tentativi di tenersi lontano da qualsiasi tentazione, Will/Joe perde la testa per una nuova ragazza, e la storia si ripete, come un circolo vizioso. Will e Love iniziano a frequentarsi, e così ricominciano le gelosie, le paranoie, le bugie. Ma quando sembra che la loro storia segua il medesimo schema di quella tra Joe e Beck, ecco che succede l’impensabile e Joe torna a farla franca, ancora una volta.

Se già nella prima stagione una fetta di pubblico, quello più giovane e influenzabile, aveva percepito l’ossessione di Joe come vero amore, giustificando lo stalking e gli omicidi come atti volti a proteggere Beck, nella seconda il rischio che gli spettatori empatizzino con Joe è ancora più alto.

Nei dieci episodi che compongono la nuova stagione di You sono alternati alla narrazione principale flashback dell’infanzia del protagonista, che sembrano volerci suggerire che c’è una ragione per cui Joe è quello che è, e che la colpa di tutte le sue azioni quasi non ricada sulle sue spalle. Che il nostro vissuto influenzi e formi il nostro futuro è innegabile, ma non può certamente essere una scusante per ogni scelta sbagliata.

Joe, che da bambino era stato vittima di violenza domestica, poteva scegliere di essere diverso da suo padre, poteva pentirsi delle azioni passate, poteva diventare una persona migliore, ma ha deciso di non farlo, e non c’è giustificazione che tenga per tutto il male che ha perpetrato. Benji, Peach, Beck, Ron, Jasper, Henderson, Candace, Delilah, Forty, il Dottor Nicky, Ellie: sono loro le vittime, non il Joe adulto.  

You è un guilty pleasure, è puro e semplice intrattenimento, e funziona alla grande così, senza avere troppe pretese. Non ha uno scopo educativo, non vuole essere didascalico o istruttivo. È importante che il pubblico sia consapevole degli errori del protagonista e che la compassione per il diavolo resti confinata nell’ambito della finzione.

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Pubblicato da Manuela Greco

Classe ’92, appassionata di serie TV, film, libri, anime, manga e di tutto ciò che è nerd da che ne ha memoria.

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