Misfits | Recensione6 min di lettura —

Misfits | Recensione — 6 min di lettura —

«No, queste cose capitano solo in America».

In queste parole dell’eccentrico Nathan Young è racchiusa l’essenza di MisFits, il telefilm di Howard Overman che per cinque anni è andato in onda sulla rete inglese E4.

Cinque adolescenti, colpiti all’improvviso da una mistica tempesta, acquistano poteri sovrannaturali. Se raccontato così l’incipit può sembrare la classica storia tipica dei personaggi della Marvel o della DC Comics.

Eppure basta ricordarci che Nathan e compagni sono costretti a lavori socialmente utili per smussare la patina di eroismo propria di Spiderman e co.

Lontanissimo dall’americano Heroes, e più vicino al teen drama Skins, MisFits ci trasporta in un’atmosfera tutta british, politicamente scorretta, raccontata senza filtri, senza censure, dal punto di vista degli adolescenti.

Nonostante l’elemento sci-fi, la serie riesce ad essere uno specchio perfetto delle vite comuni di tutti gli adolescenti del mondo.

I protagonisti compiono scelte sbagliate, sono ragazzi problematici, ma in fondo è vero quello che Nathan dice: potrebbero essere tutti noi.

Sono dei teenager antisociali, che reagiscono d’istinto come un tipico teenager fa, cacciandosi nei guai, e per questo possiamo anche identificarci con questi piccoli, simpatici delinquentelli.

I cinque misfits

Come accade in tutte le serie britanniche, quello che davvero ci fa appassionare alla storia è il modo in cui i personaggi vengono raccontati. Ogni episodio è dedicato a uno di loro, ci fa esplorare il loro modo di vivere, le loro paure, i loro desideri e più impariamo a conoscerli, più impariamo ad amarli.

Nathan

Nathan, con la sua tagliente ironia, il suo iniziale e immotivato astio verso “Barry”, che poi diventa il suo migliore amico, le battute al vetriolo, la marea di insulti tanto volgari quanto originali (chi non ricorda il suo “melon fucker”?), quasi tutti rivolti al povero Simon, che non si sa come, non si sa perché, vuole solo essere suo amico.

Il giovane delinquentello si sente bellissimo, invincibile, irresistibile, ma ha anche un lato tenero, che mostra, per esempio, con suo fratello e a volte anche con Kelly. Ma soprattutto si sente abbandonato, da un padre che non c’è per lui e da una madre che ha davvero poco di materno. Alla fine i suoi compagni diventano la sua famiglia, e riescono a volergli bene malgrado tutte le sue stranezze.

Simon

Simon è l’altro pilalstro della serie, a lui viene riservata un’evoluzione di quelle che subiscono solo i grandi personaggi. Passa dall’essere quello all’apparenza più debole, a diventare il personaggio più importante dell’intera storia. Malgrado mantenga una certa dose di awkwardness, Simon è l’eroe di MisFits, quello che vuole fare la cosa giusta, che almeno ci prova, nonostante gli errori (e per errori si intende l’omicidio di Sally!).

E come ogni eroe che si rispetti, alla fine decide di abbandonare la sua vita, gli affetti, il suo presente solo per godere di qualche istante in più con la sua amata, per farla innamorare di sé.

Kelly, Curtis e Alisha

A completare lo strampalato gruppo ci sono Kelly, Curtis e Alisha. Kelly, malgrado le apparenze, è una ragazza sensibile. È sempre pronta a difendere i suoi amici e ha un lato romantico, riesce a perdonare, e non vuole sentirsi sola.

Curtis è forse il personaggio meno d’impatto, quello che spicca di meno all’interno della variegata gang, forse troppo poco misfit per i canoni del telefilm. È dolce, innamorato, sicuro di sé, ha la testa sulle spalle e non ha gli stessi problemi che hanno Nathan, Kelly o Simon nel relazionarsi con gli altri.

Alisha potrebbe apparire un po’ come un cliché, la classica bella ragazza che sa usare la sua femminilità per far cadere tutti gli uomini ai suoi piedi. Ma quando acquista il suo potere, perde la sicurezza che aveva e vengono fuori tutte le sue insicurezze. La Alisha che amiamo è quella della seconda e terza stagione, quella che lascia che Simon la conosca davvero, non solo il Simon del futuro, ma anche quello che ha sempre ignorato.

I poteri dei misfits

Non è solo il modo di raccontare la storia a essere diverso da quello dei tipici eroi a fumetti, ma anche la logica dietro alle loro abilità, che rispecchia perfettamente la personalità di ognuno di loro.

Simon, timido e impacciato, si sente invisibile da tutta la vita e la tempesta gli dona l’invisibilità. Kelly ha paura dei giudizi della gente e acquista la facoltà di leggere nel pensiero. Alisha attrae da sempre gli sguardi degli uomini, complici il suo bell’aspetto e la sua sensualità, e dopo la tempesta le è impossibile anche solo sfiorare qualcuno. Curtis era un corridore prima dei servizi sociali, e diventa una sorta di viaggiatore del tempo poi. E infine c’è Nathan: il suo potere viene svelato solo negli ultimi secondi dell’episodio che conclude la prima stagione. Lui, così pieno di vita, così gioioso, sempre ironico, con la battuta pronta, che potere poteva avere se non l’immortalità?

Non solo i cinque antisociali acquistano “straordinarie” capacità, ma tutti quelli che sono venuti a contatto col temporale si ritrovano in qualche modo diversi. Così, i nostri si ritrovano e essere, allo stesso tempo eroi e antieroi della storia, devoti a salvare la città da quelli che fanno cattivo uso dei loro poteri.

Se ci pensiamo, in fondo, la serie si basa su un eterno paradosso. Simon e co. vengono costretti a lavori socialmente utili per aver urinato per spegnere un incendio nella cassetta delle lettere di qualcuno, per aver rubato delle caramelle o per essersi trovati nel posto sbagliato, al momento sbagliato e con le persone sbagliate.

Però è proprio il servizio sociale a trasformarli in veri criminali, perché, dopo il temporale, i ragazzi sono costretti a difendersi arrivando anche a uccidere i loro assistenti sociali.

Non aspettatevi grandi drammi, perché anche questo aspetto è colorato dalla venatura comedy della serie, un umorismo nero che magari potrà non piacere a tutti, ma che è uno degli aspetti più geniali dello show, almeno per quanto riguarda le prime due stagioni.

Il calo qualitativo

Già nello special natalizio che chiude questo primo arco, i primi cambiamenti non giovano alla serie. I protagonisti scelgono di rinunciare ai poteri donatigli dalla tempesta, ma presto si rendono conto che senza di essi sono impotenti.

Peccato che non riescano a recuperarli, e ne ottengano in cambio altri nuovi, ma che non funzionano narrativamente parlando.

A questo si aggiunge la graduale dipartita di tutti i membri del cast originale. Prima Nathan, dopo Simon e Alisha, infine Kelly e Curtis.

Seppure la terza stagione non sia stata particolarmente brillante, il finale chiude perfettamente il cerchio iniziato con l’arrivo di F!Simon. MisFits avrebbe potuto concludersi qui, ma andando avanti per altre due stagioni, ha perso l’originalità e il carattere che la contraddistinguevano. I nuovi personaggi faticano a ingranare, l’aspetto supereroistico viene quasi dimenticato, accantonato a favore di drammi amorosi e triangoli (o quadrati) sentimentali.

La verve comica rimane sempre pressoché intatta e le capacità dei nuovi attori, con Joe Gilgun in testa, non sono in discussione, ma la trama e i personaggi non riescono a catturare l’attenzione e l’amore del pubblico.

Nonostante il calo qualitativo e qualche errore di continuità, MisFits è una serie che ogni telefilo dovrebbe vedere, perché è divertente, sfacciata, sporca (un po’ di smut piace a tutti!), cruda, drammatica in certi momenti e ti entra sotto la pelle come solo le serie british sanno fare.

A visione finita considereremo Nathan il nostro migliore amico, vorremo abbracciare Simon perché è una cosina tenera e bisognosa d’affetto, e avremo voglia di rivedere tutto da capo perché non avremmo mai voluto che finisse.

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Pubblicato da Manuela Greco

Classe ’92, appassionata di serie TV, film, libri, anime, manga e di tutto ciò che è nerd da che ne ha memoria.

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