Detective Conan | Recensione5 min di lettura —

Detective Conan | Recensione — 5 min di lettura —

Dal fortunato manga di Gosho Aoyama è stato tratto l’anime Detective Conan, che narra la storia di un mini investigatore che percorre le orme di Sherlock Holmes. La storia, raccontata così, sarebbe poco originale, ma Aoyama è riuscito a mescolare bene il giallo (elemento raro nei fumetti) con altri aspetti che rendono l’opera decisamente fuori dagli schemi. Non tanto perché Conan sia un bambino, ma perché non lo è.

Shinichi Kudo è un famoso detective liceale cui viene somministrata una sostanza chiamata Apotoxina (APTX4869) che lo fa tornare alle sembianze di un bambino. Così, per tenere nascosta la propria identità, affinché non si scopra che l’Apotoxina non l’ha ucciso come era nelle intenzioni dei malviventi, cambia nome, scegliendo quello di Conan Edogawa. E non è un caso che Conan sia il nome dell’autore delle indagini di Sherlock Holmes, di cui Shinichi si definisce allievo. La sua missione diventa cercare un antidoto a quella sostanza e scoprire chi c’è dietro.

Con 85 numeri del manga pubblicati in Italia ed 89 in Giappone (al momento della pubblicazione di questo pezzo, n.d.r.), Shinichi non sembra ancora aver trovato una risposta. Anzi, sa bene che l’artefice di tutto è una misteriosa organizzazione, detta degli Uomini in Nero (MIB), ma non è ancora riuscito a smascherarli.

Con questi numeri, essendo uno dei fumetti più longevi della storia, è chiaro che il manga sia uno dei più venduti in Giappone e non solo, infatti svetta sempre nella top ten dei più venduti. Vanta inoltre più di 700 episodi animati, diversi lungometraggi e quattro film live action per la TV giapponese. Sono ancora in corso anche i volumetti degli Special Cases, una raccolta di misteri da risolvere scritta e disegnata dagli allievi del maestro Aoyama. Sono stati pubblicati, inoltre, due tomi speciali col titolo Detective Conan vs Kaito Kid, che raccolgono gli episodi in cui il protagonista deve vedersela con il ladro Kid.

Trattandosi di un’opera così longeva, Detective Conan mostra una immensa galleria di personaggi, alcuni più rilevanti, altri meno, che, come tasselli di un unico puzzle, compongono l’intricata vicenda che si snoda attorno al protagonista. Tuttavia, e questa è forse la pecca maggiore del manga, troppo spesso l’autore si dilunga in casi collaterali che mettono da parte il filo conduttore della trama dell’opera: l’organizzazione nera. Ciò genera, se non discontinuità, frequenti interruzioni, che non agevolano la comprensione di tutta la vicenda, già di per sé non semplicissima da seguire.

Shinichi Kudo/Conan Edogawa è un detective brillante, in grado di risolvere qualsiasi caso gli si ponga innanzi. Consapevole di tutto ciò, risulta presuntuoso ed un po’ troppo pieno di sé. Quando gli viene somministrata l’Apotoxina, l’unico che riesce a riconoscerlo, oltre ai suoi genitori, che però vivono in America, è il suo geniale vicino di casa, il professore Agasa, che lo aiuterà nella sua lotta contro il crimine grazie ad ingegnose invenzioni a prova di malviventi. Conan, dopo aver assunto la sua nuova identità, si trasferisce in casa di Kogoro Mori, un detective privato non proprio sveglissimo, che vive insieme e sua figlia Ran, da sempre innamorata, corrisposta, di Shinichi.

Certo la relazione tra i due, ora che Shinichi ha l’aspetto di un bimbo di soli sette anni, non può progredire come entrambi vorrebbero. Non mancano, però, momenti dolci, come quando a Londra Shinichi le dichiara il suo amore.

Chi è che davvero può essere d’aiuto a Conan per scoprire qualcosa di più sull’Organizzazione nera è Ai Haibara o, meglio, Shiho Miyano o, ancora, Sherry, uno dei membri dell’Organizzazione stessa nonché ideatrice del farmaco APTX4869. È certamente lei il personaggio meglio riuscito e più complesso di tutta la storia, tant’è che lo stesso Aoyama ha affermato che si tratta del suo character preferito. Putroppo, data la volontà di Conan di tenerla al sicuro e lontana dai pericoli, spesso riveste un ruolo da spettatrice negli accadimenti, lasciando spazio d’azioni ad altri personaggi, come ad esempio Ran, che, però, non ha il suo stesso appeal. Come Conan, anche Ai ha ingerito il farmaco da lei creato, ma non sembra avere il desiderio di cercarne un antidoto per sé.

Conan e Haibara si trovano, così, a ripercorrere la loro vita da capo e fanno amicizia con un gruppo di detective in erba, i cosiddetti Detective Boys (Ayumi, Genta e Mitsuhiko), che cercano di aiutare Conan nella risoluzione dei casi che puntualmente gli piombano addosso.

A contornare il tutto, ci pensano gli agenti della polizia giapponese, appartenenti a diverse prefetture del paese.
Tra essi, i più importanti, quelli che rivestono un ruolo di rilievo, sono l’ispettore Megure e gli agenti Sato e Takagi, che spesso diventano veri e propri protagonisti della storia e che rappresentano il lato più tenero del manga, così come i Detective Boys sono simbolo della spensieratezza e dell’innocenza.

Nella serie c’è spazio anche per la rivalità, che si lega sempre all’ambito investigativo.

Heiji Hattori, il migliore amico di Shinichi, è anch’egli un detective, il migliore di Osaka e cerca sempre di dimostrargli di valere più di lui, finendo, ovviamente, sempre sconfitto per un soffio. Peccato che questo personaggio con così tanto potenziale, si limiti a qualche comparsata qua e là, senza raggiungere mai un ruolo da co-protagonista. Vista la sua scaltrezza, è normale che da subito si renda conto di avere di fronte l’amico/nemico di sempre quando si trova faccia a faccia con il piccolo Conan, fin troppo sveglio per la sua età.

Aoyama ci ha via via presentato i protagonisti della serie, gli amici e i nemici di Conan, i membri della polizia giapponese, personaggi di poco spicco come Sonoko o Kazuha, ma anche alcuni degli uomini appartenenti all’Organizzazione nera, come Gin, Vodka, Vermouth, Chianti, Korn, Bourbon; ci sono poi gli agenti della CIA e dell’FBI, tra cui i più interessanti sembrano essere Shuichi Akai e Jodie Starling.

La serie non presenta tematiche importanti come le opere manga di altri autori, tuttavia resta il miglior shonen giallo in circolazione, seppure la matita di Aoyama non sia delle migliori e si sia poco evoluta nel tempo.

Grazie agli aiuti ricevuti, alle sue doti intellettive, agli amici, riuscirà Conan a smascherare l’Organizzazione e trovare un antidoto che lo faccia tornare ad essere Shinichi Kudo, il detective diciassettenne? La serie è ancora in corso, non ci resta che aspettare per scoprirlo.

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Pubblicato da Manuela Greco

Classe ’92, appassionata di serie TV, film, libri, anime, manga e di tutto ciò che è nerd da che ne ha memoria.

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