Spuffy e altre ship che amiamo tra battibecchi, segreti e comprensione reciproca20 min di lettura —

Spuffy e altre ship che amiamo tra battibecchi, segreti e comprensione reciproca — 20 min di lettura —

Buffy e Spike sono la personificazione del trope Enemies to lovers. Nemici mortali che si innamorano l’uno dell’altra, dando vita a una delle ship più amate di sempre. Ma gli Spuffy sono anche una di quelle ship in cui i personaggi non possono fare a meno di fidarsi ciecamente l’uno dell’altra, malgrado insistano sul decantare l’odio viscerale che li unisce.

In questo tipo di relazioni, una o entrambe le persone coinvolte non fanno altro che insultarsi a vicenda. È praticamente il loro linguaggio d’amore. Spesso e in modo spietato, si ripetono quanto sia profondo l’odio che nutrono l’uno per l’altro. La loro relazione è basata su un bisticciare costante, eppure, quando si tratta di faccende veramente importanti, i due si coprono le spalle a vicenda. Sarebbero disposti a dare la propria vita per l’altro, hanno completa fiducia nelle abilità del proprio partner, ma soprattutto si comprendono a un livello che per chiunque altro è assolutamente impenetrabile.

Spuffy, perché la dinamica della ship è così irresistibile

Per Buffy, essere la Cacciatrice è una sentenza a vita. Sa di essere diversa e sa che nessun altro potrà mai condividere il peso che grava sulle sue spalle. Tutto cambia con l’arrivo di Kendra prima e di Faith poi, ma nonostante ci sia un’altra Cacciatrice in circolazione, le cose per Buffy non cambiano. La morte di Kendra prima e la strada oscura intrapresa da Faith poi riportano Buffy allo status quo: è lei sola a dover portare il fardello della Cacciatrice.

Nella settima stagione, diventa sempre più evidente la distanza tra Buffy e i suoi amici, che per quanto ci provino proprio non riescono a calarsi nei suoi panni.

Il dialogo tra Faith e Buffy nel penultimo episodio della serie ne è la conferma. Nonostante Buffy sia circondata da persone che l’amano, si sente più isolata e incompresa che mai.

Faith: Il fatto è che sono stata sola per tutta la vita. Ti guardo e vedo quello che tu hai e, non so, sono gelosa. Tutti mi guardano e si aspettano che li guidi e non mi sono mai sentita così sola in vita mia.

Buffy: Già.

Faith: Ed è così che ti senti tutti i giorni, vero?

Buffy: Voglio bene ai miei amici. Sono grata di averli nella mia vita. Ma questo è il prezzo per la Cacciatrice.

Immagino che chiunque sia solo. Ma essere una Cacciatrice? È un peso che non possiamo condividere.

Eppure, nonostante ciò, Buffy trova alla fine qualcuno che riesce a capirla meglio di chiunque altro. E quel qualcuno è Spike.

Forse perché ossessionato dall’idea stessa della Cacciatrice e da ciò che rappresenta, Spike finisce per diventare la sola persona a cui Buffy proprio non riesce a mentire. Già ne Il sentiero degli amanti, nella stagione 3, Buffy ammette che, per qualche strana ragione, Spike è l’unico che non riesce a ingannare. Certo, all’epoca i due erano ancora nemici mortali o alleati occasionali, ma l’episodio in questione rappresenta l’incipit per ciò che arriverà dopo. Da questo momento in avanti, Spike sarà sempre la persona con cui Buffy si confida nell’ombra, quando né Riley, né Giles né tantomeno Willow e Xander sembrano in grado di offrirle il conforto di cui ha bisogno.

È però nella quinta stagione che assistiamo a una svolta vera e propria.

In Pazzi d’amore, Buffy viene ferita da un vampiro col suo stesso paletto. Conscia del fatto di non essere invincibile e che qualsiasi vampiro potrebbe ucciderla se ne avesse l’opportunità, Buffy si rivolge all’unica persona ancora in vita che abbia ucciso non una ma ben due Cacciatrici.

L’episodio, che ruota tutto attorno alla storia di Spike, permettendoci di conoscere più approfonditamente l’uomo oltre il mostro, gioca tutto sui sentimenti di odio e attrazione che proprio non danno pace al vampiro.

Dopo il sogno rivelatore che gli fa comprendere di essere attratto da Buffy (Fuori di testa), Spike vive un conflitto interiore che raggiunge il suo apice e si risolve – almeno in parte – in Pazzi d’amore.

Spike rivive con Buffy le delusioni del suo passato con Cecily, la nobildonna che amava quando ancora era umano e che non lo ricambiava. Il parallelismo è evidente nelle parole che entrambe rivolgono a Spike: “You’re beneath me”, mi sei inferiore – parole che ritornano nella settima stagione con In profondità nel momento in cui Spike dice “the thing beneath—beneath you. It’s here too.” rivolgendosi quasi certamente al Primo, ma probabilmente anche al mostro che era.

William ha sempre sofferto di una bassa autostima e la trasformazione in vampiro non ha in realtà cambiato le cose. William è sopravvissuto, continua a vivere in Spike e così, quando nel finale dell’episodio pensa sia giunto il momento di uccidere Buffy per porre fine ai suoi tormenti, vedendola piange le si siede accanto per consolarla.

Devastata alla notizia della malattia della madre, la giovane Buffy accetta il conforto che Spike le offre e gli si mostra per la prima volta vulnerabile. Ma è un lato di Buffy a cui né Riley né i suoi amici hanno accesso in quel momento, perché per qualche motivo all’apparenza ignoto, Buffy già sa che Spike è il solo con cui può mostrarsi fragile.

Da questo momento in avanti, la relazione tra Buffy e Spike, pur tra alti e bassi e pur se fatta di costanti battibecchi, litigi e dimostrazioni di forza, inizia a basarsi sulla fiducia reciproca. Spike smette di essere un semplice alleato e si trasforma in qualcosa di più, qualcuno a cui Buffy affida la sicurezza delle persone a cui tiene di più, Dawn e Joyce. Spike rischia la propria vita pur di difendere il segreto della chiave, Buffy lo sa e non lo dimentica.

Giunti alla sesta stagione, la relazione tra Buffy e Spike si fa più intensa. Buffy sente di essere completamente estranea al mondo dei vivi e trova sollievo e sostegno solo in compagnia di Spike. È lui il solo a cui rivela la verità: i suoi amici non l’hanno salvata dal tormento eterno, l’hanno strappata da un luogo in cui finalmente, dopo una vita trascorsa a lottare, Buffy era in pace. Spike, una creatura della notte, un vampiro senz’anima, è l’unico ad aver attraversato un’esperienza in qualche modo simile. Mentre Willow e Xander non riescono proprio a comprendere quanto sia difficile per Buffy ricominciare a vivere dopo essere stata riportata in vita, Spike lo fa. E nonostante la loro relazione nella sesta stagione non sia sana per nessuno dei due ben prima di Profondo rosso (Spike sa di essere usato, ma tanto gli basta e Buffy ha bisogno di lui per potersi sentire di nuovo viva), Spike resta la persona alla quale Buffy si rivolge e a cui chiede aiuto in qualsiasi momento.

Soprattutto, però, è la stagione finale di Buffy l’ammazzavampiri a confermarci quanto Buffy e Spike abbiano imparato, negli anni, a fare affidamento l’una sull’altro.

Mentre gli Scoobies, le potenziali e persino Giles mettono in dubbio le capacità di giudizio e leadership di Buffy, Spike le resta sempre accanto e Buffy ne è pienamente consapevole.

In Spazi vuoti, quando Giles informa Buffy di aver mandato Spike in missione, la risposta di Buffy è disarmante e brutalmente onesta.

Buffy: Spike? Pensa sia una missione da cui Spike tornerà vivo?

[…]

Giles: Ho fatto ciò che ho ritenuto giusto.

Buffy: Lei ha mandato via la sola persona che mi guarda le spalle. Di nuovo.

Giles: Tutti ti guardiamo le spalle.

Buffy: Buffo… Non mi sembra sia così.

E più tardi, nello stesso episodio, dopo l’ammutinamento degli Scoobies, Buffy insiste: “È per questo che ha mandato via Spike? Per mettermi in discussione?”

Ciò che dice Buffy è vero: Spike è l’unico che le resta fedele fino alla fine, così come lei è la sola a credere che Spike possa essere un brav’uomo. “Io credo in te”, gli dice nonostante il Primo lo stia usando come un burattino.

È come dice Giles: “C’è una connessione tra voi. Lui fa affidamento su di te e tu fai affidamento su di lui”.

5 ship eredi degli Spuffy

1. Musa e Riven (Fate: The Winx Saga)

5 ship eredi di spuffy

Non sono esattamente nemici, Musa e Riven, ma la loro prima, fugace (dura letteralmente 30 secondi) interazione nella prima stagione di Fate: The Winx Saga già gettava le basi per ciò che avremmo visto più tardi.

Fin dal primo episodio della serie live-action di Netflix, Musa ha difficoltà nel gestire e nell’accettare i propri poteri. Le cuffie perennemente sulle orecchie, Musa tende a estraniarsi dal mondo esterno perché le emozioni degli altri studenti di Alfea non fanno che sopraffarla. Quando fa la conoscenza della chiassosa Terra, le fa presente che è una fata della mente, è un’empatica e i suoi poteri non le sembrano affatto un dono, sono per lei una maledizione. È per questo che frequentare Sam la fa stare bene: lui rappresenta l’assenza del caos a cui ormai ha fatto il callo, una piccola finestra su un mondo che non conosce ma che desidera. Tuttavia, non è Sam a capire fin da principio quanto Musa voglia altro, quanto si senta diversa. Né lo fanno le sue amiche Winx. È Riven ed è proprio a lui che, per qualche arcano motivo, Musa rivela di volere dell’altro rispetto a ciò che Alfea ha da offrirle.

“Ero una ballerina, mi manca il movimento fisico”, gli confida e Riven lo comprende, perché anche lui vuole qualcos’altro, anche lui si sente un outsider, un reietto. Però il Riven della prima stagione non ha ancora compiuto quel passo in avanti che lo trasformerà nell’unica persona con cui Musa riesce a confidarsi, così ciò che le dice, velenoso, è che ad Alfea nessuno le permetterà mai di essere qualcosa di diverso dai suoi poteri.

Nella stagione 2, tuttavia, tutto cambia e Riven diventa colui che le infonde speranza.

La tua vita è solo tua. Puoi viverla comunque tu voglia. Fanculo tutti gli altri.

Nel corso della seconda stagione, quando Musa inizia ad abbracciare la propria magia, finisce per manipolare le persone a lei più care, Sam e Aisha. Così la convinzione che starebbe meglio senza si fa largo nella sua mente. Musa sceglie consapevolmente di rinunciare ai propri poteri di fata ed è così che la sua relazione con Riven (che secondo Freddie Thorp è la chiave che apre il suo cuore) ha veramente inizio.

Aver visto Musa nel suo momento peggiore, trasforma Riven nel custode di un segreto che la ragazza sente di non poter condividere con nessun altro.

Quando, nel quinto episodio della stagione 2, Terra insiste affinché Musa riacquisti i suoi poteri, la ragazza è riluttante.

Sono felice che tu stia vivendo la tua verità. Ma ciò non ti rende un’esperta in materia.

Per Riven è facile percepire che c’è qualcosa che non va, ma quando cerca di incoraggiare la ragazza ad aprirsi con le sue amiche, Musa non è per nulla convinta. È certa che nessun altro mostrerà comprensione.

Musa: Cosa dovrei fare?

Riven: Dille la verità.

Musa: Cosa vorresti dire?

Riven: Andiamo, Musa. So cos’è successo. Ho mentito. Non eri svenuta. Sono arrivato qualche secondo prima che venissi attaccata. Ti ho vista uscire fuori e rinunciare alla tua magia. Ti avrei fermata, ma sono stato attaccato e quando mi sono liberato, era già tutto finito.

Musa: Non hai idea di quanto sia stato difficile. Per tutta la mia vita-

Riven: È ovvio, nessuno lo sa. La tua vita è solo tua. Puoi viverla comunque tu voglia. Fanculo tutti gli altri. Il fatto è che sono certo che capirebbero.

Musa: Non ne sono così sicura. Ti prego non dirlo a nessuno.

Musa e Riven finiscono per condividere un segreto di cui nessun altro è a conoscenza e, citando le parole di Thorp intervistato da Collider, “coi segreti arrivano i momenti di vulnerabilità e attraverso di essi nasce un legame tra loro. È una dinamica importante, perché crea comprensione e intimità”.

2. Arya e Gendry (Game of Thrones/Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco)

È un caso, una maledetta coincidenza che la figlia di un traditore e il bastardo di un re morto viaggino insieme in incognito tra le reclute sei Guardiani della Notte e finiscano per stringere un legame di fiducia e amicizia nella peggiore delle situazioni possibili.

Eppure, è quello che succede ad Arya e Gendry ne Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco.

Quando Arya viene presa sotto l’ala protettrice di Yoren, non può fidarsi di nessuno. La guerra per il trono è iniziata e gli Stark sono nemici della corona. La ragazzina fa di tutto pur di passare inosservata, nascondendo la propria identità dietro gli abiti vecchi e logori di “Arry”, deve essere cauta e diffidente, deve guardarsi le spalle da chiunque tranne che da Yoren per poter arrivare sana e salva alla Barriera, da suo fratello Jon.

Eppure qualcosa cambia e Arya si rende conto di non potercela fare da sola. Allo stesso modo Gendry – testardo e guardingo – abbassa le sue difese e trova in Arya una complice, scegliendo di proteggere il segreto della ragazza.

Alla morte di Yoren, Gendry, Arya, Frittella e compagni non hanno più una guida, un adulto che li protegga. Sono rimasti completamente soli e devono prendere decisioni difficili. Così, quando Gendry affronta Arya dicendole di aver scoperto il suo segreto, di sapere che è una ragazza, lei non vede altra soluzione se non rivelargli tutta la verità.

Arya non è costretta a farlo, sa che potrebbe semplicemente assumere un’altra identità, come farà poi innumerevoli altre volte. Ma sceglie invece di fidarsi di lui, gli racconta di suo padre e della sua famiglia, implorandolo di mantenere il suo segreto.

«Quelle cappe dorate, giù alla locanda, era te che cercavano. Ma ti non ci hai detto mai il perché.»
«Vorrei saperlo anch’io io, il perché. Credo che Yoren lo sapesse, ma non me lo ha mai detto. E tu? Perché hai pensato che cercassero te?»

Arya si morse il labbro. E ricordò ciò che Yoren le aveva detto il giorno in cui le aveva rasato i capelli con il pugnale: “Metà di questa feccia ti getterebbe in pasto alla regina senza pensarci un attimo, in cambio della grazia e. forse, di una manciata di monete d’argento. L’altra metà farebbe lo stesso, ma prima ti stuprerebbe”. Gendry era l’unico a essere diverso: la regina voleva anche lui.

«Te lo dico se tu lo dirai a me» gli rispose cautamente.

«Te lo direi se lo sapessi, Arry, davvero… È proprio così che ti chiami, o hai un altro nome, da ragazza?»

Arya abbasso lo sguardo alle radici contorte ai suoi piedi. Capì che la finzione era finita. Gendry sapeva, e nei pantaloni, lei non aveva niente con cui convincerlo del contrario. Poteva estrarre Ago e ucciderlo lì, in quel preciso istante, oppure poteva fidarsi di lui. Non era però certa di riuscire a ucciderlo: anche lui aveva la spada ed era molto più forte di lei. L’unica alternativa che le rimaneva era raccontare la verità. «Lommy e Frittella non devono sapere.»

«Non sapranno niente» giurò Gendry. «Non da me.»

«Arya.» Alzò gli occhi a incontrare quelli di lui. «Il mio nome è Arya. Della Casa Stark.»

«Della Casa…» gli ci volle qualche momento per far combaciare i pezzi. «Il Primo Cavaliere del re si chiamava Stark. Quello che hanno ucciso come traditore.»

«Non è mai stato un traditore. Era mio padre.»

Gendry sbarrò gli occhi: «Quindi è per questo che tu hai pensato…»

«Yoren mi stava portando a casa» Annuì Arya. «A Grande Inverno.»

Da questo momento in avanti, Arya e Gendry diventano inseparabili. Pur continuando a litigare furiosamente, a prendersi in giro a vicenda e fare la lotta nella fucina di Lady Smallwood, Arya e Gendry creano un legame impossibile da recidere. Ed è la stessa Arya e rivelarci il perché: “Gendry sapeva, ma con lui era diverso“.

3. Michael e Maria (Roswell)

Michael Guerin è un personaggio complesso sotto tanti punti di vista e di conseguenza lo è la sua relazione con Maria.

Nata a suon di insulti e in seguito a un bacio tutt’altro che romantico, la storia di Michael e Maria è fatta di alti e bassi, contrasti e dissapori. Sembra quasi una contraddizione, un paradosso, ma nonostante tutto tra Maria e Michael c’è un livello di comprensione e complicità che Max e Liz non hanno mai conosciuto.

La relazione tra Michael e Maria è intensa perché nasce dalla solitudine prima e dalla consapevolezza di aver finalmente trovato qualcuno di cui potersi fidare poi.

Nonostante possa sempre contare su Max e Isabel, infatti, Michael sente di non avere nessuno si cui contare veramente. Fin dal primo episodio di Roswell, Michael è quello che, più di tutti, desidera scoprire di più sul proprio passato, sul luogo da cui proviene e sulla sua vera famiglia.

Già ne secondo episodio della serie, quando Max cerca di dissuaderlo dal fare irruzione nel dipartimento dello sceriffo mettendo tutti nel guai, Michael gli dice: “Tutto ciò che vuoi è proteggere ciò che hai a Roswell. Hai mai pensato a come mi sento io?

Michael non è stato fortunato da bambino. Mentre Izzy e Max sono stati adottati da due genitori affettuosi, a Michael è toccato Hank, un padre affidatario ubriacone e violento che ha preso Michael con sé per l’assegno mensile che riceve per mantenerlo.

Nel quindicesimo episodio della prima stagione, Independence day, scopriamo che Michael è vittima di abusi domestici. Hank non si fa problemi ad alzare le mani sul figlio, soprattutto quando beve un bicchiere di troppo e Michael si rifiuta di fargli da servo. Eppure Michael si convince in qualche modo di meritare quella vita, perché è l’unica che ha. E quando Isabel e Max cercano di aiutarlo e gli propongono di chiedere l’emancipazione per poter dire addio a Hank per sempre, Michael sa che loro proprio non possono capire come si sente.

Michael: Proprio non capite. So che Hank può essere un idiota, ma è tutto ciò che avevo e adesso avete rovinato tutto per sempre.
[…] Max, non appartengo a questo posto, non appartengono a nessun posto.

Isabel: Michael, capiamo perché-

Michael: No è vero. Isabel, voi non potete capire.

Max e Isabel sono la sua famiglia, ma sono stati fortunati, sono amati. Per Michael è diverso. Così, quando le cose con Hank si mettono per il peggio e Max e Izzy si ostinano a vedere le cose solo dal loro punto di vista, Michael si rivolge a Maria. Permette a se stesso di essere vulnerabile per una volta nella vita e si addormenta piangendo tra le braccia della ragazza, che lo culla senza chiedergli alcuna spiegazione.

È facile intuire da dove derivi questa complicità. Maria non vive gli stessi disagi di Michael, è vero, ma la sua famiglia non è certo perfetta. Troppo spesso si trova a fare da genitore alla propria madre, è cresciuta denza un padre e, un po’ come Michael, è diventata più cinica del suoi compagni di scuola. Forse è per questo che Michael sa di poter contare su di lei nel momento più difficile della sua vita. Michael sceglie di fidarsi di qualcuno che incredibilmente a sua volta ha scelto lui. Max e Isabel gli vogliono bene, ma Michael, convinto com’è di non valere nulla, pensa che gli stiano accanto solo perché appartengono alla stessa specie, perché condividono lo stesso segreto.

È Maria a infondergli fiducia, diventando così la persona a cui Michael tiene più che a chiunque altro.

4. Destiel (Supernatural)

Dean è il personaggio più sensibile di Supernatural, quello che sa farci piangere quando è lui a piangere. È però anche il tipo di persona che non permette mai a se stessa di essere vulnerabile, cresciuto com’è per essere un soldato, qualcuno che non dovrebbe mai mostrarsi fragile al cospetto di nessuno. Dean assorbe la lezione del padre e cerca con tutto se stesso di non mostrare mai le proprie paure, soprattutto di fronte al fratello che ha giurato di proteggere (fallendo solo di quando in quando). È con l’arrivo di Castiel che vediamo Dean aprirsi e mostrarsi per com’è veramente prima ancora che l’angelo si ribelli.

Forse è che Castiel riesce a vedere oltre la sua corazza fin dal primo incontro (“Qual è il problema? Non pensi di meritare di essere salvato” gli dice con certezza assoluta), ma Dean – nonostante l’astio che nutre nei confronti degli angeli e malgrado non si faccia remore nel fargli notare le ipocrisie sue e dei suoi fratelli – si lascia andare molto più facilmente con Cass di quanto abbia mai fatto con chiunque altro. La corazza man mano viene via e resta solo la fiducia, non perché Dean creda che Castiel sia il solo a guardargli le spalle (c’è già Sam a farlo, c’è Bobby), ma perché Cass gli offre un supporto emotivo diverso.

È questo l’aspetto più bello della loro relazione: Dean può essere davvero se stesso attorno a Cass, senza finzioni, senza mostrare falsa spavalderia.

“Non sono forte abbastanza”, gli confessa piangendo in Sulla punta di uno spillo quando ai suoi occhi Cass è ancora solo un soldato privo di emozioni. Cass vede il meglio e il peggio di Dean, si lascia coinvolgere, diventa più umano e a sua volta mostra a Dean le proprie, di debolezze.

“Ho domande, ho dubbi”, confessa Castiel pregando Dean di non rivelarlo a nessuno e in quel momento non è solo l’angelo guerriero che ha salvato Dean dall’inferno. È vulnerable a sua volta, non uno strumento, una persona.

Da quel momento in avanti il rapporto tra Dean e Cass è costellato di momenti intimi, durante i quali l’uno o l’altro si trova a dar voce alle proprie insicurezze e paure (Hunteri Heroici, Le cose lasciate in sospeso, giusto per fare qualche esempio). Ma è soprattutto con il primo “Ho bisogno di te” che Dean, non abituato a dar voce ai propri sentimenti e cresciuto con l’idea di non aver bisogno di nessuno, mostra il suo lato più vulnerabile, perché ammettere di aver bisogno di qualcuno per stare bene, per Dean è molto più importante di confessargli di amarlo. Ed è qui che sta la tragedia. Cass conosce Dean meglio di chiunque altro, è la sola persona con cui Dean non indossa una maschera né finge di star bene, ma c’è una cosa che proprio non riesce a capire: non sa che quel bisogno non deriva dalla sua utilità in battaglia, ma che esserci per Dean è più che sufficiente.

5. Klaus e Camille (The Originals)

È difficilissimo per chiunque provare empatia per Klaus nell’universo di The Originals. L’ibrido è temuto e odiato da tutto il mondo sovrannaturale. Persino i suoi fratelli, che hanno promesso di amarlo “sempre e per sempre” spesso non riescono proprio a comprendere la sue azioni più avventate (soprattutto perché troppe volte danneggiano loro). E poi arriva Cami, la sua terapista e biografa personale che per la prima manciata di episodi è alla mercé del vampiro originale. Klaus le racconta la sua storia, i momenti drammatici, quelli (pochi) felici e gli orrori di cui si è macchiato per secoli, per poi cancellarle la memoria subito dopo.

Ciononostante, Cami è persistente, vuol sapere di più di Klaus, non vuole dimenticare. E nonostante Klaus le urli contro che “conoscere anche solo una frazione di ciò che sono ti distruggerebbe!”, Camille non ci casca, perché Klaus e Cami riescono in poche settimane a creare un legame profondo e reale. Ed è Klaus stesso a rivelarlo a Haley dopo la morte di Camille.

“Mi hai tenuta qui per settimane perché volevi che qualcuno, chiunque, potesse vedere chi sei veramente e ora che l’ho fatto ne sei terrorizzato“, gli dice Camille senza paura. Ma ciò che abbatte veramente le difese di Klaus è la reazione di lei alla vista delle torture che Klaus ha subito. “È una bestia” gli dice suo padre Mikael, ma Cami capisce che Klaus non lo è davvero, che è solo ferito.

Oh mio dio. Nessuno dovrebbe soffrire quello che hai sofferto tu.

Camille lo spiazza e diventa la sua ancora di salvezza. Laddove Mikael ha sempre visto un mostro, Cami vede l’uomo. E persino dopo la sua morte, quando Klaus è tenuto prigioniero, Cami continua ad accompagnarlo, a rappresentare il buono che c’è in lui e che fino a quel momento solo lei ha visto.

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Pubblicato da Giulia Greco

Geek. Il caffè è la mia droga, serie TV, film, libri, anime, manga la mia passione. Classe '89, sono cresciuta andando a caccia di vampiri con la Scooby Gang e passeggiando tra le vie di Stars Hollow con le testa tra le nuvole, un po' come Luna Lovegood.

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