Don’t Look Up divide il pubblico e fa centro3 min di lettura —

Don’t Look Up divide il pubblico e fa centro — 3 min di lettura —

Ci sono film capaci di dividere nettamente il pubblico e Don’t Look Up è uno di questo.

Satirico e dissacrante, il film di Adam McKay con Leonardo DiCaprio e Jennifer Lawrence riflette sul nostro presente, con particolare riferimento alla politica, al potere dei media, alla causa ambientale e alla stupidità umana in genere.

Quando Kate Dibiasky, dottoranda in astrofisica presso l’Università del Michigan, scopre che una gigantesca cometa colpirà la Terra distruggendola, la donna si rivolge al suo professore, il dottor Randall Mindy. Insieme, i due calcolano la data dell’impatto che provocherà l’estinzione del genere umano. Restano solo sei mesi e quattordici giorni per riuscire a trovare una soluzione e salvare tutti gli abitanti del pianeta.

Così, Randall e Mindy fanno ciò che qualunque altro astrofisico farebbe nella loro situazione: si rivolgono alla persona più influente della Terra, ossia la presidente degli Stati Uniti d’America.

L’incontro con la presidente Janie Orlean (una Maryl Streep ispirata a Donald Trump, che riesce tuttavia a prendere in giro anche Hillary Clinton) non va però come previsto: la campagna elettorale ha la priorità e i cittadini non possono venir distratti da un evento di secondo piano quale la fine del mondo!

Umiliati e bistrattati, i due scienziati ci riprovano, cercando di far sentire le proprie voci attraverso una serie di partecipazioni a salotti televisivi che nulla hanno da inviare ai classici talk show del mattino, americani e non.

Il risultato è una popolarità mediatica che poco o nulla ha a che fare con la salvezza della Terra. Da un lato, Dibiasky (una versione più cinica e arrabbiata di Greta Thunberg) si trasforma presto in un meme che spopola su Internet, viene ridicolizzata e nessuno sembra prenderla sul serio; dall’altro, Mindy cede al fascino della TV, si trasforma in una vera e propria celebrità in un’evidente parodia di quanto accade ai giorni nostri con alcuni esponenti del mondo scientifico, presenza costante nelle più disparate trasmissioni televisive.

È a questo punto della storia che l’intento parodistico di Don’t Look Up si fa ancor più evidente: il mondo si divide in schieramenti, in una sorta di guerra che vede contrapposti negazionisti che invitano a non guardare al cielo, politici e miliardari ispirati a tutti gli Steve Jobs ed Elon Musk di questo mondo che tentano di trarre profitto da una catastrofe annunciata, pochi che hanno tentato di trovare una soluzione ma si sono infine arresi e giornalisti sciacalli dai sorrisi finti e snervanti che rifiutano di affrontare il problema del disastro imminente.

Nonostante risulti estremamente didascalico (probabilmente una necessità vista l’ampia fascia di pubblico a cui la pellicola è rivolta), Don’t Look Up funziona proprio perché è uno specchio dei nostri tempi, perché mette in scena le contraddizioni intrinseche dell’essere umano che finisce per annientare sé stesso a causa della propria idiozia o della brama di potere (rappresentata al meglio dalla gag ricorrente del generale che lavora al Pentagono, ma fa pagare Randall, Kate e Teddy per degli snack gratuiti!).

Ironicamente, in una sorta di meta narrazione che trascende la realtà fittizia (ma mai troppo distante) di Don’t Look Up, è lo stesso film di McKay a divenire oggetto di discussione tra gli spettatori, a loro volta divisi tra chi lo considera un autentico capolavoro e chi lo giudica un prodotto mediocre senza arte né parte. E forse è proprio per questo che la pellicola fa centro: a Don’t Look Up basta semplicemente esistere per dimostrare la propria tesi.

Ti è piaciuto questo post?

Clicca per votare!

Media dei voti 5 / 5. Voti totali: 1

Ancora nessun voto. Vota per primo!

Seguici sui social!

Pubblicato da Giulia Greco

Geek. Il caffè è la mia droga, serie TV, film, libri, anime, manga la mia passione. Classe '89, sono cresciuta andando a caccia di vampiri con la Scooby Gang e passeggiando tra le vie di Stars Hollow con le testa tra le nuvole, un po' come Luna Lovegood.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *