Teen Wolf | Recensione3 min di lettura —

Teen Wolf | Recensione — 3 min di lettura —

Dopo la recente conclusione di altre serie televisive che, come The Vampire Diaries e Pretty Little Liars, hanno fatto esplodere il fenomeno social applicato ai telefilm, anche Teen Wolf è giunto al termine.

Seppur non sia mai stato il telefilm del momento, quello più chiacchierato, più famoso, o più avvincente, ha comunque il merito di aver portato anche una rete come Mtv, famosa per l’interesse verso il mondo musicale, a proporre contenuti seriali.

Partito in sordina, con una prima stagione poco memorabile e improntata in modo particolare sulle tematiche adolescenziali, Teen Wolf ha subito un’impennata positiva nelle sue stagioni centrali (seconda e terza stagione), guadagnandosi un pubblico sempre più vasto e variegato, per poi deludere le aspettative dei fan dal finale della terza stagione in avanti.

Complice l’abbandono della maggior parte del cast originale (solo Tyler Posey e Holland Roden sono presenti come series regular dal primo all’ultimo episodio), Jeff Davis ha faticato sempre più a trovare storie originali e accattivanti che coinvolgessero il pubblico affezionato agli storici protagonisti.

Se la scrittura della serie è via via peggiorata a causa di diversi fattori, la colpa maggiore è da imputare comunque allo stesso Davis, che non è riuscito a creare storyline lineari, chiare, ma che, anzi, si è ritrovato incastrato in una matassa indistricabile fra spiegazioni mancate, moventi deboli, ritorni forzati e caratterizzazioni poco incisive.

Teen Wolf non ha mai preteso di essere una serie da Emmy, non voleva eguagliare serie come la successiva Penny Dreadful, ma, nell’ambito degli show fantasy, horror e sci-fi, avrebbe potuto ritagliarsi un posto di tutto rispetto, soprattutto potendo contare su attori come Dylan O’Brien, che ha dimostrato di essere più che capace, su un’ampia mitologia, che affondava le proprie radici in leggende ed elementi folkloristici già noti, e su tematiche via via sempre più mature e adulte.

Soprattutto con la terza stagione, con l’arco del nogitzune, quando l’azione si svolge prevalentemente all’interno della Eichen House, e con lo sviluppo dei poteri da banshee di Lydia, Teen Wolf stava esplorando sentieri più dark, che, se percorsi fino in fondo, abbandonando quasi completamente la vena teen, come già successo con Buffy a suo tempo, avrebbero contribuito a rendere il telefilm più competitivo al pari del già citato Buffy o di Supernatural, serie che, seppure non tenute in alta considerazione dall’Academy, sono note per essere qualitativamente superiori a quelle dedicate alla stessa fascia di pubblico e per essere cresciute con il loro fandom.

Anche se Teen Wolf ha fatto meno di quanto le sue potenzialità gli avrebbero permesso, è riuscito a non distruggersi completamente come accaduto col fratello The Vampire Diaries. Pensiamo solo all’ultima stagione di entrambi: mentre TVD ha puntato su una trama volontariamente creata al solo scopo di dare una conclusione alla serie, e poco importava se fosse degna o meno, Teen Wolf, pur essendosi arenato su alcune scelte creative, ha preferito di nuovo una mitologia solida che gli ha permesso di affrontare tematiche come la paura del diverso e il genocidio, temi che, tra gli altri, hanno decretato il successo di serie come Doctor Who o la saga letteraria di The Mortal Instruments.

Giulia e Manuela

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Pubblicato da Manuela Greco

Classe ’92, appassionata di serie TV, film, libri, anime, manga e di tutto ciò che è nerd da che ne ha memoria.

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