La quarta stagione di The O.C. è un flop6 min di lettura —

La quarta stagione di The O.C. è un flop — 6 min di lettura —

L’arrivo di The O.C. su Amazon Prime Video è stata l’occasione dell’ennesimo rewatch per i millennials, e di una piacevole scoperta per la generazione Z.

E ora che l’abbiamo visto o rivisto tutti, è arrivato il momento di toglierci qualche sallolino dalla scarpa ed elencare tutti i problemi della quarta e ultima stagione.

Facciamo una premessa: dopo un’ottima prima stagione, The O.C. è via via peggiorato, con una seconda stagione sottotono (che si riprende solo nella seconda metà di stagione, quando diciamo addio a Lindsay e Rebecca) e una terza che non ha gestito al meglio tutti i personaggi (come Matt e Kaitlyn) e che ha messo fin troppa carne al fuoco senza sviluppare il tutto adeguatamente (i ritorni di Theresa e Anna, l’introduzione di Taylor e Sadie, la rottura tra Ryan e Marissa).

Il fatto che seconda e terza stagione presentino dei difetti, non significa che siano peggiori della quarta, che, pur partendo da un’ottima premessa (la vendetta di Ryan e Julie nei confronti di Volchock), si trasforma completamente in un’altra serie, che non ha nulla a che spartire con le precedenti.

The O.C. 4 è una sit-com

I primi episodi della quarta stagione di The O.C. ci avevano ingannati tutti presentandoci un incipit molto drammatico, in cui i personaggi dovevano fare i conti con la morte di Marissa e provare a vivere senza la loro figlia, amica o fidanzata. Quando però Ryan sceglie di non uccidere Volchock e di farlo vivere col rimorso per sempre, la promessa iniziale viene infranta, Marissa viene dimenticata e tutti i personaggi vanno avanti con le loro vite lasciandosi tutto il dolore alle spalle con estrema semplicità, senza mai elaborare davvero il trauma della perdita.

Messo da parte Volchock, The O.C. diventa una sit-com in cui il dramma non esiste più, le atmosfere sono leggere, i dialoghi sciocchi e alcune storyline completamente cartonesche. Qualche esempio? Il marito francese di Taylor; l’episodio col sogno condiviso tra Ryan e Taylor; il viaggio spirituale di Che che lo porta a pensare che Seth sia la sua anima gemella; Seth, Summer e la loro scarsa igiene personale; la trasferta a Berkeley per il matrimonio di Julie e tanti altri ancora.

The O.C. ha sempre avuto una vena comica geniale, ma era ben dosata e rappresentata da pochi personaggi (il duo Seth/Summer in particolare) per bilanciare il dramma che investiva Marissa e gli altri. Nella quarta stagione, invece, ogni personaggio viene usato come comic relief (persino Ryan, che cambia totalmente personalità).

La redenzione di Frank Atwood

La premessa di The O.C. è che Ryan Atwood non ha mai avuto alle spalle una vera famiglia e che, quando l’hanno adottato, i Cohen gli hanno salvato la vita.

Ogni volta che compariva sulla scena o se ne faceva menzione, la madre biologica del ragazzo veniva sempre dipinta come una persona che, pur provandoci, non riusciva a essere un modello per suo figlio o a occuparsi di lui, tanto che, anche quando era riuscita a ripulirsi, aveva deciso di restare fuori dalla sua vita. Del padre di Ryan, invece, sapevamo nulla fino alla quarta stagione, quando ricompare improvvisamente e decide di punto in bianco di voler ricucire i rapporti col figlio.

La serie non solo perdona e redime Frank molto facilmente, ma usa il personaggio non per raccontare il rapporto con Ryan, ma come nuovo interesse amoroso di Julie, lasciandosi sfuggire la possibilità di creare, se ben sfruttato, un conflitto tra padre e figlio che avrebbe dato al protagonista un ruolo più interessante di quello del semplice interesse amoroso di Taylor.

Ryan e Taylor

Già con la terza stagione si era commesso un grave errore introducendo un personaggio infantile come quello di Taylor, ma il poco spazio riservatole ci permetteva di chiudere un occhio di fronte alla sua presenza nella serie.

Le cose sono cambiate durante la quarta, quando Taylor è entrata nel cast principale ed è diventata la ragazza di Ryan.

Non solo la loro relazione non poggia su alcun fondamento e viene gettata nella trama senza un minimo di costruzione, ma è Ryan che ne risente più di tutti diventando la parodia del personaggio che era inizialmente.

Che Ryan avesse bisogno di una ragazza diversa da Marissa, che lo tenesse lontano dai drammi e che gli donasse un po’ di serenità è un conto, ma che si innamori di Taylor senza un background che lo giustifichi è un chiaro esempio di come la scrittura della quarta stagione sia pigra e di bassa qualità.

La terapia lampo di Summer

Insieme a Seth, Summer rappresenta il lato comico di The O.C. fin dalla prima stagione. Quando Marissa era in preda alla disperazione, in lacrime, arrabbiata col mondo, ubriaca o in conflitto con sua madre, Seth e Summer riuscivano a portare una ventata di allegria anche nelle situazioni più drammatiche.

Nonostante ciò, Summer è sempre stata caratterizzata come una ragazza sensibile e un’amica fantastica per Marissa, sempre pronta a prendere le sue parti, ad aiutarla, a tenderle la mano.

All’inizio della quarta stagione scopriamo che Summer non ha mai affrontato realmente la morte di Marissa, ma sì è rifugiata nello studio e nell’attivismo per dimenticarla. Quando decide finalmente di andare in terapia per affrontare il lutto, ci aspettavamo di vederla tirare fuori tutto il dolore per la perdita della migliore amica. Invece vediamo una sola sessione di terapia, messa in scena in maniera risibile e in pochi minuti, dalla quale Summer esce come nuova, come un giocattolo rotto e immediatamente riparato, che può mettere da parte Marissa e tornare a essere felice e gioiosa come un tempo, senza mai più pensare all’accaduto.

Il triangolo Julie/Bullit/Frank

Le svolte narrative da soap opera sono sempre state molto care a The O.C., che nelle sue prime stagioni li utilizzava in maniera molto ironica e intelligente: basti pensare alla relazione tra Julie e Caleb Nichols, alle pettegole, alla gravidanza di Theresa, alla scoperta dell’identità di Lindsay e così via.

Quello che rendeva piacevoli tali storyline era il fatto che la serie fosse perfettamente consapevole di star giocando con gli stereotipi da soap e che se ne servisse a mo’ di presa in giro verso il genere, e anche verso se stessa (non a caso la serie preferita di Summer, Valle di lacrime, era un po’ la parodia dello stesso The O.C.).

Nella quarta stagione, tuttavia, l’elemento soapy perde tutta la sua unicità e non somiglia più a una presa in giro: The O.C. non sembra più ironizzare sulle soap, The O.C. diventa una soap, e tutta la storia del triangolo amoroso tra Julie, Bullit e Frank, con tanto di matrimoni interrotti e figli illegittimi è troppo anche per la serie, che non aggiunge più quel brio alla storyline, ma la mette in scena come se davvero ci trovassimo in un episodio di Valle di lacrime.

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Pubblicato da Manuela Greco

Classe ’92, appassionata di serie TV, film, libri, anime, manga e di tutto ciò che è nerd da che ne ha memoria.

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