Unbelievable | Recensione2 min di lettura —

Unbelievable | Recensione — 2 min di lettura —

Ispirato a eventi realmente accaduti, la miniserie statunitense Unbelievable mette in scena il dramma di Marie, una giovane ragazza che, dopo essere stata stuprata nel proprio appartamento e aver denunciato l’accaduto, viene accusata di aver mentito e di aver inventato tutto allo scopo di attirare quelle attenzioni che mai le erano state rivolte durante l’infanzia e l’adolescenza a causa di una situazione familiare difficile e complicata.

Fin dai primi fotogrammi, fin dalle prime battute del pilot, è palese la volontà di porre l’attenzione su un argomento tanto duro quanto, purtroppo, estremamente attuale: il victim blaming e la quasi totale mancanza di empatia verso i sopravvissuti.

“Se l’è cercata”, “Perché si è cacciata in quella situazione?”, “Se è davvero successo, perché non ha denunciato il suo assalitore?”, “Non mostrava cambiamenti né segni del trauma subito”.
Quante volte abbiamo letto frasi come queste? Quante vittime hanno paura di denunciare perché temono una reazione del genere? Quanto spesso si tende a puntate il dito contro chi subisce violenza e non contro i veri carnefici? E ancora, quanto frequentemente la giustizia fallisce lasciando che stupratori e criminali di ogni tipo la facciano franca?

In un periodo storico in cui diventa sempre più importante sensibilizzare i giovani su temi delicati come le molestie e le aggressioni sessuali, è necessario che storie come quella narrata in Unbelievable vengano raccontate. Non solo per non dimenticare le ingiustizie e le vessazioni che subiscono centinaia di persone ogni giorno, ma anche perché siano un monito per tutti noi. È importante chiedere aiuto, ma lo è ancora di più tendere la mano, mostrarsi comprensivi e prestare soccorso a chiunque si trovi in difficoltà.

Unbelievable si schiera dalla parte di chi ha paura di raccontare la propria storia, di chi teme di venir giudicato, di chi crede che non ci sia nessuno disposto a lottare perché la giustizia trionfi. La serie diventa un grido d’aiuto per chi aiuto pensa di non poterne ricevere e una voce per tutti i sopravvissuti che si sentono inascoltati.

Giunti al termine della visione, proverete una miriade di emozioni e sensazioni differenti: orrore al pensiero che gli eventi narrati siano ispirati a fatti realmente accaduti, compassione nei confronti delle vittime, rabbia per la superficialità che le forze dell’ordine hanno dimostrato di fronte a una giovane ragazza in cerca di aiuto, ma anche speranza perché non tutto il mondo è marcio, e consapevolezza di poter fare la differenza nella vita di qualcuno, come le detective Duvall e Rasmussen hanno fatto con quella di Marie.

Ti è piaciuto questo post?

Clicca per votare!

Media dei voti 5 / 5. Voti totali: 2

Ancora nessun voto. Vota per primo!

Seguici sui social!

Pubblicato da Manuela Greco

Classe ’92, appassionata di serie TV, film, libri, anime, manga e di tutto ciò che è nerd da che ne ha memoria.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *