Game of Thrones | Recensione3 min di lettura —

Game of Thrones | Recensione — 3 min di lettura —

Era il lontano 2011 quando HBO mandava in onda per la prima volta Game of Thrones, serie che, nel corso dei suoi otto anni di vita, avrebbe rivoluzionato per sempre il modo di fare televisione.

Tratto da Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco dello scrittore americano George R.R. Martin, Game of Thrones è stato un vero e proprio punto di svolta nel panorama della serialità americana e non: ha dato nuovo vigore al genere fantasy, ha scardinato le serie TV dal microcosmo del mondo nerd, ha dimostrato che era possibile dare vita a prodotti di qualità alla stregua delle grandi produzioni cinematografiche.

Tutte le altre serie televisive volevano essere GoT, emularlo, lo guardavano come a un modello da imitare e a cui ispirarsi. Game of Thrones era diventato, in poco tempo, lo standard a cui puntare, un oggetto di culto e un fenomeno mediatico.

Nelle sue prime stagioni, la serie era uno degli adattamenti più fedeli al materiale d’origine, erano pochissimi i tagli e ancor meno le differenze rispetto ai romanzi di George R.R. Martin. Personaggi minori, come Tywin Lannister e Robb Stark, hanno trovato una nuova dimensione dimostrando che lo show poteva offrire una prospettiva diversa al materiale di partenza. Nessuno ha storto il naso quando Tywin ha sostituito Roose Bolton a Harrenhal, nessuno ha fatto una piega quando Stannis ha giaciuto con la Donna Rossa e generato l’ombra che ha poi assassinato Renly Baratheon.

Pur con i necessari cambiamenti derivati dal diverso mezzo con cui raccontare la medesima storia, Game of Thrones era la perfetta trasposizione alla saga de Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco. Il cambiamento più importante, che ha poi generato un effetto domino, è da rintracciarsi nella scelta di non inserire nella serie il personaggio di Lady Stoneheart. Da lì in poi, complice anche l’abbandono di Martin nella produzione, David Benioff e D.B. Weiss hanno compiuto una serie di passi falsi, fino a operare una semplificazione estrema della storia e della lettura dei personaggi, che si sono appiattiti diventando monodimensionali e le pallide imitazioni di quelli che erano.

Jaime ha avuto un’evoluzione a singhiozzo, Arya è diventata una macchina da guerra senza sentimenti, Theon non ha avuto modo di brillare nella sua ricerca di un’identità definita, Tyrion ha perso di incisività e Daenerys si è trasformata, nel giro di pochi episodi, in una tiranna senza cuore.

È davvero un peccato se si pensa che nei romanzi i personaggi sono il cuore pulsante della storia, mentre nella serie televisiva si è deciso di puntare sulla spettacolarità e sui colpi di scena, che hanno preso il sopravvento sull’introspezione dei protagonisti, fino a inghiottirli completamente. Non erano più i personaggi a prendere le redini della storia, ma la storia a trainare i personaggi.

Inoltre, gli stessi colpi di scena hanno tradito la natura del racconto, che si caratterizzava per una forte e lenta costruzione prima di esplodere in momenti scioccanti e inaspettati.

Se ci pensiamo attentamente, alcuni di essi tanto imprevedibili non erano proprio perché funzionali allo svolgimento del racconto. Come si ferma un ragazzo che ha vinto tutte le battaglie? Come portare Tyrion a Essos senza uccidere Oberyn Martell?

Erano le lunghe introduzioni, i lenti e profondi dialoghi a spianare il terreno a una narrazione coerente, che sarebbe dovuta giungere a una conclusione non scontata, ma anticipatamente immaginata.

Tutti i lettori avevano raccolto ogni indizio, ogni dettaglio dei natali di Jon Snow. Avere la conferma di chi fosse in realtà non ha tolto nulla alla storia, non l’ha resa banale o prevedibile. Allo stesso modo, un finale in cui fosse lui a risaltare, sarebbe stata la conclusione che ci meritavamo. Sovvertire le aspettative a ogni costo non ha giovato alla serie, che ha lasciato da parte la coerenza narrativa a favore del colpo di scena.

Game of Thrones rimane comunque un fenomeno culturale che ha cambiato per sempre la televisione, ma resta il rammarico per la mancata possibilità di ascendere all’Olimpo delle serie TV.

Ti è piaciuto questo post?

Clicca per votare!

Media dei voti 5 / 5. Voti totali: 1

Ancora nessun voto. Vota per primo!

Seguici sui social!

Pubblicato da Manuela Greco

Classe ’92, appassionata di serie TV, film, libri, anime, manga e di tutto ciò che è nerd da che ne ha memoria.

8 Risposte a “Game of Thrones | Recensione3 min di lettura —

  1. […] Sono trascorsi otto anni dalla pubblicazione di A Dance with Dragon, quinto libro de Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco. Da allora, inutilmente abbiamo aspettato l’uscita del sesto volume della serie, sperando di scoprire il proseguimento delle avventure di Daenerys Targaryen, Jon Snow e tutti gli altri prima che ce le mostrasse Game of Thrones. […]

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *