I vampiri belli e poco dannati di The Vampire Diaries5 min di lettura —

I vampiri belli e poco dannati di The Vampire Diaries — 5 min di lettura —

L’origine di The Vampire Diaries risale al 1991, quando Lisa Jane Smith pubblicava il primo di una lunga serie di romanzi gotici con protagonisti Elena Gilbert e i fratelli vampiri Stefan e Damon Salvatore.

Il vero successo, però, è arrivato solo nel 2009 con la serie TV di Kevin Williamson e Julie Plec.

I due autori hanno saputo riadattare la storia di Smith e migliorarla, creandovi attorno una più vasta mitologia, approfondendo personaggi e relazioni che nei libri sono appena accennate.

In particolare, la serie di CW mette meglio in chiaro che i vampiri non sono dei mostri senz’anima. E se si comportano come se non ne possedessero una, è solo perché hanno scelto di spegnere l’interruttore dell’umanità per non essere costretti a convivere con il dolore o la disperazione che, in quanto persone, continuano a provare.

Nell’universo di The Vampire Diaries i vampiri non sono mostri per natura, sono persone che scelgono, a volte, di dare sfogo ai loro istinti più primordiali solo perché non riescono ad affrontare i propri demoni.

Ed è proprio qui che sta il problema.

Eterna dannazione o solo eterna giovinezza?

I protagonisti di The Vampire Diaries, pur se creature soprannaturali, hanno dimostrato più e più volte la loro intrinseca umanità, e lo hanno fatto mostrandoci di riuscire ad amare, gioire e patire più di chiunque altro.

Ogni sentimento, nel cuore dei vampiri dello show di CW, è amplificato. Damon, Stefan, Klaus, Caroline e tutti gli altri sentono più di altri il dolore, la passione, la fame, la rassegnazione, la tristezza e il senso di colpa.

Ogni vampiro nella serie sente il peso della forza dele sue emozioni e, proprio per questo, a un certo punto crolla. Non potendo più sopportarlo, sceglie di dire addio al suo lato umano e lasciarsi andare alla bestialità. È il caso di Elena, che sceglie di non provare nulla alla morte del fratello. È, ancora, il caso di Caroline, che spegne l’interruttore delle emozioni alla morte della madre.

Tuttavia, nessuno di loro riesce davvero a proteggersi, perché non appena riaccende quell’interruttore, un nuovo dolore lo assale. 

Se la vediamo sotto questo aspetto, i vampiri di The Vampire Diaries sono esseri dannati, almeno in parte.

C’è però il rovescio della medaglia, perché spesso lo show ha scelto con consapevolezza di non indagare determinati aspetti negativi del vampirismo, concentrandosi esclusivamente su quelli positivi.

Al contrario di quanto vediamo in show come Buffy l’ammazzavampiri o Angel, il vampirismo non ci viene mai mostrato come un vero e proprio ostacolo all’autorealizzazione o alla possibilità di vivere una vita normale.

Nessuno dei vampiri della serie fatica davvero a controllare la propria sete di sangue. È semplice essere un vampiro a Mystic Falls, dove l’emoteca è sempre fornita più di un supermercato e nessuno sembra accorgersi della quantità di sacche di sangue che vengono trafugate da Damon e soci.

Vivere da vampiri non è diverso dal vivere da umani in The Vampire Diaries. Stefan e Caroline frequentano la scuola insieme ai loro compagni. Elijah, Rebekah e Damon camminano alla luce del sole grazie a una semplice gemma incantata. Stefan gioca a football coi i coetanei e riesce persino a mangiare qualsiasi alimento!

Ciascuno dei protagonisti dai canini aguzzi ottiene immortalità e superpoteri, forza, velocità, udito e olfatto sopraffini e nessuno di loro perde la propria anima durante la trasformazione.

La vampirizzazione in Vampire Diaries ha dunque più vantaggi che svantaggi, non ci sono conseguenza nefaste che seguono. 

Eppure il tempo per indagare a fondo determinati aspetti della vita di un vampiro c’è stato.

È impossibile guardare il finale di The Vampire Diaries senza pensare al dramma del futuro di Caroline. La serie ha scelto di non affrontare, attraverso il suo personaggio, la tragedia di un genitore che sopravvive ai propri figli. 

È vero che Caroline ha sempre amato l’essere un vampiro, perché la rendeva forte e l’ha cambiata, in meglio. Ma con Caroline, Julie Plec ha perso l’occasione per indagare a fondo la conseguenza più immediata del vampirismo: l’immortalità percepita come maledizione.

Un vampiro sopravvive alle persone che ama e nell’eternità della sua esistenza rivive all’infinito la scomparsa dei propri cari, gli errori commessi, l’infelicità che ha causato, rivede il sangue delle proprie vittime sulle sue mani. TVD non riflette su tutto questo. Il vampirismo non è mai metafora per parlare di qualcos’altro, non è mai sinonimo di alterità come accade in Buffy

Manca, in The Vampire Diaries, soprattutto nell’episodio conclusivo, quella sensibilità che altre serie hanno dimostrato di avere e che serve per affrontare la tragedia di un genitore che sopravvive ai propri figli. 

Doctor Who lo ha fatto egregiamente con la figura del protagonista, un essere millenario che sa bene quanta sofferenza ci sia nella consapevolezza che i suoi compagni di viaggio potrebbero trascorrere tutta la loro vita col Dottore, ma a lui non sarà mai concesso lo stesso lusso.

Lo ha fatto con il discusso personaggio di Ashildr, confermando la solitudine e la sofferenza che accompagnano un immortale. 

Lo ha fatto benissimo Cassandra Clare con la Tessa Gray di The Infernal Devices che, alla morte del marito, sceglie di isolarsi nel Labirinto a Spirale pur di non dover sopportare lo strazio di vedere i suoi figli abbandonare la vita umana prima di lei.

Il problema più grande dei vampiri di The Vampire Diaries è che il vampirismo è normalizzato. Non ci sarebbe da storcere il naso se l’essere vampiro fosse in qualche modo metafora di diversità e l’accettazione dei vampiri in quanto parte integrante della società fosse sinonimo di accettazione del diverso. Ma questo accadeva in True Blood. In Buffy l’alterità del vampirismo esplorava percorsi oscuri e la seconda stagione ne è l’esempio più brillante.

In The Vampire Diaries, invece e purtroppo, i vampiri sono quasi esclusivamente ragazzi misteriosi e incredibilmente attraenti…

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Pubblicato da Giulia Greco

Geek. Il caffè è la mia droga, serie TV, film, libri, anime, manga la mia passione. Classe '89, sono cresciuta andando a caccia di vampiri con la Scooby Gang e passeggiando tra le vie di Stars Hollow con le testa tra le nuvole, un po' come Luna Lovegood.

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