Stranger Things 4 è la stagione più matura3 min di lettura —

Stranger Things 4 è la stagione più matura — 3 min di lettura —

Ancor prima della sua distruzione su Netflix, è stata definita la stagione più matura, la più complessa, quella dell’addio all’infanzia e dell’introduzione all’età adulta, e Stranger Things 4 è riuscita a soddisfarle tutte, quelle premesse.

Infatti, pur mantenendo inalterate le sue caratteristiche peculiari (come i continui omaggi agli anni ’80, vere chicche per gli amanti di Stephen King e dei Goonies), la serie ci ha messi di fronte a un racconto molto più stratificato dei precedenti, soprattutto grazie a un villain che si nutre di paure, traumi e zone d’ombra. Un mostro che si fa temere per le sue origini terrene e che, paradossalmente, si pone nei confronti degli esseri umani con un atteggiamento sprezzante, di superiorità. Sono così fragili le sue vittime, così facili da spezzare, così tragicamente schiave delle loro emozioni che diventa un gioco da ragazzi, per Vecna, sopraffarle e ridurle a pezzi.

Nella quarta stagione di Stranger Things la minaccia appare più pericolosa perché si fa metafora di un malessere emotivo: Vecna riesce a scovare facilmente i suoi target perché il loro dolore, quello che ogni notte fa desiderare a Max di essere morta, è un grido d’aiuto troppo forte per rimanere silente.

Il dolore, la paura, la rassegnazione e il senso di non appartenenza sembrano accompagnare non solo Max, grande protagonista del nuovo ciclo di episodi (grazie anche all’ottima interpretazione della stella in ascesa Sadie Sink), ma quasi tutti i personaggi principali della serie, che, una volta abbandonati i giochi e le serate passate tra giri in bicicletta e battaglie immersi nel mondo di Dungeons & Dragons, devono crescere e lasciarsi alle spalle l’età dell’innocenza.

C’è Eddie, ostracizzato da un’intera città che ha deciso che fosse colpevole basandosi solo su dei pregiudizi; Lucas, in cerca della propria identità in in gruppo nel quale si sente comunque fuori posto; c’è Will, che tenta di comprendere se stesso e la propria sessualità ma teme di non trovare il supporto di cui ha bisogno; Eleven, la quale si trova costretta ad affrontare i traumi del suo passato e i sentimenti contrastanti per il “padre” che l’ha usata come una cavia da laboratorio; ci sono, infine, Jonathan e Nancy, incapaci di accettare che il loro rapporto si stia pian piano sgretolando, ma bloccati nel confortevole ricordo del passato.

La mancanza di un riscatto, di un senso di giustizia alla fine del viaggio è perfettamente in linea con la svolta oscura che ha preso la stagione 4: la morte di Eddie (per quanto scontata e logisticamente evitabile), l’impossibilità di riabilitare il suo nome, lo stato vegetativo in cui è precipitata Max e la fusione di Hawkins col Sottosopra fungono ancora una volta da monito per gli spettatori, che ora sanno bene che nessuno è più al sicuro e che, forse, neanche il plot armour che ha protetto Steve e compagni per quattro anni potrà molto nella stagione finale.

Le premesse, dalla convergenza dei due mondi al probabile ritorno di Will a personaggio chiave della vicenda, risultano particolarmente interessanti. Ora che Hawkins è precipitata nel caos, come si concluderà la storia dei fratelli Duffer?

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Pubblicato da Manuela Greco

Classe ’92, appassionata di serie TV, film, libri, anime, manga e di tutto ciò che è nerd da che ne ha memoria.

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