Il narratore inaffidabile: 10 esempi tra letteratura, cinema e TV8 min di lettura —

Il narratore inaffidabile: 10 esempi tra letteratura, cinema e TV — 8 min di lettura —

In letteratura, così come al cinema e in TV, uno degli escamotage più interessanti utilizzati dagli scrittori per coinvolgere i fruitori dell’opera a un livello intellettualmente più profondo è quello di inserire un narratore inaffidabile all’interno della storia raccontata.

Di fronte a un narratore che mente, inganna, omette e distorce determinate informazioni mettendo in dubbio la sua stessa credibilità, il lettore o spettatore deve compiere uno sforzo notevole per distinguere verità e menzogne, giungere alle proprie conclusioni, andare dritto alla risoluzione di un mistero in una fitta rete di segreti, incognite, conflitti e colpi di scena.

Tra serie TV, film, romanzi e opere a fumetti, di narratori inaffidabili ce ne sono tanti. Noi ne abbiamo scelto dieci tra i più interessanti. Eccoli tutti.

Il narratore inaffidabile tra letteratura, cinema e TV

1. Ken Kaneki (Tokyo Ghoul)

Quando facciamo la sua conoscenza nel primo volume di Tokyo GhoulKen Kaneki ci viene presentato come un ragazzo estremamente ferito.

Se ipoteticamente si dovesse scrivere un’opera con me come protagonista… si tratterebbe indubbiamente… di una tragedia.

Il motivo della sua infelicità, ben prima della trasformazione in ghoul, sembra essere la scomparsa della madre, morta per essersi spinta oltre i propri limiti nel tentativo di concedere a Ken un futuro degno di essere vissuto.

Tuttavia, più la storia procede e ci accorgiamo del precario stato di salute mentale del protagonista, più veniamo a scoprire tanti piccoli dettagli che ci fanno mettere in dubbio la sua stessa credibilità, e così ci rendiamo conto che in realtà Kaneki si è creato un’immagine alterata della madre, per nulla veritiera, per proteggere se stesso da un’amara verità: quella di essere stato vittima di violenza domestica.

2. Charlie (Ragazzo da parete)

Attraverso una serie di lettere rivolte a un destinatario sconosciuto (e di rimando a noi lettori), il giovane Charlie racconta il suo primo anno di liceo: la grande amicizia con Patrick; la cotta per la compagna più grande Sam; la stima per Bill, il suo insegnante di inglese; la passione per lettura e scrittura.

Ma Charlie ci parla anche di alcune esperienza traumatiche che hanno segnato la sua vita: il suicidio del suo migliore amico e la morte della zia Helen in un incidente d’auto. Solo che ci sono dei ricordi che il protagonista ha represso, che non gli permettono di raccontarci davvero ogni cosa del suo passato, almeno fino a quando il rimosso riemerge e Charlie realizza di aver subito abusi sessuali da bambino proprio da parte della defunta zia.

È a partire da quel momento che il protagonista inizia a essere del tutto sincero col lettore.

3. Rae Earl (My Mad Fat Diary)

Nel suo diario segreto, Rae Earl racconta ogni dettaglio della sua adolescenza a Stamford alla fine degli anni Novanta: dal disturbo alimentare da cui è affetta alle sedute di terapia col dottor Kester fino al rapporto conflittuale con la madre e l’amicizia con Chloe, Finn, Archie, Chop e Izzy.

La serie è filtrata dal punto di vista della protagonista, che, naturalmente, racconta le sue sensazioni e non per forza l’oggettività dei fatti. Nella sua storia ci sono poche certezze, e una di queste è che l’amica/nemica Chloe è la cattiva della situazione che fa di tutto per metterle i bastoni tra le ruote: si intromette tra lei e Finn, la fa sentire perennemente a disagio e non si cura delle difficoltà che Rae deve affrontare ogni giorno.

Quando, tuttavia, negli ultimi episodi della seconda stagione Rae trova il diario di Chole e lo legge, si rende finalmente conto che la ragazza non le è mai stata ostile, ma che, al contrario, l’ha sempre supportata, molto più di quanto Rae abbia mai fatto con lei.

4. Martin Hart e Rustin Cohle (True Detective)

La prima stagione di True Detective è scandita da un racconto che va avanti e indietro nel tempo per narrare le indagini dei due detective a caccia di un efferato serial killer in Louisiana.

Nel 2012, Hart e Cohle vengono interrogati separatamente su un caso che, anni prima, li aveva resi famosi.

Il passato dei due detective viene fuori, ma non senza che permangano numerosi dubbi sulla veridicità della loro parola.

Hart, infatti, si presenta come un bugiardo disposto a tutto pur di salvarsi la pelle, mentre Cohle ha un grave problema di dipendenza da sostanze stupefacenti, oltre che un precario stato di salute mentale a causa della morte prematura della figlia, il che significa che nessuno dei due è degno della fiducia dello spettatore.

5. Hannah Baker (Tredici)

Hannah Baker è una narratrice inaffidabile

Durante la prima stagione di Tredici, Hannah Baker ci racconta la storia della sua vita e i motivi per cui è finita. Da spettatori siamo portati immediatamente a crederle nonostante Jessica, Alex e compagni mettano continuamente in dubbio la sua parola.

Quando ci addentriamo nell’ascolto delle cassette, scopriamo che la verità sta nel mezzo: Hannah non ha mentito, ma ha raccontato la sua verità. Un dettaglio che diventa cruciale nella cassetta dedicata a Zach: Hannah riporta di aver scritto una lettera al ragazzo, che però l’avrebbe gettata via senza neppure leggerla. Quando la lettera ricompare nel presente, ci rendiamo conto insieme a Clay che lo stato mentale di Hannah non le permetteva di guardare alla realtà dei fatti con lucidità.

6. Arthur Fleck (Joker)

Joker di Todd Phillips è interamente basato sull’espediente del narratore inaffidabile: la pellicola riesce perfettamente a far percepire agli spettatori lo stato confusionale in cui si trova Arthur Fleck permettendo loro di entrare nella sua testa e vedere il mondo esattamente come lo vede lui, tanto che il film stesso diventa quasi una simulazione di quello che accade nella mente del protagonista.

Fin dall’inizio è chiaro che il Joker di Joaquin Phoenix abbia una fervida immaginazione e che spesso si lasci andare a fantasie così vivide da sembrare reali: un esempio si può rintracciare nel momento in cui Arthur guarda in TV lo show di Murray Franklin e si ritrova immediatamente tra il pubblico in studio, a parlare e a legare col suo idolo. Lo stesso può dirsi della relazione col personaggio di Sophie, che nella testa del protagonista ricambia il sentimento, ma in realtà si scopre essere addirittura spaventata da lui.

Inoltre, secondo alcune teorie, il film nella sua interezza sarebbe una completa allucinazione dal momento che è colmo di momenti poco realistici (primo l’inseguimento con la polizia) e che c’è anche una chicca che sembra sposare quest’interpretazione: tutte le scene in cui Arthur è a colloquio con la terapista, sia all’inizio che alla fine del film, segnano la stessa ora: le 11:12, simbolo che tutto ciò che accade nel mezzo sia frutto di un’allucinazione.

7. Nina Sayers (Il cigno nero)

Narratrice inaffidabile per antonomasia è la Nina Sayers di Natalie Portman ne Il cigno nero.

Ballerina di altissimo livello ma emotivamente instabile, provata sia dal rapporto morboso con la madre che dalla tendenza all’autolesionismo, Nina viene scelta per interpretare sia il cigno bianco che quello nero in uno spettacolo teatrale basato sul Lago dei cigni.

Il film ci racconta la rivalità della protagonista con Lily, un’altra ballerina della compagnia, che sembra culminare addirittura con un omicidio… solo che tutto quello che vediamo non corrisponde alla realtà.

Ciò che viene rappresentato invece è il conflitto interiore di Nina, totalmente dissociata dalla realtà, che lotta tra il desiderio e il pudore di lasciarsi andare alla passione, alla lussuria e alla malizia del cigno nero.

Nel finale, infatti, scopriamo che la ballerina non ha mai ferito Lily, ma se stessa: Nina uccide letteralmente e metaforicamente il cigno bianco abbracciando infine il suo lato oscuro.

8. Bojack Horseman (Bojack Horseman)

BoJack Horseman, esempio di narratore inaffidabile

Con una storia di depressione e abuso di sostanze stupefacenti alle spalle, Bojack non può certamente essere considerato un narratore del tutto affidabile. Un aspetto che si concretizza nell’undicesimo episodio della seconda stagione, in cui il protagonista viaggia fino al New Mexico per fare visita alla sua vecchia amica Charlotte e alla sua famiglia.

Durante la sua permanenza sul posto, BoJack trascorre molto tempo con la figlia diciassettenne di Charlotte, Penny: la accompagna al ballo scolastico e le dà una mano per far ingelosire il suo ex.

La ragazzina sembra percepire le attenzioni di BoJack come un interesse romantico nei suoi confronti. L’ex divo di Hollywoo(d) tenta in tutti i modi di rifiutarla, ma alla fine cede alle avances di Penny.

Peccato che questa sia solo la versione della storia di BoJack, che invece lancia dei segnali molto espliciti all’adolescente, non ultimo quello di lasciare la porta della sua camera da letto socchiusa a mo’ di invito per trascorrere la notte insieme…

9. Elliot Alderson (Mr. Robot)

Elliot Alderson è il perfetto esempio di narratore inaffidabile: basti pensare al più grande colpo di scena della prima stagione dello show, che svela che Mr. Robot altri non è che un costrutto mentale del protagonista di una versione di suo padre morto otto anni prima.

10. Tutti i personaggi di Daisy Jones and the Six

Daisy Jones and the Six: le differenze tra libro e serie TV

Raccontato come la trascrizione di un’intervista, Daisy Jones and the Six narra la storia di una rock band fittizia degli anni Settanta dagli esordi fino allo scioglimento.

Dal momento che si tratta di una storia raccontata a posteriori da numerosi punti di vista, sono tante le incongruenze che troviamo all’interno del romanzo di Taylor Jenkins Reid.

Complici il tempo, le droghe, i rancori e i rapporti burrascosi tra i membri del gruppo, tutti i personaggi, da Daisy a Billy, da Graham a Karen, da Eddie a Camila, possono essere considerati narratori inaffidabili perché i loro punti di vista vanno spesso in netto contrasto tra loro.

 

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Pubblicato da Manuela Greco

Classe ’92, appassionata di serie TV, film, libri, anime, manga e di tutto ciò che è nerd da che ne ha memoria.

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