Compagni di viaggio è la migliore rappresentazione queer non edulcorata, la recensione3 min di lettura —

Compagni di viaggio è la migliore rappresentazione queer non edulcorata, la recensione — 3 min di lettura —

Scandita nel corso di circa un trentennio, Compagni di viaggio (Fellow Travelers in originale) racconta l’amore proibito tra l’affascinante e cinico Hawkins “Hawk” Fuller e il timido ma deciso Timothy Laughlin, detto Skippy.

Tratta dall’omonimo romanzo di Thomas Mallon, la miniserie con protagonisti Matt Bomer e Jonathan Bailey (che in Italia è disponibile su Paramount+) si è rivelata fin da subito un grande successo, ricevendo il plauso della critica e già una marea di nomination ai più prestigiosi premi dedicati al meglio dell’intrattenimento come i Critics Choice Award e i Golden Globe. Proviamo a scoprire le principali ragioni della sua buona riuscita.

Compagni di viaggio tra tematiche e rappresentazione queer, la recensione

Grazie anche al focus sul contesto storico che fa da sfondo alla vicenda narrata, nel corso degli otto episodi che la compongono Compagni di viaggio affronta numerose e importanti tematiche: l’omofobia nel pieno del maccartismo; gli eccessi di alcol e droga durante gli anni Settanta; il dilagare dell’AIDS negli Ottanta; ma anche il complicato rapporto tra religione e omosessualità; il ruolo della donna in quei decenni; i conflitti generazionali e molto altro ancora.

Compagni di viaggio, la recensione della serie di Paramount+Ciò che però colpisce particolarmente in positivo di Compagni di viaggio (oltre alle interpretazioni impeccabili dei due attori protagonisti) è che ci troviamo di fronte alla rappresentazione queer non edulcorata di cui c’è sempre bisogno. Molto spesso, infatti, anche le serie TV dedicate alla comunità LGBTQIA+ tendono ad attenuare alcuni aspetti delle relazioni che mettono in scena, quasi a glissare sull’intimità che lega due personaggi, come se il sesso fosse un confine da non superare, come se una storia d’amore tra due uomini (o tra due donne) fosse degna di essere raccontata solo se fatta di dolcezza, carezze e timidi baci.

Pensiamo, ad esempio, all’acclamatissima Heartstopper, che sicuramente è dedicata a un target più giovane rispetto a quello di Compagni di viaggio, che ha sì il merito di averci donato un gruppo queer eterogeneo a cui è impossibile non affezionarsi e che ha aiutato diversi giovani a prendere coscienza delle proprie preferenze sessuali, ma che ha pure la pecca di aver sorvolato sui desideri e le pulsioni che accompagnano praticamente ogni ragazzo durante l’adolescenza.

Meglio ancora poi se l’omosessualità rimane solo un sottotesto mai approfondito se non addirittura ignorato. E di esempi in questo caso ne abbiamo a bizzeffe!

Senza scomodare il nostrano Un professore, la cui seconda stagione sta generando grande malcontento nelle legioni di spettatori affezionati (e di cui vi parleremo in maniera approfondita molto presto!), pensiamo a tutti quei personaggi la cui queerness è rimasta un detto-non-detto: Sherlock e Watson, Dean e Castiel, Merlino e Artù, Emma e Regina e tanti, tantissimi altri.

Compagni di viaggio, invece, raccoglie l’eredità di serie TV come Queer as Folk o Sense8 e sceglie di mostrare ogni momento della relazione Hawk e Skippy, che vivono il loro amore su più livelli: quello sentimentale ed emotivo di certo, ma anche quello fisico.

Ma attenzione a non fraintendere! La serie non sta feticizzando la relazione tra i due protagonisti con nudità eccessiva o scene di sesso gratuite, tuttavia mette ben in chiaro che, come in ogni coppia sessualmente attiva, fare l’amore fa parte del pacchetto, e mostrarlo su uno schermo (così come farlo nella vita vera) non è mai un peccato!

 

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Pubblicato da Manuela Greco

Classe ’92, appassionata di serie TV, film, libri, anime, manga e di tutto ciò che è nerd da che ne ha memoria.

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