Sono già trascorsi dieci anni dalla messa in onda del Pilot di Glee, la serie musical di Ryan Murphy che ha dato voci agli emarginati, ai “diversi”, a chi si sente sempre fuori posto.
Glee non è una serie perfetta, è lontanissima dall’esserlo. Nel corso delle sue sei stagioni ha avuto una serie di alti e bassi, dove gli alti raggiungevano le stelle, e i bassi ci hanno quasi fatto venire la voglia di mollare.
Tuttavia, pur con tutte le sue imperfezioni, Glee è un caposaldo della serialità dell’ultimo decennio sia perché è arrivata in un momento in cui i telefilm iniziavano a diventare molto popolari sul web, con forum e gruppi di discussione molto animati, sia perché il suo stesso format è rivoluzionario.
La serie di Ryan Murphy unisce drama, comedy, musical e momenti di puro nonsense. È una commistione di generi uniti dall’ironia dissacrante di cui già Murphy ci aveva dato un assaggio in Popular.
Ciò che distingue Glee dagli altri teen drama è il suo giocare con gli stereotipi e rivoluzionarli nei modi più disparati. L’eterna rivalità tra popolari e sfigati, uno dei topoi delle serie TV americane a sfondo adolescenziale, è così marcata da risultare ilare. Ciò non significa che Glee manchi di sensibilità, anzi, riesce, col sarcasmo che lo contraddistingue, a toccare tematiche molto delicate in maniera naturale, parlando al pubblico col linguaggio dei giovani.
La serie si fa portavoce degli outcasts, si mette dalla loro parte e mostra il lato infernale del liceo (come già aveva fatto Whedon in Buffy col personaggio di Cordelia). Il bullismo e l’emarginazione sociale sono i grandi temi di Glee, che, attraverso la sua narrazione veloce e colorata, racconta delle difficoltà di trovare accettazione in un mondo che non fa altro che buttarti giù.
Le prime tre stagioni sono originali e divertenti, e la lotta dei membri del Glee Club contro i bulli che si prendono gioco di loro funziona nell’ottica del liceo. Le cose cambiano drasticamente con la quarta stagione, quando la maggior parte dei protagonisti si trova a fare i conti col mondo reale. Le vendette, le gelosie, tutte le dinamiche tipiche dell’adolescenza vengono riproposte in un contesto in cui perdono di significato. È da quel momento che Glee perde il suo smalto, con personaggi la cui crescita è altalenante e discontinua.
Forse sarebbe stato dire addio per sempre a Rachel, Santana e Kurt e proporre un nuovo gruppo di looser adottando una strategia à la Skins.
Nonostante ciò, ripensiamo con affetto e nostalgia a Glee e ai suoi numeri musicali, che continuiamo ad ascoltare e riascoltare, rituffandoci ogni volta nei ricordi della serie.
Giulia e Manuela
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