WandaVision, TFATWS e Loki: il lento downfall delle serie Marvel-Disney6 min di lettura —

WandaVision, TFATWS e Loki: il lento downfall delle serie Marvel-Disney — 6 min di lettura —

Il Marvel Cinematic Universe si è espanso ben oltre il grande schermo conquistando (almeno in termini di visualizzazioni) anche il mondo delle serie TV. Su Disney+ hanno infatti debuttato quest’anno le prime tre serie prodotte dai Marvel Studios – WandaVision, The Falcon and the Winter Soldier e Loki -, degli show che avranno un forte impatto sui successivi lungometraggi del franchise.

Se WandaVision è stato un’inaspettata scoperta (che purtroppo si è un po’ persa nel finale) e The Falcon and the Winter Soldier si è dimostrato esattamente ciò che ci aspettavamo – e cioè una serie di transizione volta a farci conoscere un po’ meglio il nuovo Captain America -, Loki è stata una scheggia impazzita. E non è un complimento.

La maggior parte del pubblico era su di giri all’idea di uno show interamente dedicato al dio dell’inganno. Il personaggio di Tom Hiddleston è uno dei più apprezzati dai fan del franchise.

Personalmente (e so che dovrei cercare di essere il più obiettiva possibile, ma stavolta non ce la faccio), avevo fiutato puzza di imbroglio fin da subito. E non perché sia particolarmente scaltra, ma perché il passato ci parla e col personaggio di Loki, purtroppo, Kevin Feige e soci non hanno mai saputo bene cosa fare!

Il fratello di Thor è un personaggio con un enorme potenziale, che però è sempre stato mal sfruttato.

Il percorso degli show Marvel-Disney, fino a questo momento, è stato un percorso in discesa. Scopriamo nel dettaglio il perché.

WandaVision e l’esplorazione del lutto

Primo e meglio riuscito dei progetti Marvel in streaming su Disney+, WandaVision è probabilmente il prodotto più innovativo dell’intero franchise.

A metà strada tra una sitcom di supereroi e un dramma psicologico, lo show con Elizabeth Olsen e Paul Bettany può risultare inizialmente spiazzante per chi si aspettava il classico prodotto Marvel, ma è proprio per questo che funziona.

Con una scrittura intelligente e una storia che lega i traumi del passato della giovane Wanda Maximoff alle più recenti perdite subite, la serie si concentra non più (o non solo) su una minaccia esterna al nostro gruppo di eroi, ma su un nemico più subdolo e invisibile che vive in Wanda stessa: il dolore per la perdita.

Con WandaVision, il Marvel Cinematic Universe si allontana per la prima volta dalla propria comfort zone ed esplora qualcosa di più complesso: gli anfratti nascosti della mente umana.

Non è allora un caso che tutta la serie si possa riassumere in una delle frasi più belle e indimenticabili dell’intero franchise:

Cos’è il dolore se non amore perseverante?

WandaVision ci ha quindi dimostrato che il mondo dei supereroi e dei fumetti può essere molto di più che un semplice prodotto commerciale, può trasformarsi in un puzzle più maturo e complesso in cui i protagonisti non sono definiti dalle loro capacità sovraumane, ma da ciò che provano in quanto essere umani.

The Falcon and the Winter Soldier racconta l’America di oggi

Con WandaVision, quindi, l’asticella si è alzata e così le aspettative per le serie successive.

The Falcon and the Winter Soldier fa però un piccolo passo indietro rispetto a WandaVision, non in termini di attenzione a tematiche delicate e quanto mai contemporanee, ma nella scelta di restare ancorato ad alcuni classici schemi da film Marvel. Non è necessariamente un male: The Falcon and the Winter Soldier si riappropria a pieno dell’identità Marvel e media tra l’azione e l’umorismo tipici dei film appartenenti al MCU e la maturazione che già WandaVision aveva mostrato.

Così, TFATWS esplora l’America odierna raccontandone problemi e contraddizioni.

La serie affronta le conseguenze dello scontro tra Thanos e gli Avengers, Bucky scende a patti col proprio passato e cerca di perdonare sé stesso per il male che (involontariamente) ha causato e Sam accetta di portare sulle proprie spalle il peso che essere il nuovo Captain America comporta.

Sam e Bucky si confrontano innanzitutto con la nuova normalità che li circonda, con la vita che continua nonostante il dolore delle perdite. In questo senso, The Falcon and the Winter Soldier è sicuramente erede di WandaVision, ma si colloca al contempo nel solco tracciato da Captain America: The Winter Soldier, assumendo le sembianze di una spy story coi nostri eroi che, in giro per il mondo, cercano di stanare e fermare la misteriosa Power Broker e un gruppo di terroristi noto come Flag-Smashers.

Fin dall’episodio pilota è chiaro il messaggio politico dello show che, attraverso Sam e soprattutto tramite la straziante storia di Isaiah Bradley, ci introduce al tema della supremazia bianca, del razzismo sistematico e della necessità di un cambiamento di cui solo Falcon può farsi portavoce.

Cosa non funziona in Loki

Le precedenti prove dei Marvel Studio hanno considerevolmente alzato le aspettative per il terzo dei progetti finora trasmessi, Loki. Tuttavia, quelle aspettative sono state deluse.

Ma di cosa parla Loki?

Rispetto alle altre due serie del Marvel Cinematic Universe, Loki è una serie meno character driver e più specificatamente concentrata sull’idea di viaggi nel tempo già esplorata in Avengers: Endgame.

Non è un caso se il protagonista dello show è una variante di Loki riuscita a fuggire dalla Battaglia di New York col Tesseract.

E non è ancora un caso se con lui conosciamo la Time Variance Authority, l’organizzazione che si occupa monitorare eventuali anomalie nello spazio-tempo e correggerle quando necessario.

Alla TVA Loki fa la conoscenza di uno di un agente del tempo, Mobius, che gli offre l’occasione di redimersi ed evitare di essere “falciato” (aka cancellato dalla TVA) aiutando l’organizzazione. Loki accetta l’accordo e aiuta Mobius a rintracciare un’altra, introvabile variante.

Loki si presenta a noi spettatori nella forma di commedia divertente in stile poliziesco. Ed è proprio qui che iniziano i problemi.

La serie soffre dello stesso problema di cui ha sofferto in precedenza Thor: Ragnarok e, in parte, Avengers: Endgame.

Pur riconoscendo che i film del MCU hanno bisogno dei loro momenti di leggerezza, soprattutto se devono poter essere apprezzati anche dai più piccoli, c’è una linea sottile tra il divertente e il ridicolo che non dovrebbe essere superata troppo facilmente. Ragnarok e Loki lo fanno spesso e nella stessa trappola cade anche Endgame col personaggio di Thor (ne abbiamo parlato qui).

Loki sfocia troppo spesso nel clownesco e dimostra, ancora una volta, l’incapacità di essere coerente.

Il problema principale è forse il tono della serie. Se i primi tre episodi sono per la maggior parte sciocchi e leggeri, gli ultimi tre tentano di dare profondità a un personaggio che avrebbe potuto subire un cambiamento più graduale.

L’evoluzione o involuzione a singhiozzo di Loki è la dimostrazione più palese dell’incompetenza della serie (e dell’intero franchise) nella gestione del personaggio interpretato da Tom Hiddleston.

È interessante vederlo soffrire di fronte al video che gli mostra il suo percorso di vita, lo è notare i suoi occhi lucidi alla scoperta che il suo popolo è stato trucidato, lo è ancora di più domandarsi se a Loki piaccia infliggere dolore.

Ma lo show non ha mai il coraggio di andare a fondo e prendere una strada piuttosto che un’altra. Così non sappiamo mai se la serie debba essere presa sul serio o se sia un semplice guilty pleasure.

Mancano i momenti dissacranti che hanno reso grande WandaVision, quelli in cui umorismo e terrore si fondevano l’uno con l’altro. Eppure, l’avvento di Kang il Distruttore e l’identità stessa di Loki/dio dell’inganno avrebbero dovuto essere sufficienti per raccontare una storia più efficace e coinvolgente.

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Pubblicato da Giulia Greco

Geek. Il caffè è la mia droga, serie TV, film, libri, anime, manga la mia passione. Classe '89, sono cresciuta andando a caccia di vampiri con la Scooby Gang e passeggiando tra le vie di Stars Hollow con le testa tra le nuvole, un po' come Luna Lovegood.

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