Fictional Crush | Arya Stark e la ricerca dell’identità9 min di lettura —

Fictional Crush | Arya Stark e la ricerca dell’identità — 9 min di lettura —

Arya Stark, uno dei personaggi principali della saga A Song Of Ice And Fire, di George R.R. Martin, è una ragazzina che desidera qualcosa di diverso rispetto a ciò che gli altri vogliono per lei o, meglio, ciò che la società si aspetta da lei.

All’inizio della storia, in A Game of Thrones, è solo una bambina curiosa, che, al contrario della sorella Sansa o di Jeyne Poole, non fa sogni d’amore romantici, brama l’avventura, le nuove scoperte, ma sopra ogni cosa sogna di poter fare ciò che la società del suo tempo le impedisce di fare. E non perché sia una sorta di sfida per lei, ma perché vuole essere accettata per quella che è: vuole tirar di spada, cavalcare, imparare a tirare con l’arco. Questo però non significa che Arya sia uno di quei personaggi da cliché.


Lei vuole essere semplicemente libera. Libera di poter fare delle scelte e di non essere costretta a diventare una moglie e una madre che bada ai figli e ad un castello.

Arya Stark viene da molti lettori o spettatori letta, però, in maniera errata. Viene vista come una ragazzina che sta male nella propria pelle e preferirebbe essere un ragazzo. In verità, Arya predilige attività prettamente maschili anche, e soprattutto, perché le viene fin troppo spesso ripetuto che non eccelle in quelle femminili.

Nel primissimo capitolo dedicato al personaggio forse più amato della saga di George Martin, la ragazzina ricorda quello che Septa Mordane dice di lei e di sua sorella Sansa a sua madre: «Sansa ha mani così precise, delicate. […] Arya? La delicatezza di un fabbro ferraio». Sono parole che ad Arya fanno male, ed infatti, qualche riga più giù, leggiamo che Arya vorrebbe essere in grado di fare ciò che a Sansa viene naturale: cantare, ricamare, essere lodata per la sua bellezza. Ad Arya piacerebbe essere una di quelle fanciulle di cui cantano le canzoni, ma le viene detto che non potrà mai esserlo e se ne convince lei stessa, liquidando tutto ciò che Sansa spera e sogna semplicemente come qualcosa di stupido.

Arya mostra ancora queste paure più volte nel corso della narrazione, in uno dei capitoli in cui viaggia con la Fratellanza senza Vessilli, per esempio. E sogna le canzoni come qualunque giovane fanciulla, sogna di cavalcare con Gendry, diventando una fuorilegge, come Wenda il Daino bianco, celebrata dai cantastorie.

Arya, poi, più volte rimarca, quando altri la scambiano per un ragazzo, che lei è una femmina. Non le piace che si pensi il contrario perché non è quello che lei vuole essere. Arya si fa passare per un ragazzo perché Yoren la salvi, perché è più sicuro viaggiare fingendosi un maschio quando devi percorrere miglia e miglia per arrivare alla Barriera insieme a un mucchio di altri uomini, alcuni dei quali molto pericolosi, come Rorge e Mordente. Ma quando il suo travestimento viene smascherato, Arya è felice di potersi definire di nuovo una ragazza.

Ma che cos’è che ci piace di lei? Forse proprio la sua voglia di mettersi alla prova con ciò che non potrebbe essere capace di fare, forse il fatto che Arya sia sempre in grado di cavarsela quando incontra una difficoltà.

Tuttavia, c’è molto di più. Non è solo la curiosità a spingerla ad agire, non solo la volontà di confrontarsi con altre realtà rispetto a quelle di una classica lady. È anche la lealtà verso la sua famiglia, che Arya mette sempre al primo posto, e questo fa sì che entri in quella spirale di vendetta che ben conosciamo. Arya è molto impulsiva, orgogliosa, selvaggia. Ragion per cui non dobbiamo trovare assurdo il fatto che arrivi anche ad uccidere, malgrado la tenera età, in particolar modo se consideriamo anche il fatto che, dato ciò a cui ha assistito, è certamente, sotto un certo aspetto, più adulta dei suoi 10-11 anni.

E non trovo neppure strano o out of character il suo percorso verso e nella Casa del Bianco e del Nero. Arya è rimasta sola. È stata separata dalla sua famiglia, suo padre è stato ucciso sotto i suoi occhi, crede che tutti l’abbiano abbandonata, crede di non avere più un suo branco. Paradossalmente l’unica persona che le resta “amica” è il Mastino, che è uno dei primi ad entrare nella sua Lista dell’Odio. Dopo la separazione tra i due, cosa le resta da fare? Non può andare alla Barriera, che è ciò che desidera di più al mondo, ha la possibilità di andare a Braavos, città a cui in qualche modo è legata tramite Syrio e Jaqen, e prende l’unica strada percorribile. La Casa del Bianco e del Nero rappresenta una possibilità: quella di poter vendicare le persone care, perché, di nuovo, è a loro che i pensieri di Arya sono indirizzati. Di nuovo, ciò che la muove è sempre l’amore e la lealtà verso la famiglia. Non è conscia del pericolo in cui si sta cacciando, vede la Casa del Bianco e del Nero solo come un mezzo. Non vuole essere Nessuno. Non è questo che la alletta. Lei vuole ricevere quell’addestramento perché pensa di poter vendicare la sua famiglia. È chiaro fin dall’inizio che Arya non smetterà mai di essere Arya Stark. Ha assunto le più svariate identità già quando aveva 10 anni (ragione per cui il suo essere una iniziata della Casa del Bianco e del Nero è la più naturale continuazione del suo percorso): è stata Arya Faccia da Cavallo, è stata Arya Sempre Tra i Piedi, è stata Arya Piededolce, è stata Arry, è stata Lumpyhead, è stata Weasel, è stata Nan, è stata Squab, è stata Salty, è stata Cat, è stata Beth, è stata la Ugly Girl ed è stata Mercy. Ogni maschera è solo un mezzo per raggiungere un fine e non significa assolutamente che Arya abbia smesso di provare sentimenti, come vogliono alcuni. Anzi! I fini che vuole raggiungere solo quelli di Arya Stark. Di nessun altro. Sotto tutti volti indossati, c’è sempre stata Arya Stark di Grande Inverno.

Arya non ha perso ancora la sua identità e non credo che succederà mai. Chiaramente Arya avrà bisogno di allontanarsi dalla Casa del Bianco e del Nero prima o poi, dovrà smettere di essere così piena di quella rabbia e quell’odio che l’hanno condotta a scegliere di diventare un’assassina senza volto, e credo sarà possibile nel momento in cui rivedrà Jon, Sansa, Bran, Rickon o Gendry ancora vivi, quelle persone che lei ama e che la amano. È ovvio che Arya abbia intrapreso, senza volerlo davvero, un sentiero troppo pericoloso, a lei serviva solo un addestramento che la rendesse capace di uccidere i nomi sulla sua Lista dell’Odio, oltre che un posto in cui rifugiarsi, soprattutto all’inizio, quando il sogno di raggiungere Jon alla Barriera si allontana sempre di più.
Nei capitoli di Arya nella Casa del Bianco e del Nero, infatti, la ragazza continua a ricordare casa. Si fa chiamare Beth per una ragazza che conosceva a Grande Inverno, si fa chiamare Cat per sua madre, inventa una sua storia in cui la nave su cui viaggiava si chiamava Nymeria, si riferisce a se stessa come a una danzatrice dell’acqua, perché non vuole essere Beth per sempre, nasconde Needle, perché le ricorda i suoi fratelli, il sorriso di Jon Snow.

Sembra chiaro che tutto ciò, la definizione della sua identità come Arya, che viene ribadita con forza durante la narrazione, faccia solo parte dell’evoluzione del personaggio, che si arricchisce di sfumature nuove e non è semplicemente un’assassina o una ragazzina a cui piace uccidere. Arya deve farlo, per sopravvivere. Non si tratta di un personaggio oscuro, almeno non completamente. Le scelte di Arya sono dettate dalle situazioni che vive, dai sentimenti che prova, dalla sua lealtà nei confronti degli amici e della famiglia, dall’affetto che prova tuttora per loro. Sono questi sentimenti negativi?

Nella serie tv Game of Thrones, tratta dai romanzi di Martin, Arya ha già compiuto il passo successivo, è già tornata ad essere se stessa. Tuttavia, il cammino intrapreso dalla ragazza, il modo in cui sembra essere interpretato da David Benioff e D.B. Weiss, pare contrastare quanto detto fino ad ora.

Nell’ultimo episodio della sesta stagione della serie, Arya uccide lord Walder Frey nel più brutale dei modi possibili.

Come accaduto già nel finale della quinta stagione, con la morte di Meryn Trant per mano della stessa Arya, c’è stato qualcosa che è andato storto. Tutti aspettavamo la vendetta di Arya sui Frey, tutti lo volevamo dalla terza stagione. Dopo le Nozze Rosse abbiamo sperato tante volte che fosse Arya a uccidere Walder, perché era l’unica Stark che si trovava lì, alle Torri Gemelle, è lei che ha visto lo scempio del corpo di suo fratello, con la testa del suo Metalupo cucita sulle sue spalle. È giusto che sia stata Arya a ottenere la vendetta tanto agognata. Il percorso della giovane Stark è stato, per forza di cose, più oscuro di quello di altri, non perché lei sia cattiva, ma perché ha dovuto sopravvivere tra stupratori, assassini, nemici della sua casata. Dopo è venuto il comprensibile desiderio di vendetta, perché suo padre è stato ucciso, e poi è toccato a sua madre e suo fratello, Arya pensa che anche Bran e Rickon siano morti. La storia di Arya è la storia di una ragazza sola, che si sente sempre abbandonata dalle persone che ama, che volenti o nolenti, la lasciano davvero. E lei sente crescere quest’odio dentro di sé, un vuoto nel suo cuore. Che Arya sia un personaggio in cui il contrasto tra bene e male è più evidente è un dato di fatto, ma resta, in realtà, uno di quelli che ama con più passione, che è leale, che non fa del male per puro piacere come Joffrey e Ramsay. Invece, nell’uccisione di Meryn, così violenta, in quella dei Frey, così freddamente orchestrata, sembra di vedere il sadismo di Ramsay. Vediamo in Arya troppa furia. Si è detto che i capitoli di Arya nella Casa del Bianco e del Nero erano un modo per approfondire il personaggio, per mostrare la perdita dell’identità e il riacquistarla. E questo si è visto anche nella serie, ma solo per brevissimi istanti, quando nasconde Ago e quando rivive, tramite una pantomima, la morte di suo padre. Poi si affeziona a Lady Crane, che è come una madre per lei, e forse perderla ha riaperto una vecchia ferita, mai rimarginata del tutto, ma nella morte di Walder nell’episodio finale, Arya sembra risultare solo l’assassina che non è.

La complessità della scrittura di Martin sta proprio nel creare personaggi dalle mille sfaccettature, tridimensionali, arricchendoli di sfumature grigie che, spesso, purtroppo, nel linguaggio televisivo si perdono.

Game of Thrones è un masterpiece, un capolavoro del piccolo schermo, ma per avere una visione completa del mondo del Ghiaccio e del Fuoco, la lettura della saga letteraria da cui il telefilm è tratto è quasi un obbligo.

 

Articolo scritto e già apparso sulla pagina Facebook But you can be my forest love, and me your forest lass. Arya&Gendry

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Pubblicato da Giulia Greco

Geek. Il caffè è la mia droga, serie TV, film, libri, anime, manga la mia passione. Classe '89, sono cresciuta andando a caccia di vampiri con la Scooby Gang e passeggiando tra le vie di Stars Hollow con le testa tra le nuvole, un po' come Luna Lovegood.

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