Povere creature! ha il girl power: la spiegazione del film di Yorgos Lanthimos6 min di lettura —

Povere creature! ha il girl power: la spiegazione del film di Yorgos Lanthimos — 6 min di lettura —

Quando è stato presentato in anteprima all’ottantesima edizione della Mostra d’arte cinematografica di Venezia, Povere creature! di Yorgos Lanthimos è stato accolto con grande calore dalla critica cinematografica, tanto da aggiudicarsi il Leone d’oro per il miglior film.

Ora che, a distanza di mesi, la pellicola è stata distribuita regolarmente nelle sale cinematografiche, le reazioni del pubblico non sono state altrettanto unanimi: in particolare sono sorte decine di discussioni online che hanno tacciato Povere creature! di misoginia. Secondo diversi utenti sui social, il film di Lanthimos promuoverebbe un’immagine svilente della donna, in quanto rappresentata come semplice oggetto sessuale nelle mani degli uomini.

Ma è davvero questo il messaggio del film oppure siamo di fronte all’ennesimo polverone sollevato da parte di chi, forse per pigrizia, si è fermato alla superficie senza scavare nel vero significato del racconto mettendo da parte qualsiasi lettura critica degli eventi messi in scena?

Proviamo a ragionare sull’argomento e scoprire se Povere creature! è davvero un film così controverso.

La storia ruota attorno a Bella Baxter (una magistrale Emma Stone, già vincitrice di un Golden Globe per il ruolo) e al suo percorso di scoperta di sé, del mondo che la circonda e di ogni sfaccettatura della condizione umana nella sua interezza.

Bella è una sorta di mostro di Frankenstein in versione femminile, una creazione nelle mani dell’eccentrico chirurgo Godwin Baxter che, trovato il corpo di una donna incinta morta suicida sulle rive del Tamigi, inizia a sperimentare un modo per infonderle la scintilla della vita. Ma come fare per evitare che le sofferenze della giovane tornassero a tormentarla una volta riportata indietro dalla morte? La risposta è molto semplice per lo scienziato: basterà estrarre il feto dal ventre materno ed impiantare il cervello del piccolo nel corpo della madre.

La protagonista, che ha a questo punto della storia la mente di un neonato, deve imparare da principio ogni cosa: come parlare, come muoversi, come interagire con gli altri esseri umani. In sostanza deve crescere e fare esperienza.

Tuttavia Bella, nel suo viaggio verso l’autoaffermazione e l’emancipazione, si troverà di fronte numerosi impedimenti, rappresentati sempre da uomini viscidi pronti a tutto per approfittarsi della sua ingenuità e per usarla allo scopo di soddisfare i loro istinti più bassi.

È questo il punto della storia che ha generato polemiche tra gli utenti sul web. Bella, che ha una gran sete di conoscenza, scopre l’autoerotismo e l’erotismo, e finisce per ottenere le attenzioni di numerosi uomini durante il suo cammino.

Povere creature!, la spiegazione del film con Emma Stone

Ora se Godwin, Max, Duncan, i clienti del bordello e per finire Alfie fossero stati dipinti all’interno della pellicola in una luce positiva, le critiche al film avrebbero potuto anche essere legittime. Ma dal momento che ognuno di loro rappresenta una diversa sfumatura del male, e la stessa Bella riesce ad avere potere su di loro, a sovvertire i ruoli di genere del periodo storico nel quale Povere creature! è ambientato, e a emanciparsi dalla visione della donna prigioniera di mariti e padri padroni, le polemiche non fanno altro che appiattire le riflessioni sull’opera e sminuirne il potente messaggio di empowerment femminile.

Partiamo proprio da Godwin Baxter, colpevole di aver nascosto a Bella la sua vera identità e di aver tentato di tenerla intrappolata con sé per tutta la vita. Con lui Bella scopre il libero arbitrio allontanandosi per la prima volta dal nido paterno e andando alla scoperta del mondo là fuori. Ma non solo: sul finire del film, la ragazza rimprovera Godwin per averla tenuta all’oscuro di tutto e per aver deciso con prepotenza le sorti della madre e del bambino che era Bella nella sua vita precedente.

Passiamo a Max, che si innamora di lei e le chiede la mano quando ancora il mondo di Bella è in bianco e nero, privo di sfumature. Anche in questo caso, è la protagonista ad assumere il controllo della bizzarra relazione in un primo momento concedendosi la libertà di fare esperienza del mondo, e successivamente proponendosi lei stessa di sposarlo. È Bella al comando, è lei che decide tempi e modalità della loro vita di coppia, è lei che guida mentre Max, completamente arrendevole, la segue.

E poi c’è Duncan, omuncolo patetico dedito ai piaceri del sesso, del gioco d’azzardo, dei soldi e dell’alcol. Duncan è affascinato dall’ingenuità di Bella, dal suo sguardo pieno di meraviglia, dal modo bizzarro con cui articola ogni parola. Sa di poterla possedere e controllare in qualsiasi modo, o almeno è quello che crede, perché nel momento in cui la ragazza inizia a crescere, a sviluppare delle idee, ad avvicinarsi alla filosofia, agli studi umanistici, ai libri, a personalità intellettuali che vedono il mondo non solo come un luogo per dare sfogo agli impulsi della propria libido, ma anche come qualcosa di più profondo, Duncan perde anche quel briciolo di dignità che ancora gli era rimasto almeno in apparenza. Bella sminuisce il personaggio interpretato da Mark Ruffalo nella sua virilità, stancandosi di lui come amante e preferendogli altri uomini.

Duncan, d’altro canto, inizia a vedere Bella come una tentazione del diavolo nel momento stesso in cui lei si emancipa dalla relazione in cui lui la voleva tenere prigioniera. Ci troviamo qui di fronte a una critica verso il patriarcato molto forte: Povere creature! non ci sta suggerendo che sia giusto che una donna chini il capo di fronte a un uomo possessivo, ma esattamente l’opposto!

E lo stesso tipo di critica sociale verso il patriarcato lo troviamo nel segmento del film dedicato alla prostituzione. Bella vende il proprio corpo per denaro, ma si forma in lei l’idea del consenso: dovrebbero essere le ragazze del bordello a scegliere quale cliente soddisfare e non accettare passivamente di giacere con chiunque reclami la loro compagnia.

Non c’è qui propaganda pro prostituzione, ma uno sguardo di disprezzo verso chi alimenta un sistema che riduce le donne a oggetti. La pellicola mette sotto una luce negativa non di certo Bella (che nel frattempo trova nello studio della scienza e negli ideali politici i suoi reali interessi), ma i doppi standard e le contraddizioni di una società per cui le prostitute sono la peggiore feccia sulla faccia della Terra, mentre gli uomini che si approfittano di loro individui rispettabili.

Infine c’è Alfie, il peggiore tra tutti, il marito di Bella (o meglio della donna che abitava il corpo di Bella), un uomo violento, brutale, possessivo, che vede la moglie come una sua proprietà, e nell’idea del piacere femminile una minaccia alla propria presunta superiorità. Per lui, la donna è un semplice accessorio il cui unico scopo è soddisfare i desideri degli uomini e dare loro dei figli. E ribellarsi a questo genere di imposizioni equivale alla morte.

È proprio con Alfie che Bella si prende la propria rivincita, la più soddisfacente: non solo riesce a sopraffarlo in una colluttazione fisica, ma gli dimostra di avere potere su di lui grazie al suo cervello e non al sesso e al genere di appartenenza.

Bella, che è ora una donna istruita, usa la scienza per ottenere la rivincita sul proprio carnefice.

Ed è questo il messaggio più potente e significativo del film di Lanthimos: la donna che si emancipa attraverso lo studio, la conoscenza, il sapere, gli ideali politici, la sorellanza e la solidarietà femminile.

 

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Pubblicato da Manuela Greco

Classe ’92, appassionata di serie TV, film, libri, anime, manga e di tutto ciò che è nerd da che ne ha memoria.

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